I tentativi di infiltrazione nella pubblica amministrazione del boss Fabrizio Messina

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L’inchiesta antimafia della passata settimana che ha portato in carcere una trentina di persone tra cui il rappresentante della famiglia di Porto Empedocle, Fabrizio Messina, mette a nudo alcuni aspetti delicati che vanno nella direzione dell’infiltrazione mafiosa nelle pubbliche amministrazioni. E per i carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo di Agrigento guidati dal ten. col. Vincenzo Bulla, tale attività altro non è che l’espressione del potere mafioso esercitato da Fabrizio Messina e la dimostrata capacità di mantenere il pieno controllo nel territorio di Porto Empedocle e ciò, sia agendo quale “arbitro” nelle controversie tra terzi che a lui si rivolgevano riconoscendogli un determinante e troncante potere decisorio, sia quale soggetto capace di garantire la propria intercessione con accondiscendenti rappresentanti della pubblica amministrazione, onde ottenere trattamenti di favore.

Sarebbero stati  documentati plurimi elementi investigativi che documentano l’intervento del Messina in diverse controversie sorte tra soggetti privati che operavano sul suo territorio e che hanno ottenuto il suo autorevole intervento almeno in tre casi.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Tutto questo rappresenta efficacemente altra significativa e tipica funzione, notoriamente svolta da Cosa nostra sul territorio, e che ormai con incessante e periodica frequenza viene puntualmente registrata in ogni attività di indagine che riguarda eletta associazione.

Ed invero, la continuità degli interventi risolutori che Messina esercitava in quanto in tal senso sollecitato da terzi, ne rivelano la veste cli soggetto in grado di assicurare, mediante il ricorso all’intimidazione derivante dalla sua notoria appartenenza a Cosa nostra, una sorta di arcaica forma di giustizia sociale, parallela a quella statuale. Non vi è dubbio che svolgendo siffatta attività Messina si sia reso consapevole di alimentare quel pernicioso asserito potere di mediazione che, come noto, rappresenta una delle declinazioni del controllo sul territorio esercitato dall’associazione mafiosa.

Messina – secondo gli investigatori –  riesce anche ad accreditarsi nei confronti di terzi, quale soggetto capace di assicurare trattamenti di favore nei rapporti con la pubblica amministrazione. In un caso, su richiesta di un uomo che ha ormeggiato abusivamente il suo natante nel porto di Porto Empedocle, Fabrizio Messina è intervenuto su esponenti della Capitaneria e garantiva il posto all’interno del porto dopo che lo stesso natante era stato sanzionato – il tutto in palese violazione delle regole che disciplinano la suddivisione degli spazi assegnati alle barche cli proprietà cli persone che non risiedono a Porto Empedocle e che non esercitano l’attività di pesca. La vicenda, dunque, annotano i carabinieri, viene risolta da Messina e se ne ha conferma in quanto nei giorni successivi il natante non sarà più spostato come inizialmente paventato dal personale della Capitaneria di Porto intervenuti a fare i controlli.

L’altra vicenda documenta invece i rapporti del Messina con un imprenditore agrigentino, presentatogli dagli uomini d’onore di Villaseta. Quest’ultimo gli rappresenta la necessità di avere la sua collaborazione, riconoscendone il ruolo e l’autorità per portare a termine l’incarico richiestogli, per trovargli un magazzino dove realizzare una rivendita all’ingrosso di bevande, tipo quella già aperta ad Agrigento ubicata in via Mazzini. Chiede altresì: di intercedere con il sindaco di Porto Empedocle, Calogero Martello, affinché blocchi la revoca delle autorizzazioni relative ai distributori automatici del suo amico imprenditore già installati in quel comune; intercedere sempre con il sindaco di Porto Empedocle in relazione alla vendita di un immobile sito a Lampedusa al cui acquisto sarebbe interessato lo stesso imprenditore agrigentino. Quest’ultimo chiede a Fabrizio Messina se fosse in buoni rapporti con il primo cittadino e Messina  gli risponde di essere in grado di poterlo avvicinare. Sempre l’imprenditore amico del boss empedoclino si lamenta con Messina per il comportamento tenuto dal sindaco di quello stesso comune, Calogero Martello, il quale gli avrebbe fatto pervenire la comunicazione con la quale lo invitava a rimuovere le macchinette di vendita bevande volendogli impedire così di lavorare.





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