Manovra 2025, tutte le novità in arrivo nella prossima Legge di bilancio e quando sarà approvata

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La legge di bilancio 2025 la conferma il taglio del cuneo fiscale per gli stipendi e l’Irpef a tre aliquote, ma ci sono interventi anche in materia di pensioni, bonus, e anche alcuni aumenti di tasse per certi settori. Il testo è in attesa del via libera definito del Senato, che deve arrivare entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio: al momento è previsto per il 28.

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

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La manovra 2025 è ricca di interventi, anche se le risorse si concentrano soprattutto su due: la conferma dell’Irpef a tre aliquote e quella del taglio del cuneo fiscale sugli stipendi. Ci sono novità anche per le pensioni, per nuovi bonus e anche nuove tasse, o meglio imposte che possono aumentare in alcuni casi. La legge di bilancio, dopo il via libera della Camera, è a buon punto nel suo iter di approvazione. Deve completarlo, con il voto definitivo del Senato, prima del 31 dicembre: in caso contrario scatterebbe l’esercizio provvisorio, cosa che non avviene dal 1988. La tabella di marcia attuale, a meno di colpi di scena, prevede di arrivare all’approvazione sabato 28 dicembre.

Il taglio del cuneo del cuneo fiscale

Nel 2025 viene confermato in via stabile – quindi senza più bisogno di essere rinnovato ogni anno – il taglio del cuneo fiscale. Il beneficio economico sarà sostanzialmente lo stesso degli scorsi anni, quindi i dipendenti non dovrebbero vedere grandi differenze nella propria busta paga. Quelli che guadagnano da 35mila a 40mila euro, invece, avranno un lieve guadagno in più rispetto al 2024

Il nuovo meccanismo non sarà più basato sui contributi previdenziali. Funzionerà così: chi guadagna fino a 20mila euro riceverà un’indennità automatica annuale, non tassata, pari a una percentuale tra il 7,1% e il 4,8% del suo reddito. Chi invece prende tra i 20mila e i 32mila euro (non solo con il suo stipendio, ma considerando il suo reddito complessivo) avrà una detrazione Irpef fissa da mille euro. Questa somma poi scenderà gradualmente, per azzerarsi oltre i 40mila euro di reddito.

Irpef a tre aliquote e novità sulle detrazioni

Diventerà stabile la divisione in tre aliquote dell’Irpef:

  • il 23% fino a 28mila euro di reddito
  • il 35% tra i 28mila e i 50mila euro di reddito
  • il 43% oltre i 50mila euro di reddito

Il governo non ha escluso che nel corso dell’anno arrivi una nuova riduzione per l’aliquota intermedia, che si vorrebbe far scendere fino al 33%, ma nella manovra non c’è spazio per questa misura.

Cambiano anche le detrazioni Irpef nel 2025. Per i redditi oltre i 75mila euro arriverà una stretta, che privilegerà le famiglie più numerose. Chi prende tra 75mila e 100mila euro potrà detrarre al massimo 14mila euro (importo che si abbassa gradualmente per chi ha un solo figlio o non ne ha affatto), mentre sopra i 100mila la cifra massima da detrarre sarà di 8mila euro. Chi guadagna più di 100mila euro e non ha figli, invece, non potrà superare i 4mila euro. Sono comunque escluse da questo conto le spese sanitarie, che saranno sempre ammesse.

Microcredito

per le aziende

 

Sempre in materia di tasse sul reddito, le partite Iva che hanno una seconda attività come lavoratori dipendenti potranno pagare una flat tax su queste entrate. Il tetto per accedere a questa misura, che esiste già, si sposterà: invece di 30mila euro, potranno farlo tutti coloro che guadagnano fino a 35mila euro con il lavoro dipendente.

Bonus ristrutturazioni e gli altri incentivi edilizi

Nel 2025 saranno confermati alcuni bonus edilizi, ma con percentuali o platee ridotte. L’Ecobonus arriverà al 50% per la prima casa, e al 36% per tutti gli altri tipi di immobile. Negli anni successivi, 2026 e 2027, sarà invece al 36% per la prima casa e al 30% per le altre. Il bonus non si potrà utilizzare per installare caldaie a gas.

Anche il bonus ristrutturazioni varrà per la prima casa il 50% della spesa, con un tetto di 96mila euro, e per gli altri edifici il 36% con un tetto dimezzato a 48mila euro. Come già previsto, il Superbonus scenderà invece al 65%, ma si potrà usare solo per i lavori che avevano già presentato la Cilas (e approvato i lavori in assemblea, nel caso dei condomini) al 15 ottobre 2024.

Parlando di lavori in casa, partirà un nuovo bonus elettrodomestici. Rottamando il proprio vecchio elettrodomestico, si potrà ottenere uno sconto fino a 100 euro – o fino a 200 euro per i redditi bassi – per l’acquisto di uno nuovo che sia ad alta efficienza energetica. Confermato anche il bonus mobili: il 50% della spesa, fino a 5mila euro in tutto.

Bonus nuovi nati, aiuti per le famiglie e congedo parentale

Per i nuovi genitori scatterà il congedo parentale, retribuito all’80%, per la durata di tre mesi. In più, nel 2025 avrà il via un nuovo bonus da mille euro per ogni bambino o bambina, nati o adottati: ma solo per le famiglie con un Isee sotto i 40mila euro.

Tra i molti bonus introdotti o prorogati dalla legge di bilancio, ce n’è anche uno che riguarda le famiglie con figli da 6 a 14 anni: se hanno un Isee decisamente basso, fino a 15mila euro, potranno richiedere un contributo per le attività extra-scolastiche del figlio. Tutti i dettagli, anche l’importo, sarà deciso successivamente con un apposito decreto.

Tutti i cambiamenti per le pensioni

Poche novità per quanto riguarda le pensioni. I metodi principali per lasciare il lavoro in anticipo resteranno Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, oltre alla pensione anticipata prevista dalla legge Fornero, con 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne). Chi ha i requisiti per usare Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi, con un ricalcolo contributivo dell’assegno) ma decide di non farlo potrà avere il bonus Maroni: non verserà più i contributi, che invece gli verranno erogati direttamente in busta paga, con un aumento del 9,19%.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

In più, c’è la possibilità di andare in pensione per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, ha almeno 64 anni di età e 20 anni di contributi. Ma bisogna già aver raggiunto una pensione pari ad almeno tre volte l’assegno sociale. Per queste persone, la legge di bilancio introduce la possibilità di usare anche la previdenza contributiva. Ma si tratterà, almeno all’inizio, di una platea molto ridotta.

Le pensioni minime, invece, aumenteranno di pochissimo. Fatti tutti i calcoli, tra aumenti temporanei in scadenza e nuovi bonus, tenendo conto anche dell’incremento obbligatorio legato all’inflazione, i pensionati che prendono la minima si ritroveranno a ricevere 1,90 euro in più al mese: 616,67 euro invece di 614,77 euro.

Ires più bassa, tasse sulle auto aziendali più alta

Diverse misure riguardano le imprese. La principale è l’introduzione di un’Ires premiale, cioè più bassa, per alcuni. Chi mette da parte almeno l’80% degli utili del 2024, e ne reinveste almeno 30% nell’azienda – almeno 20mila euro – non verserà il 24% di Ires ma solo il 20%. È necessario anche che l’azienda in questione assuma nuovi dipendenti a tempo indeterminato.

I fringe benefit per i dipendenti delle imprese saranno detassati fino a 2mila euro per chi ha figli a carico e fino a mille euro per chi non ne ha, come quest’anno. Per i nuovi dipendenti, questo tetto potrà arrivare fino a 5mila euro, purché abbiano un reddito sotto i 35mila euro e per il nuovo lavoro si siano trasferiti ad almeno 100 chilometri di distanza dalla propria residenza. La somma servirà quindi a pagare le spese di affitto o di manutenzione della casa.

Aumentano invece le tasse sulle auto aziendali a uso promiscuo, in particolare quelle alimentate a benzina o gasolio. Per calcolare l’imposta non conterà più la quantità di emissioni inquinanti del veicolo, come negli ultimi anni, ma solo il tipo di alimentazione. Dunque, i dipendenti che ricevono come benefit un’auto aziendale che possono usare anche nella propria vita privata, si troveranno probabilmente a pagare più tasse di prima se il mezzo va a benzina o diesel, e meno se è elettrico o ibrido.

Novità per la Naspi

Cambiano i requisiti per la Naspi. O meglio, arriverà una stretta per alcune situazioni specifiche. Chi dà le dimissioni volontarie da un lavoro,  e nei dodici mesi successivi viene licenziato, potrà ottenere l’assegno di disoccupazione solo se nel frattempo nel nuovo impiego ha lavorato per almeno 13 settimane. L’idea, in questo caso, è di contrastare la pratica di chi spinge i propri dipendenti alle dimissioni, per poi riassumerli e licenziarli subito, in modo da essere tenuto a versare meno contributi.

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L’aumento di stipendio per i ministri (saltato) e la legge anti-Renzi

Una delle questioni che ha tenuto più banco nelle ultime fasi del dibattito sulla manovra, la proposta – arrivata piuttosto a sorpresa – di aumentare lo stipendio dei ministri non eletti in Parlamento, per portarlo alla pari di quelli che invece sono parlamentari. L’iniziativa aveva sollevato da subito polemiche, ed è stata ritirata. Al suo posto, è stato istituito un fondo da 500mila euro all’anno che servirà per rimborsare, su richiesta, le trasferte dei ministri non eletti che vengono effettuate per motivi di lavoro.

Scontro anche sulla cosiddetta legge anti-Renzi, che impedisce ai politici di ricevere pagamenti da Stati al di fuori dell’Unione europea. La versione finale della norma prevede che tutti (parlamentari eletti in Italia, presidenti di Regione, componenti del governo) abbiano il divieto di accettare retribuzioni per incarichi da parte di Paesi extra-Ue. I parlamentari e i presidenti di Regione potranno chiedere una deroga, purché le entrate non superino i 100mila euro all’anno. Per ministri, viceministri e sottosegretari invece non ci sarà questa possibilità.

Quanto costa il canone Rai nel 2025

Lo scontro sul canone Rai ha tenuto banco all’interno della maggioranza per alcune settimane quando i lavori sul testo della legge di bilancio erano nel vivo, ma alla fine l’ha spuntata Forza Italia. È passata la linea del partito di Antonio Tajani, che chiedeva di non confermare il taglio del canone. Così, l’anno prossimo la tassa tornerà a essere di 90 euro all’anno, invece di 70 euro come è stato nel 2024.

Fondo mutui prima casa e aiuti sugli affitti

Cambiano le norme per il cosiddetto Fondo mutui prima casa. La garanzia dei prestiti per comprare una prima casa sarà rivolta “esclusivamente” agli under 36, alle giovani coppie, ai genitori single con figli minori e a chi vive in case popolari. Prima, invece, i soldi erano rivolti “prioritariamente” a queste categorie, ma anche altri potevano utilizzarli.

Sempre per quanto riguarda le abitazioni, il governo ha deciso di rifinanziare il Fondo morosità incolpevole per chi è in difficoltà a pagare l’affitto per difficoltà economiche improvvise. Era stato cancellato nel 2022. A disposizione ci saranno 10 milioni di euro l’anno prossimo e 20 milioni per il 2026. Un decreto successivo stabilirà con precisione i requisiti e le modalità per erogare questi aiuti.

I passi indietro su web tax e criptovalute

Un intervento su cui il governo Meloni ha deciso di fare retromarcia rispetto alla prima versione della legge di bilancio è la web tax, un’imposta al 3% pensata per i colossi del web che invece dal 2025 sarebbe andata a colpire anche le piccole aziende che hanno ricavi dal mondo digitale, inclusi i giornali online. Dopo i lavori in commissione, invece, Forza Italia ha ottenuto di inserire un tetto: la tassa dovrà essere versata solamente da chi ha ricavi superiori ai 750 milioni di euro.

Altro cambio di linea dell’esecutivo è arrivato sulle criptovalute. In questo caso, è stata la posizione della Lega a prevalere. Non ci sarà un’aumento della tassazione sui guadagni legati alle criptovalute: si pagherà il 26% nel 2025. L’aliquota salirà poi al 33% a partire dal 2026.

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