Le mafie si nascondono anche nei piccoli comuni: l’allarme di Libera

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Il 5 dicembre 2024 si è tenuto in Sala Consiliare a Brandizzo l’incontroLegalità è sicurezza del territorio. Che fare?” promosso dal Circolo del Partito Democratico di Brandizzo e della Lista Civica Brandizzo Con su sicurezza e legalità.

Erano presenti la Sindaca di Brandizzo Monica Durante, Davide Mattiello; Responsabile dipartimento legalità e contrasto alle mafie PD Piemonte e Maria Josè Fava referente di Libera PiemonteModerazione a cura della giornalista Moraika Caira e apertura del dibattito di Alma Fiumanò, Segretaria del Circolo PD di Brandizzo.

Alma Fiumanò ha espresso criticità per il nuovo ddl sicurezza, definendolo punitivo e in contrasto con i principi democratici che invece di affrontare le cause dell’insicurezza: disuguaglianze sociali e povertà, aumenta la repressione e il numero dei reati.La criminalizzazione della protesta pacifica, in violazione del diritto di manifestare.

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Moraika Caria, ha introdotto il tema della serata, focalizzandosi sull’evoluzione delle mafie nel Canavese e nel Chivassese negli ultimi tredici anni. La giornalista ha descritto un radicale cambio nella percezione delle mafie nella zona, passando da una situazione in cui si sospettava una presenza marginale, a una consapevolezza della sua radicazione nel tessuto sociale, politico ed economico locale.
Caria ha ricordato come, prima delle operazioni antimafia come Minotauro, si tendesse a sminuire il problema. Tuttavia, a partire dal 2011, le indagini hanno svelato una realtà diversa, mostrando come le mafie fossero attive, dalle associazioni alle imprese, infiltrando pure la politica locale.Le operazioni successive, come Colpo di coda, San Michele, Alto Piemonte, Cerbero, Fenice e Platinum, hanno confermato la presenza delle mafie nel territorio, rivelando anche nuove realtà criminali, come la ‘ndrangheta.
La giornalista ha spiegato come tale cambiamento abbia influenzato il lavoro dei giornalisti locali, che si sono trovati in una realtà complessa e pericolosa, ma anche a dover informare la comunità su un problema che prima era ignorato. Le mafie sono una realtà consolidata nel territorio ed è fondamentale non far finta di nulla.

Monica Durante, sindaca di Brandizzo, è intervenuta all’incontro, spiegando di come la legalità lei la veda come la base per il funzionamento di un comune e la convivenza. Ha presentato le iniziative che  intende attuare per promuovere trasparenza, partecipazione e cultura della legalità.

Tra le azioni previste, la sindaca ha menzionato il potenziamento del sito online per rendere accessibili gli atti amministrativi e la promozione della partecipazione cittadina alla vita pubblica. Importante anche l’avvio di progetti educativi nelle scuole in collaborazione con associazioni come Libera e la Cascina Caccia (un bene confiscato alla mafia).

Ha ricordato l’importanza di tutelare i Testimoni di giustizia, citando l’esempio di Pino Masciari, e ha annunciato la presentazione di una mozione per garantire la scorta a Pino. Inoltre presenterà un ordine del giorno per sottoscrivere un protocollo d’intesa con i sindacati per migliorare i servizi pubblici e garantire trasparenza nelle gare d’appalto.

La parola è poi stata passata dalla Caria a Maria Josè Fava, referente regionale di Libera Piemonte. Essa ha tracciato un quadro allarmante della presenza della ‘ndrangheta in Piemonte e di come questa sia diffusa in tutto il territorio regionale.
Partendo dal rapimento e omicidio di Mauro Ceretto nel 1971 a Courgnè, che dimostra che la ‘ndrangheta abbia iniziato a infiltrarsi nel tessuto sociale ed economico molto prima delle grandi operazioni antimafia.
Nonostante le numerose operazioni di polizia,” ha affermato Fava. La ‘ndrangheta ha saputo adattarsi al contesto locale, costruendo relazioni e infiltrandosi in settori dell’economia e della politica.”
Sono stati citati numerosi casi, come l’omicidio del procuratore Bruno Caccia e l’operazione Minotauro del 2011, che ha svelato l’esistenza di una complessa rete di ‘ndrine in Piemonte.

La ‘ndrangheta non agisce solo con la violenza, ma anche con relazioni, creando un clima di omertà e paura. Come esempio  ha citato Costigliole d’Asti, dove un’indagine ha portato alla luce una locale di ‘ndrangheta coinvolta in estorsioni, minacce e infiltrazioni nel calcio locale.
Fava ha spiegato come la ‘ndrangheta si radichi nei comuni approfittando di situazioni di fragilità, come la burocrazia complessa o la ricerca di soluzioni rapide a problemi economici.
Ha citato
Leinì, dove la presenza mafiosa era stata favorita da un contesto di corruzione e illegalità diffusa.

Le persone, consapevoli di problemi come la corruzione, non immaginavano che la mafia potesse insediarsi dove tutto sembra già compromesso. Un errore, perché è proprio in questi contesti che le organizzazioni criminali trovano humus per le loro attività.La referente di Libera ha poi ricordato l’importanza della denuncia e del sostegno alle vittime di estorsione e usura. Una ricerca di Libera, ha dimostrato come le persone siano ignare dei servizi di sostegno esistenti e quindi non denunciano, temendo ritorsioni o per vergogna.

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“La ‘ndrangheta,” ha detto Fava, “è presente nel territorio. Agisce in modo subdolo, sfruttando le fragilità del sistema. Serve consapevolezza dei cittadini,un impegno costante delle istituzioni e collaborazione tra le forze dell’ordine. La ‘ndrangheta dobbiamo affrontarla con determinazione. Denunciare è un atto di coraggio per proteggere se stessi e la propria comunità.”

Maria José Fava, Referente Libera Piemonte


Davide Mattiello, responsabile Dipartimento Legalità e Contrasto alle mafie del PD Piemonte, ex deputato e membro della Commissione antimafia, sulla stessa linea della Fava ha tracciato un fosco quadro dell’Italia e di come stia emergendo un tentativo d’indebolire i presidi dello Stato contro le mafie.
Per Mattiello la lotta alla mafia è un elemento fondante per un partito progressista come il PD, perché rappresenta la difesa dei valori democratici e dei diritti fondamentali. Ha poi denunciato la tendenza a screditare le leggi che hanno permesso di contrastare le mafie, presentandole come non più necessarie.
Per Mattiello la mafia non è solo un problema del passato, ma una realtà presente.
Di quanto sia importante l’azione per contrastare l’infiltrazione mafiosa nel tessuto economico e sociale, come il rafforzamento dei controlli nei cantieri, la promozione della trasparenza amministrativa e la tutela dei
whistleblower (segnalatore di azioni illecite).
Mattiello ha poi affrontato il tema della cultura della legalità, di come ci sia la necessità di educare le nuove generazioni ai valori di giustizia e di onestà.
Il democratico ha invitato a impegnarsi nella lotta alla mafia, e di come solo con un’azione coordinata si può costruire un futuro degno per le nostre comunità.

Rino Sinopoli, candidato a Sindaco per la lista Gli Altri nelle ultime elezioni comunali, ha ringraziato la Sindaca per aver fatto sua la mozione a favore della scorta a Pino Masciari.

Aldo Garbarini, consigliere di maggioranza, è intervenuto per evidenziare come le politiche nazionali stanno erodendo l’autonomia e le risorse degli enti locali, rendendo arduo il loro compito di prevenire l’infiltrazione mafiosa nei territori. Due criticità principali per il consigliere sono il blocco delle assunzioni nella PA e l’autonomia differenziata. Dall’intervento di Garbarini prende spunto proprio Mattiello per un secondo intervento.
L’ex deputato è allarmato sulla situazione in Piemonte, descrivendo un sistema che favorisce l’affidamento diretto di appalti a imprese scelte a priori. Secondo Mattiello, gli enti locali, indeboliti da tagli e vincoli, vengono indotti ad accettare finanziamenti regionali condizionati, che consentono di bypassare le procedure di gara e affidare i lavori a imprese preferenziali.
Questo favorirebbe l’infiltrazione. Questo sistema sarebbe diffuso in molte regioni italiane.
Ha spiegato che tale modello sia più rapido ed efficiente per chi vuole favorire determinate imprese, ma a discapito di trasparenza e legalità.
Mattiello ha anche citato casi di corruzione che coinvolgono la politica nazionale e locale e di come il sistema elettorale sia facile preda d’interessi criminali.
Ha criticato aspramente le politiche che, a suo giudizio, favoriscono questo tipo di pratiche corruttive. In particolare, l’abolizione del reato di abuso d’ufficio limiterebbe gli strumenti della magistratura per combattere la corruzione, e i tagli al personale negli enti locali, che renderebbero più difficile garantire il rispetto delle regole.
Esiste una mentalità diffusa che minimizza il problema della corruzione e a favorire soluzioni facili e rapide, a discapito di legalità e trasparenza

Per Mattiello, la vera soluzione per contrastare la corruzione e le mafie non sta nell’abolire le regole, ma nel rafforzare la coscienza civile. Ha invitato i comuni a promuovere la cultura della legalità. Ha ricordato come le scorciatoie portino a conseguenze negative a lungo termine.
Maria Josè Fava di Libera Piemonte avvia alla conclusione la serata asserendo che una percentuale significativa dei beni confiscati alle mafie si trova in comuni sotto i 5.000 abitanti,e di quanto poco vengono riutilizzati i beni confiscati in Piemonte. Inoltre, bisogna fare attenzione ai piccoli appalti, dove la corruzione entra in modo sottile.
Un altro tema è stato il gioco d’azzardo e le mafie. La Fava ha criticato le recenti liberalizzazioni a livello regionale nel settore dell’azzardo, sostenendo che queste abbiano facilitato l’infiltrazione e indebolito il controllo degli enti locali.

Ha chiuso Mattiello con il ricordo di Danilo Dolci, poeta non violento, antifascista e antimafioso che ha vissuto, militato e morto in Sicilia. Danilo Dolci disse in un’intervista che l’educazione dei bambini che diventano un po’ per volta adulti si traduce nella capacità di farsi scivolare vie le cose e di non commuoversi più.
Qual è la differenza tra il bambino e l’adulto? L’adulto ha la pelle spessa, non sente più.”“Il bambino si emoziona, si commuove, l’adulto è adulto perché mette distanza tra sé e il mondo,” diceva Danilo Dolci. La democrazia senza empatia muore, la democrazia presuppone l’empatia perché la democrazia presuppone l’uguaglianza e dignità tra esseri umani.

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