Utenti-attivisti contro Wikipedia: sfida alla conoscenza condivisa?

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Quando Wikipedia nacque agli inizi degli anni Duemila, sembrava destinata a rivoluzionare il modo in cui le persone accedevano alla conoscenza. Una piattaforma aperta, collaborativa e senza barriere economiche, dove chiunque poteva creare o modificare articoli, rappresentava una visione utopistica del sapere universale. E in buona parte ci è riuscita. Tuttavia, come rivela un’inchiesta de Le Point, questo modello apparentemente perfetto si sta rivelando vulnerabile a manipolazioni organizzate, battaglie ideologiche e un uso sistematico per diffondere disinformazione.

Un’utopia che mostra i suoi limiti

Wikipedia si fonda su un concetto tanto semplice quanto ambizioso: la neutralità dei contenuti è garantita dal contributo collettivo, attraverso regole di condotta e supervisione da parte degli utenti più esperti. Tuttavia, nel tempo, è emersa una realtà ben diversa: un piccolo gruppo di utenti molto attivi – spesso con interessi ideologici precisi – riesce a monopolizzare le voci più sensibili, deformandole per imporre una narrazione univoca.

Un esempio emblematico riguarda il glifosato, l’erbicida più diffuso al mondo. Nella sua versione francese, la voce è stata oggetto di modifiche sistematiche da parte di un ristretto gruppo di utenti militanti, il più noto dei quali è Factosry, identificato come un professore di informatica presso l’Università di Lille, senza competenze in tossicologia o agronomia. Factosry è responsabile del 20% delle modifiche sull’argomento e ha trasformato l’articolo in un atto d’accusa contro il prodotto, ignorando sistematicamente il consenso scientifico globale, che non lo classifica come sicuramente cancerogeno per l’uomo.

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Il problema si aggrava con l’intervento degli amministratori, circa 150 in Francia, che dovrebbero fungere da arbitri neutrali nelle controversie. Alcuni di loro, invece, non sono estranei a pregiudizi ideologici. Questo crea un sistema dove i contributori militanti riescono a censurare o bloccare contenuti non in linea con le loro opinioni, trasformando la piattaforma in un campo di battaglia ideologico.

La manipolazione organizzata: tra ideologia e disinformazione

Secondo Le Point, uno dei problemi centrali di Wikipedia è la presenza di gruppi organizzati che agiscono come veri e propri “commando digitali”. Tra questi, spiccano figure come Factosry o utenti anonimi come JMGuyon, una traduttrice che ha accusato Le Point di “islamofobia” basandosi su un’analisi delle copertine della rivista tra il 2013 e il 2015, che avrebbero dedicato 86 titoli all’Islam o all’islamismo. Questo tipo di intervento, secondo l’inchiesta, è sintomatico di un’agenda ideologica che mira a screditare chiunque non aderisca a narrazioni progressiste.

Il fenomeno non riguarda solo il glifosato o l’Islam. Le pagine relative all’ecologismo radicale, al wokismo, al femminismo intersectional e ad altri temi “caldi” sono spesso prese di mira da gruppi militanti. Un esempio citato riguarda l’eliminazione sistematica di riferimenti critici su argomenti controversi come l’immigrazione o il radicalismo islamico. Gli amministratori stessi, che dovrebbero agire come garanti della neutralità, sono a volte coinvolti in queste dinamiche, contribuendo ad alimentare la polarizzazione.

La macchina del fango contro i dissidenti

Oltre alla manipolazione degli articoli, l’inchiesta rivela un altro aspetto inquietante: l’uso della piattaforma per attaccare personalmente i critici. Giornalisti, accademici e persino ex collaboratori di Wikipedia vengono presi di mira con accuse di incompetenza, insinuazioni personali e campagne di discredito sui social. È il caso di Lewisiscrazy, professore di storia a Rennes, e di un altro ricercatore associato al CNRS di Marsiglia, che hanno sistematicamente censurato riferimenti critici e promosso visioni unilaterali.

Tra le vittime di queste campagne vi è anche Le Point stesso, etichettato come “islamofobo” da una coalizione di contributori militanti. Le accuse, tuttavia, si basano su analisi discutibili e su una lettura parziale dei contenuti del magazine. L’obiettivo sembra essere quello di delegittimare il giornale e i suoi giornalisti, screditandoli agli occhi del pubblico.

Un modello sotto attacco

La vulnerabilità di Wikipedia non è solo tecnica, ma sistemica. Il modello aperto, che permette a chiunque di contribuire, è anche la sua più grande debolezza. Senza un controllo rigoroso da parte di esperti indipendenti, la piattaforma diventa un campo di battaglia per gruppi ideologici che cercano di piegare la conoscenza ai propri interessi.

Questa situazione solleva una domanda fondamentale: è ancora possibile fidarsi di Wikipedia? La risposta non è semplice. Da un lato, l’enciclopedia rimane una risorsa straordinaria, soprattutto per chi ha bisogno di informazioni rapide e accessibili. Dall’altro, richiede un approccio critico: gli utenti devono imparare a valutare la qualità delle fonti e a riconoscere i segnali di manipolazione ideologica.

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Il futuro della conoscenza digitale

Se vogliamo preservare il sogno di una conoscenza universale e condivisa, è necessario intervenire. La responsabilità non può essere lasciata esclusivamente ai volontari della comunità di Wikipedia. Servono misure più incisive, come un maggiore coinvolgimento di esperti indipendenti, una trasparenza totale sui conflitti di interesse e una vigilanza costante da parte delle istituzioni.

In conclusione, Wikipedia è un simbolo della modernità, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti. Rappresenta una straordinaria opportunità per democratizzare l’accesso al sapere, ma è anche un monito: la libertà della conoscenza non è un diritto acquisito, ma una conquista che va difesa giorno per giorno.

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