Virginia Benzi, la quantum girl e la fisica sul web: «La bellezza mi ha aiutato, ma quanti commenti sessisti»

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di
Valentina Santarpia

A 27 anni è già stata tra i 100 under 30 di Forbes Italia e creator per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ha portato la fisica anche in tv con un programma di divulgazione scientifica. Ma sui social le dicono di pensare al makeup

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Ventisette anni, originaria di Acqui Terme, figlia unica, una laurea in Fisica a Genova, bella presenza, oltre 300 mila follower su Instagram e 10mila su Youtube e Tik Tok, lavoro? «Non chiamatemi influencer», ride Virginia Benzi, meglio conosciuta come Quantum girl, già tra i 100 under 30 di Forbes Italia, ambassador di @generazionestem, la prima community dedicata alle donne che si orientano verso le discipline scientifiche, autrice di “La scienza delle meraviglie”. E anche «creator» per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che l’ha invitata al Quirinale insieme ad altre undici personalità per affidarle il compito di far diventare virale la Costituzione.

«Ecco, se dovessi definirmi, mi direi creatrice di contenuti- spiega- Racconto le cose belle della scienza, e se questo significa influenzare le persone, allora può essere, ma anche i conduttori di trasmissioni o i protagonisti degli spettacoli sono influencer».




















































E in effetti sei diventata anche conduttrice, su RaiPlay con Gen Q, un programma che si è appena concluso e dove hai spiegato le leggi e i misteri della Fisica e delle Scienze partendo dal quotidiano e dai luoghi che frequentiamo. Che impatto ha avuto?
«Non lo so, perché non è come sui social, dove capisci subito se qualcosa piace o meno, e dove hai i commenti che ti aiutano: qui non hai un feedback diretto. Per qualcuno può essere stressante, ma io invece lo trovo rassicurante, significa avere un rapporto diretto col pubblico: questa mancanza di durezza, di spietatezza, mi manca».

Hai avuto tanti commenti spietati?
«Ni, ci sono persone estremamente maleducate, non cattive, ma dirette, che usano i social per sfogarsi e parlare senza filtri». 

Commenti sessisti?
«Quando ho iniziato a fare i primi video sui social, subito dopo la laurea, la gente, a parte criticare la mia giovane età, mi consigliava di andare in cucina, a lavare i piatti, a occuparmi di beauty o make up, e non di fisica. Non so se sono spariti gli haters o sono io che ora non ho il tempo di leggerli tutti».

Di make up?
«A me piace truccarmi, mi è sempre piaciuta l’idea di poter rappresentare una donna, una ragazza che può avere diversi interessi: non è possibile che se una si trucca allora viene considerata frivola, eppure anche all’università mi sentivo fuori luogo, quasi come se dovessi rispettare lo stereotipo di studentessa intelligente e trasandata. Eppure prepararsi e curarsi non toglie niente all’intelligenza. Anzi, più ci si sente bene con se stessi, più si è sicuri di sé e meglio si riesce anche in quello che si fa».

Tornando alla tv, quindi adesso sei una divulgatrice?
«Si, penso possiamo dire così. Abbiamo creato un viaggio nella speranza di interessare quanto più possibile le persone alle materie scientifiche, sicuramente con lo scopo di avvicinare le ragazze: se c’è una di noi a condurre può essere di ispirazione per le altre. Sui social ci sono tantissime ragazzine che già dalle medie guardano i miei video, seguono argomenti semplici di fisica e meccanica quantistica, e mentre la prof viene vista come un’autorità, io sono più una sorella maggiore, una narratrice. Ecco, la trasmissione nasce dall’idea di voler replicare questo effetto su scala più ampia».

Ma non ci sono solo le scienze, a marzo hai parlato di Costituzione, invitata dal presidente Mattarella…
«E’ stata una grande sorpresa, mi ero laureata l’anno prima, avevo iniziato a fare video di divulgazione ma quella chiamata mi ha fatto capire quanto è importante quello che faccio. Ho parlato dell’articolo 9, che tutela il patrimonio artistico culturale e quello scientifico: per me la scelta perfetta visto che ho frequentato il liceo artistico e poi la facoltà di fisica, e penso che le due strade si incontrano».

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In che modo?
«La componente principale che accomuna scienziati e artisti è secondo me l’attrazione per l’ignoto, qualcuno cerca di comprenderlo- gli scienziati- e qualcuno cerca di rappresentarlo- gli artisti. Ma entrambi usano una grande dote, la creatività, senza la quale non ci sarebbe niente in nessuno dei due mondi».

Da cosa sono nate queste riflessioni?
«Da quando ho iniziato a studiare filosofia al liceo, e mi sono accorta che c’erano altre persone come me che si ponevano grandi temi esistenziali. Dai 13 anni, quando ho perso mio padre, sono entrata nel loop dei pensieri profondi, e forse anche per questo ho intrapreso questo percorso».

I dolori possono aprire porte inaspettate?
«Si, è stata anche una rivincita verso la vita. Quando hai a che fare con certi avvenimenti vieni un po’ scosso, devi capire davvero cosa fare, inizi a vivere veramente».

Tua mamma?
«E’ stata una donna molto forte che è riuscita a prendere le redini della situazione, ha sempre lavorato tanto e sodo, come mia nonna, che a novant’anni metteva ancora lo smalto: umanamente vorrei essere quel tipo di persona, riuscire a portare avanti il mio lavoro senza vergognarmi di essere ambiziosa e di voler fare carriera, ma anche creare una famiglia, curare gli affetti, la mia parte emotiva e sensibile. Non credo che le due cose debbano essere inconciliabili e credo che la società di domani dovrebbe strutturarsi su donne che non sono legate e ruoli di genere ma possono essere allo stesso tempo impegnate su più fronti».

Progetti per il tuo, di futuro?
«Non escludo di tentare il dottorato, ma sicuramente mi piacerebbe tantissimo entrare nel mondo accademico e avere a che fare con i ricercatori, ma a livello documentaristico, far vedere cosa si fa in Italia, quanto è importante finanziarli, perché serve investire sui giovani. Se incontrassi domani Giorgia Meloni le chiederei di valorizzare tutte le iniziative che facciano capire a tutti quanto è importante investire nella scienza. La cultura scientifica viene bistrattata in Italia ma forse è anche sbagliato il modo in cui l’abbiamo comunicata fino ad oggi. Non significa che dobbiamo semplificare ad oltranza, capisco persone come Vincenzo Schettini che ci rimangono male quando vengono criticate perché alcuni puristi ritengono che usi un linguaggio troppo pop, ma persone come lui, o Barbascura, hanno un potere enorme sulle nuove generazioni, che va sfruttato. Ciò che conta è arrivare alle persone».

La bellezza ti ha favorito o penalizzato?
«Favorito, non lo nego: quando guardi una cosa dietro uno schermo, ti piace che ci sia anche una componente estetica gradevole, anche se è il carisma quello che conta. Ma per me ha significato anche tanto il fatto di essere una ragazza, in un mondo di maschi».

Sei mai stata censurata?
«Sì, qualche tempo fa per una story sui palestinesi perché conteneva immagini violente, sono stata ingenua probabilmente. Io di solito non mi espongo mai a livello politico, sui social abbiamo tutti delle responsabilità enormi: ho questa brutta abitudine, che quando gli argomenti non li conosco benissimo evito di parlarne».

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