“Carcere, sovraffollamento e poco personale”, la denuncia dell’associazione Coscioni. Casucci: “Piano regionale di messa in sicurezza”

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“Al 9 dicembre 2024 in Italia sono 62.283 le persone detenute a fronte di una capienza ufficiale di 51.165 posti (dati del Ministero della Giustizia, elaborati dall’analista indipendente Marco Della Stella in una piattaforma che aggiorna costantemente i dati). Di questi, però, 4.478 posti non sono disponibili. Il tasso di affollamento è quindi del 133,405%. Durante l’estate era poco sotto il 130%”. Prende le mosse da questa premesse l’iniziativa dell’Associazione Luca Coscioni  che ha diffidato le 102 Asl competenti per la salute nelle 189 carceri italiane per chiedere loro di adempiere al ruolo, previsto per legge, di fornitrici di servizi socio-sanitari e di monitoraggio delle condizioni degli istituti. Le diffide ricordavano che “la responsabilità per la mancata applicazione e/o i ritardi nell’attuazione delle misure previste per lo svolgimento dell’assistenza sanitaria penitenziaria sono imputabili al Direttore Generale della Asl”. 

Ma qual è la situazione ad Arezzo? Stando ai dati dell’associazione presso il carcere cittadino il tasso di affollamento è del 179 per cento: i posti regolamentari infatti sarebbero 108, ma disponibili in questo momento ce ne sono solo 28. In totale però i detenuti presenti tra le mura del San Benedetto sono 43, distribuite su 20 stanze a disposizione. A fronte di un numero di detenuti importante rispetto alle disponibilità di spazi, il personale è leggermente sottodimensionato. Gli agenti di polizia penitenziaria in servizio sono 32, anche se ne sarebbero previsti 38, mentre gli amministrativi sono 13 rispetto ai 15 che sarebbero necessari. 

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La risposta delle Asl all’associazione Coscioni

Tornando alla diffida dell’associazione Coscioni, ecco quali sono state le reazioni. “Meno della metà delle Aziende sanitarie ha risposto – afferma Marco Perduca -, che coordina l’iniziativa “abbiamo quindi deciso di procedere con delle richieste di accesso agli atti per ottenere le relazioni delle visite in carcere e pubblicizzato la possibilità di condividere in modo sicuro e anonimo critiche relative al diritto alla salute in carcere sul sito FreedomLeaks.org”.

Le 102 istanze chiedono: le relazioni delle visite, quando sono state fatte, cosa è stato visitato e cosa è stato rilevato; eventuali linee guida sul modo con cui queste vengono effettuate, se siano state effettuate a sorpresa, a campione o in tutte le zone e reparti, alla presenza dei garanti o altre figure istituzionali; la lista delle istituzioni a cui sono stati inviati i resoconti, provveditorato alle carceri regionale, Dipartimento per l’Amministrazione della giustizia, Ministero della giustizia e Ministero della salute, le eventuali risposte dall’autorità competente con promesse di messa in opera di quanto necessario per ripristinare eventuali manchevolezze. 

“La denuncia partecipativa anonima – spiega Andrea Andreoli, anch’egli dell’Associazione Luca Coscioni, che ha sviluppato il sito FreedomLeaks.org  – si rivolge a chi, perché parente, volontario, assistente sociale, educatore, formatore o difensore, oppure dipendente delle Asl o dell’amministrazione penitenziaria, entra negli istituti di pena”.

“Il sovraffollamento crea condizioni invivibili – prosegue Perduca – per questi motivi nel 2013 la Corte europea dei diritti umani ha adottato una sentenza, nota come Torreggiani, che ricordò che la disponibilità di uno spazio inferiore ai tre metri quadri continúa a essere ritenuta di per sé sufficiente a integrare un trattamento inumano e degradante, altrimenti noto come tortura”.

Suicidi in carcere: l’intervento di Casucci

Sulle condizioni di vita nelle carceri italiani interviene anche la politica. “Quasi cento suicidi nelle carceri italiane nel 2024, in gran parte detenuti ma anche agenti di Polizia penitenziaria. E la Toscana non è estranea a questo drammatico aumento, a cui va ad aggiungersi l’impennata di aggressioni dei detenuti ai danni di agenti. Le cause? Il sovraffollamento delle carceri e la fatiscenza delle strutture. Un fenomeno che può essere in qualche misura arginato con interventi strutturali, a cui sta lavorando il Governo. Anche la Regione può dare il suo apporto, senza porre paletti ideologici”.  Ad affermarlo è il consigliere regionale della Lega Marco Casucci a commento dell’approvazione di un suo ordine del giorno alle norme finanziarie regionali.

“Un atto con il quale si impegna la Giunta a collaborare con il Ministero della Giustizia al fine di predisporre un Piano regionale di messa in sicurezza e ammodernamento del sistema carcerario toscano, valutando anche  la realizzazione di nuove e più moderne strutture che permettano la chiusura e il cambio di destinazione di alcune di quelle attuali, obsolete o comunque non più funzionali. Senza un intervento strutturale il piano di prevenzione sul rischio suicidi varato dalla Regione e annunciato nei giorni scorsi rischia di essere un pannicello caldo che non migliorerà le condizioni di lavoro degli agenti di Polizia penitenziaria, costretti ad operare in contesti inaccettabili, né dei detenuti”, conclude Casucci.



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