l’arma segreta di Putin contro le sanzioni

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Mentre il dibattito pubblico si concentra sulle sanzioni economiche e sulle implicazioni geopolitiche del conflitto russo-ucraino, un elemento cruciale passa spesso inosservato: l’importanza strategica dell’oro nelle dinamiche economiche e militari della Russia. Questo metallo prezioso, oltre a essere una risorsa economica, è diventato una leva fondamentale che il Cremlino utilizza per aggirare le sanzioni occidentali, mantenere il funzionamento della macchina bellica e consolidare la propria influenza geopolitica, soprattutto in Africa.

L’oro come ancora economica

Secondo il World Gold Council, la Russia è il secondo produttore mondiale di oro, con 324,7 tonnellate estratte nel 2023, una quantità che rappresenta una risorsa di enorme valore economico e strategico. Grazie a un sistema di commercio sofisticato e al supporto di Paesi amici come Emirati Arabi, Cina e Turchia, Mosca riesce a utilizzare l’oro per ottenere valuta forte, beni strategici e armi, aggirando in modo efficace le restrizioni imposte dalle sanzioni internazionali.

Il legame tra il rublo e l’oro, stabilito dal Cremlino, rafforza ulteriormente la resilienza economica della Russia, consentendo al governo di mantenere un minimo di stabilità interna e di finanziare le operazioni militari in Ucraina. Ogni tonnellata d’oro vale circa 65 milioni di dollari, una cifra che permette al Cremlino di accedere a risorse critiche senza dipendere dai tradizionali circuiti finanziari occidentali.

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Hub globali e il ruolo dell’Africa

La strategia russa si estende ben oltre i confini nazionali. Paesi come l’Armenia e il Sudan svolgono un ruolo centrale nel traffico di oro russo. L’Armenia, ad esempio, funge da snodo logistico fondamentale, importando ingenti quantità di oro russo per poi riesportarlo negli Emirati Arabi e in Cina, aggirando così i divieti imposti dal G7. Tra gennaio 2023 e marzo 2024, l’Armenia ha movimentato 111 tonnellate d’oro, un volume pari a un terzo del suo PIL, evidenziando la portata globale di questa rete commerciale.

In Africa, la presenza russa è ancora più radicata. Nel Sudan devastato dalla guerra, l’oro è diventato una delle principali risorse per finanziare conflitti e accordi con Mosca. I mercenari del Gruppo Wagner, ormai sotto il controllo diretto dell’intelligence militare russa, gestiscono attività estrattive e accordi con signori della guerra locali, utilizzando l’oro come moneta di scambio per armi e influenza geopolitica. Questo modello si ripete in altri Paesi africani, come il Mali, dove i mercenari russi hanno preso il controllo di diverse miniere d’oro, rafforzando il legame tra risorse naturali e geopolitica.

Un’arma silenziosa contro le sanzioni

La capacità della Russia di utilizzare l’oro per sostenere la propria economia e finanziare la guerra dimostra l’efficacia delle strategie alternative adottate da Mosca per resistere alle pressioni internazionali. Le sanzioni occidentali, sebbene estese e pervasive, non sono riuscite a bloccare del tutto le entrate russe grazie a questa rete di commercio parallelo. Inoltre, il controllo di miniere in Africa e l’espulsione di aziende occidentali dai mercati locali rafforzano la posizione russa nel continente, a discapito delle ex potenze coloniali come la Francia.

Le implicazioni globali

La crescente dipendenza della Russia dall’oro evidenzia una trasformazione nelle dinamiche economiche globali. Il metallo prezioso non è solo una risorsa economica, ma anche un mezzo per costruire alleanze strategiche, aggirare le restrizioni internazionali e consolidare l’influenza geopolitica. Tuttavia, questa strategia solleva interrogativi significativi: fino a che punto le potenze occidentali possono ignorare il ruolo dell’oro nel finanziare le operazioni russe? E quale impatto avrà questa corsa all’oro sulla stabilità politica ed economica dei Paesi coinvolti, soprattutto in Africa?

Conclusione

L’oro è una delle risorse più sottovalutate nel dibattito sulle relazioni internazionali e sulle strategie economiche della Russia. La sua importanza va ben oltre il semplice valore economico: rappresenta una leva geopolitica che Mosca utilizza con grande abilità per mantenere il controllo interno e rafforzare la propria presenza globale. Ignorare questa dimensione significa trascurare un elemento fondamentale per comprendere la resilienza della Russia e il futuro degli equilibri geopolitici globali.

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