Maurizio Mazzeo, il netturbino dell’Amsa morto a Milano alla vigilia di Natale: lascia moglie e tre figli. Cisl: «Ora preoccupiamoci di loro»

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di
Marco Persico

A 24 ore di distanza dal tragico incidente di via Zama, ancora nessuna ricostruzione ufficiale. La rabbia dei sindacati, il cordoglio di azienda e sindaco

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Una fatalità, un errore umano, un guasto. Le telefonate si rincorrono, chiedono informazioni o condividono quel poco che se ne sa. Quasi niente. Tra i colleghi prima, tra i familiari poi. Maurizio Mazzeo è morto a 52 anni, nel tardo pomeriggio della vigilia di Natale, mentre lavorava. Era un operatore dell’Amsa: intorno alle 18, lunedì 24 dicembre, era in via Zama, strada della periferia sudest di Milano tra il Corvetto e Forlanini. Sembra che fosse appena sceso dal suo camioncino, quando improvvisamente il mezzo sarebbe ripartito travolgendolo, fino a schiacciarlo contro un’auto parcheggiata sul ciglio della strada. I soccorsi l’hanno trovato già senza vita. E ai vigili del fuoco sono servite alcune ore per estrarlo dalle lamiere. Mazzeo era originario di Cernusco sul Naviglio, che aveva lasciato ormai dieci anni fa, dopo il matrimonio. Viveva con moglie e tre figli

«Non si può morire così»

È ancora tutto un susseguirsi di ipotesi e verbi coniugati al condizionale. Nonostante siano trascorse già 24 ore. «Stiamo ancora cercando di capire cosa sia successo», dice Giovanni Faraci, responsabile Amsa della Fit Cisl. A telefono esita, cerca le parole. Gli senti la gioia del Natale strozzata in gola. «Non si può morire così – ripete-. Ma la cosa che ci preme di più ora è la famiglia, la moglie, i tre figli». 




















































Una vita sul «motocarro» elettrico

Mazzeo – 25 anni di anzianità di servizio –  lavorava su uno di quei camioncini che i netturbini chiamano «motocarro», sebbene si tratti di mezzi di ultima generazione, elettrici, con cambio automatico e guida a destra. Intorno alle 18, si trovava a pochi passi dall’ingresso del civico 31 di via Zama, impianto Amsa che alla fine degli anni ’60 ospitava il primo termovalorizzatore d’Italia in grado di produrre energia elettrica da cedere alla rete. «Maurizio si occupava di spazzare i marciapiedi e svuotare i cestini – ripercorre Faraci -. Era in turno da solo e ancora non sappiamo se qualcuno sia riuscito a vedere qualcosa in più». 

Cgil: «Mai più in turno soli»

Mazzeo è la 159esima vittima del lavoro in Lombardia nel 2024. «Come nelle guerre militari che straziano il mondo, anche quella che miete vittime innocenti tra chi lavora non si ferma», attacca la Camera del lavoro di Milano. «Quello che rimane è il dubbio, il ragionevole dubbio, se non
si possa fare di più per evitare questa strage – sottolinea in una nota la Cgil milanese -. Errore umano, guasto meccanico? Rimaniamo in attesa della ricostruzione ma sappiamo che, come tutte le altre, anche questa morte sul lavoro si sarebbe potuta evitare». Quindi, la necessità di maggiori investimenti, rilancia il sindacato: «Puntare su sicurezze passive, manutenzione dei mezzi, maggiore formazione del personale, soluzioni organizzative che non prevedano si lavori da soli (perché gli occhi degli altri siano anche i nostri), è la leva su cui lavorare per prevenire. Sì, perché la soluzione è proprio la prevenzione».

I messaggi di cordoglio

Alla famiglia della vittima il cordoglio dell’Amsa – che si è detta pronta a collaborare con le autorità che indagano sul tragico incidente – e di Palazzo Marino.  «Siamo profondamente rattristati per il tragico incidente di ieri», ha commentato nella mattinata di Natale il sindaco Giuseppe Sala, esprimendo la vicinanza sua personale e dell’intera giunta del Comune di Milano. 

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25 dicembre 2024 ( modifica il 26 dicembre 2024 | 14:48)

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