Blockchain, non solo criptovalute ma anche bond digitali sicuri e convenienti

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I passi in avanti dell’Italia sul fronte dell’innovazione finanziaria con Cassa Depositi e Prestiti che fa da apripista

27/12/2024

Finanza e innovazione vanno di pari passo, oggi più che mai. E succede anche in Italia, dove si consolidano i progressi nel campo FinTech, esplorando nuove vie per mettere a servizio del Paese la tecnologia blockchain. Un ruolo importante per l’introduzione delle nuove tecnologie anche sui mercati obbligazionari è svolto da Cassa Depositi e Prestiti: forte della sua storia, iniziata quasi 175 anni fa, e del suo impegno a sostegno dello sviluppo economico e sociale, Cdp è infatti in prima linea nelle sperimentazioni che si stanno conducendo in materia a livello europeo.

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Un’operazione pioneristica che si basa sulla tecnologia blockchain

L’Istituto di via Goito ha guidato i lavori per lanciare il primo Digital Bond del Paese su tecnologia Blockchain, un passaggio che determina l’ingresso ufficiale dell’Italia nel mondo delle obbligazioni digitali. Tutto ciò grazie all’utilizzo di questa nuova tecnologia, che non sta solo alla base dello sviluppo delle criptovalute, ma rappresenta un meccanismo in grado di offrire molte opportunità con la possibilità, attraverso il digitale, di memorizzare le informazioni in modo sicuro e verificabile. Non solo, a riprova della tempestività e dei vantaggi innescati, il processo di emissione e di sottoscrizione del titolo è avvenuto in un’unica giornata, rispetto a una media che richiede con i metodi tradizionali cinque giorni, ed è stato condotto senza il coinvolgimento di intermediari.

Ma cosa sono i bond digitali?

Sono quei titoli emessi tramite la tecnologia a registro distribuito o Dlt (Distributed Ledger Technology). A differenza delle obbligazioni cartacee, queste nuove forme di titoli, avvalendosi della blockchain, permettono una maggiore tracciabilità e trasparenza. Ogni transazione è censita in modo immutabile e accessibile, riducendo il rischio di frodi, e allo stesso tempo garantendo velocità e certezza, nonché un risparmio sui costi di emissione e di gestione. E questo perché la blockchain può costituire una vera e propria infrastruttura che, seppure immateriale, possiede le caratteristiche per diventare un asset strategico.

L’importanza delle regole

Nel dettaglio, il lancio del bond di Cdp è avvenuto a luglio scorso tramite un collocamento privato sottoscritto interamente da Intesa Sanpaolo. Venticinque milioni di euro, una durata di quattro mesi e una cedola fissa a scadenza del 3,633% calcolata su base annua. Ma il valore di questo titolo sta tutto nel suo Dna tecnologico, figlio primogenito del nuovo quadro normativo introdotto in Italia con il decreto-Legge “FinTech”, che disciplina le emissioni e la circolazione di determinati strumenti finanziari in forma digitale.

Il gioco di squadra tra Cdp e le altre istituzioni finanziarie

Questa operazione è stata resa possibile attraverso il lavoro svolto da Cdp, iscritta all’elenco dei Responsabili dei Registri per la circolazione digitale tenuto dalla Consob, l’Autorità che vigila sui nostri mercati finanziari. Cassa ha infatti aderito ad una finestra di sperimentazione offerta dalla Banca Centrale Europea per individuare nuove soluzioni.

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L’operazione effettuata da Cdp rappresenta nei fatti un test che oltre a una valenza tecnologica ha anche un rilevante impatto regolatorio, con Cassa Depositi e Prestiti che ha operato in collaborazione con tutti gli organi di controllo (Consob, Bankitalia e Bce) per validare la solidità e la percorribilità delle applicazioni digitali all’interno di un contesto istituzionale ben definito.

Il cantiere resta aperto, verso una transizione anche culturale

La digitalizzazione del processo di emissione, quindi, non riguarda solo un’innovazione che si esaurisce sul piano tecnologico, ma è il volano per un cambiamento culturale profondo verso un sistema più responsabile e più consapevole, visto che le possibilità della tecnologia Dlt abbracciano un ampio spettro di casi di utilizzo.

Si tratta di fattori abilitanti, che aprono nuove prospettive per il futuro del settore finanziario e favoriscono una maggiore inclusività, permettendo a un numero maggiore di soggetti di partecipare e trarre vantaggio dalle opportunità di finanziamento. Uno scenario capace di fornire opportunità ad altri operatori, incluse le Pmi.

Ecco perché l’emissione del primo digital bond rappresenta il primo mattone di un nuovo ecosistema di mercato che poggia su un’infrastruttura innovativa, in grado di generare valore aggiunto sia per gli emittenti che per gli investitori.

 

 

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