Le sfide dei 40enni Matteo Lepore e Michele de Pascale su ricostruzione post alluvione, povertà e salute: in ballo c’è la tenuta del «modello Emilia»

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di
Olivio Romanini

Per il sindaco di Bologna e il presidente della Regione Emilia-Romagna un incrocio di temi nel 2025 che mette a rischio la tenuta del sistema. Per questo la sfida è ancora più grande

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Forse ce lo diciamo ogni anno ma l’anno che verrà sembra porre anche queste terre (dove siamo abituati a raccontare che le cose vanno un po’ meglio che nel resto del Paese) di fronte a sfide decisive. Diciamola in modo chiaro: quelle condizioni di benessere relativo su cui potevano contare i cittadini emiliano-romagnoli, pur erose negli anni, non sono più un elemento acquisito. Il dato sul calo dell’export consegnato negli ultimi giorni dal rapporto sull’economia dell’Emilia-Romagna è un allarme da non sottovalutare anche perché negli ultimi anni le esportazioni delle grandi aziende della regione erano una delle poche variabili economiche sicure.

Lepore e le scelte impopolari

Molti dei destini dell’anno che verrà sono sulle spalle di due giovani amministratori che guidano rispettivamente la Città metropolitana di Bologna e la Regione, Matteo Lepore che compirà 45 anni l’anno prossimo e Michele de Pascale, che ne farà 40 a gennaio. Lepore ha già governato per tre anni e davanti ne ha ancora due e mezzo perché il Viminale ha deciso di regalargli sei mesi in più visto che si voterà nella primavera estate del 2027. Avrà così più tempo per portare a termine i cantieri del tram e per mettere a terra i progetti finanziati dal Pnrr e avrà modo di capire se il Passante autostradale di Bologna (diventato ormai una specie di barzelletta per il numero di volte che è stato annunciato) si farà o verrà accantonato per sempre. Di sicuro non gli manca l’energia per andare avanti e per fare anche scelte impopolari come quella su Bologna 30 (anche se di fatto i limiti non li fa rispettare nessuno) e per affrontare i molti dossier sul suo tavolo. Con le sue scelte è riuscito a farsi molti «nemici» ma i suoi nemici sono quasi tutti avversari tra di loro e quindi manca al momento un collante o un progetto alternativo che possa realmente impensierirlo anche se tre anni sono lunghi. A differenza di de Pascale, che ha scelto nella sua squadra il briscolone Vincenzo Colla e ha diversi assessori su cui puntare, Lepore è più solo anche se bisognerà poi giudicare come si assesterà la squadra dopo gli innesti dell’ultimo rimpasto.




















































L’inflazione che continua a picchiare

Il problema principale e più grave per Lepore però non sono i cantieri infiniti che prima o poi termineranno ma è la bomba sociale che cova sotto la cenere a Bologna, come in altre città metropolitane ed è un tema su cui oggettivamente un’amministrazione comunale può fare poco. Siamo di fronte ad una crisi nuova che colpisce più il Nord che il Sud, più le grandi città che i piccoli centri ed è quello che è stato raccontato nell’ultimo rapporto Ires: l’inflazione picchia e continua ad aumentare il numero di famiglie in povertà o a rischio povertà. Siamo di fronte ad una fase completamente nuova, dove il dato che preoccupa non è più quello della disoccupazione, ormai intorno al dato fisiologico del 4%, ma la povertà di chi lavora, della ex classe media risucchiata nelle fasce più a rischio. Il problema riguarda direttamente il sindaco perché un pezzo dell’inflazione è creato dal cosiddetto fenomeno dell’overtourism che spinge i prezzi al rialzo e penalizza i residenti. Il turismo ha dato tanto a pochi e ha tolto molto a tanti e quindi l’amministrazione si deve porre il tema di come riequilibrare questa asimmetria.

La lettera di de Pascale al governo

Il tema della casa è ben oltre l’emergenza e le risposte che il Comune può dare con le politiche pubbliche sono insufficienti per tempi e per consistenza. Bisognerà inventarsi qualcosa ma non è difficile immaginare che questo diventerà il tema dei temi. Un argomento che naturalmente coinvolge anche il presidente della Regione Michele de Pascale che nei giorni scorsi ha scritto ai ministri economici del governo Meloni per aprire un confronto su nuove misure per l’occupazione e per attivare strumenti straordinari per portare le imprese fuori dalla crisi. Ma poi il governatore avrà altre due emergenze di cui occuparsi.

Le tre partite e il tema della coesione sociale

La prima è quella della ricostruzione post-alluvioni che dovrà realizzare insieme al governo: è una partita decisiva per il futuro di questa regione e per assicurare sicurezza alle generazioni che verranno. E infine c’è la partita della sanità, su cui de Pascale ha giurato di dedicarsi anima e corpo. Qui si può fare molto con le scelte politiche ma è chiaro che poi, gira e rigira, il tema sono i fondi e quelli per la maggior parte arrivano da Roma. Di sicuro le tre partite, quella della crisi economica, quella della ricostruzione post-alluvioni e quella della sanità stanno insieme perché solo dando risposte soddisfacenti a queste tre partite potremo tornare al tema che ponevamo all’inizio, quello di restituire ai cittadini di queste terre l’idea che vivono in un posto dove la coesione sociale è forte e dove ci sono possibilità per tutti. Questo capitale politico è stato il biglietto da visita più importante per l’Emilia-Romagna dal Dopoguerra ad oggi perché ha permesso di creare nella gente quella fiducia che è stata fondamentale nelle scelte individuali, di studio, di lavoro, di ricerca e di volontariato e per realizzare un miracolo economico diffuso e persistente. Ora questa fiducia è a rischio e anche da queste parti si è diffusa l’idea del galleggiamento in attesa di qualcosa che verrà. Per questo l’anno che verrà sarà una via di passaggio non banale.

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