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Ztl e aree pedonali, in via Etnea l’accesso ai disabili è ancora limitato
Catania più Attiva: «Trantino revochi regolamento e rinnovi ex lege»

[Foto genrata con intelligenza artificale] Sono passati due anni da quando la giunta comunale, in particolare la direzione della polizia locale, ha emanato il provvedimento con cui subordina l’ingresso alla strada all’iscrizione in white list contro le prescrizioni normative. Così le associazioni scendono in piazza: «Ci incateneremo davanti alla prefettura fino a quando non sarà modificato il regolamento e adattato alle norme per poi come, gesto simbolico, spezzare le catene»

Due anni, tanti i processi che hanno visto soccombente il Comune, ma ancora l’accesso ai disabili in via Etnea è limitato a un obbligo formale che non trova riscontro nelle prescrizioni normative. «Spezzare le catene, Trantino cuore di acciaio», è lo slogan con cui Catania più Attiva, Cgil, Movimento cinque stelle, Sinistra italiana, insieme alle associazioni del quartiere scenderanno in piazza il 9 gennaio per obbligare palazzo degli Elefanti a ritirare il provvedimento che contra legem subordina l’accesso in auto ai disabili in via Etnea a una comunicazione preventiva in white list. Ovvero l’elenco nel quale la persona che soffre di disabilità è costretta a iscriversi prima di accedere alle Ztl. Sebbene il Comune abbia già provveduto all’iscrizione alla piattaforma Cude, che riunisce e certifica la validità dei contrassegni che attestano la disabilità del guidatore.

L’onere imposto a chi soffre di una disfunzione di tipo intellettivo o motorio crea una distinzione tra disabili di serie A e disabili di serie B, nella misura in cui sottopone l’obbligo di preventiva comunicazione al tipo di veicolo in possesso del disabile. Per chi ha una macchina modificata l’obbligo di iscrizione è previsto una volta sola, chi al contrario non possiede un veicolo appositamente modificato dovrà effettuare una comunicazione ad ogni passaggio.

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Circostanza che ha esposto il Comune a una moltitudine di cause che lo hanno visto soccombente e costretto a rimborsare una quantità innumerevole di multe. Con la conseguenza che palazzo comunale ha iscritto tanti debiti fuori bilancio quante le cause in cui ha perso. Con possibili ripercussioni sul piano economico che lo espongono a un concreto rischio di danno erariale. Due anni dopo l’emissione del regolamento, i debiti del Comune aumentano in corrispondenza delle controversie in cui è risultato soccombente ma il provvedimento è ancora in vigore. Ma le associaizoni non ci stanno perché «per un disabile la macchina ha la stessa funzione di un bastone, di una stampella o di una carrozzina».

A supporto delle contestazioni ci sono la legge 67 del 2006 nella parte in cui prevede che si ha discriminazione indiretta quando «una disposizione apparentemente neutra mette una persona con disabilità in una posizione di svantaggio rispetto ad altre persone» e l’articolo 188 del Codice della strada nella misura in cui stabilisce che «per la circolazione e la sosta dei veicoli al servizio delle persone invalide, gli enti proprietari della strada sono tenuti ad allestire e mantenere apposite strutture, nonché la segnaletica necessaria, per consentire e agevolarne la mobilità».

Dito puntato contro il sindaco Enrico Trantino, quindi e il comandante dei vigili urbani Stefano Sorbino. Che, nonostante le diverse pronunce del giudice civile, non sembrano voler sentire ragioni. Già a settembre 2023 il tribunale aveva stabilito che «l’esercizio del diritto del disabile di transitare in area pedonale non può essere condizionato al preventivo assolvimento di un onere informativo ulteriore a favore dell’ente comunale che non trova espresso fondamento in un dato normativo specifico».

Il Comune pare infischiarsene e due anni dopo non ha ancora ritirato il provvedimento. «Revocatelo e rifatelo ex novo», è l’appello lanciato da tante realtà attive sul territorio. Che il 9 gennaio saranno in via Etnea e non rinunciano a manifestazioni eclatanti. «Ci incateneremo davanti alla prefettura fino a quando non verrà rispettata la legge e non otterremo ciò che chiediamo, in caso contrario ricorremo al giudizio penale», promette il presidente di Catania Più Attiva Santo Musumeci. «Quello che dovrebbe fare il Comune e, in particolare, il comandante della polizia municipale è annullare in autotutela i verbali effettuati per evitare di incorrere in danno erariale con ulteriore aggravio per il bilancio comunale, già non florido».

Di casi simili, se non analoghi, in cui il Comune è stato condannato dalla giustizia amministrativa ce n’è a iosa. E a fondamento della condanna c’è proprio il mancato annullamento in autotutela dei verbali emessi in violazione delle norme del codice della strada e di altre normative nazionali. Si va dalla rilevazione della velocità effettuata da autovelox mal calibrati o posizionati nei centri urbani fino all’installazione dei semafori con un sistema di videosorveglianza formato da più telecamere.

A fare discutere è stata anche la mancata iscrizione al Cude, la piattaforma istituita dal ministero dei Trasporti consultabile sul Portale dell’Automobilista, che contiene l’elenco europeo delle persone con disabilità munite di contrassegno e che ne permette il riconoscimento su tutto il territorio nazionale a prescindere dall’ente che lo ha rilasciato. Basta, infatti, quest’ultimo per essere autorizzato al passaggio nelle ztl o nelle aree pedonali. A dirlo è la legge ed è ciò che le associazioni pretendono che si applichi.

A settembre 2023 erano circa 260 i Comuni aderenti, un anno dopo sono arrivati a 500. Tra questi anche il Comune di Catania. L’iscrizione al registro permette un sistema di riconoscimento del soggetto disabile molto semplice che, peraltro, qualora venisse utilizzata anche per il sistema di circolazione stradale e riconoscimento della disabilità ai fini dell’esenzione da multe e per il libero passaggio, eviterebbe ulteriori oneri a carico del Comune e di chi soffre di disabilità. «A convenzione stipulata – commenta Musumecinon residua alcun motivo per non ritirare il provvedimento e assoggettare il passaggio al solo obbligo di esposizione del contrassegno».

«Al di là dell’aspetto chiaramente economico delle scelte, cioè quello di fare cassa o meno, il punto è che mi sento limitato nella mia libertà, anche terapeutica», dice un genitore di un bambino che soffre di disturbi comportamentali. «Ho necessità di fare uscire mio figlio per farlo star bene però me ne privo perché non ho dove parcheggiare, un impiegato comunale mi ha detto “portalo e poi la multa te la fai annullare” – racconta -. Potrei fregarmene, accedere e poi far valere la legge, ma non è piacevole perché il mio comportamento andrebbe a inficiare sulle casse comunali compromettendole non poco, poiché sono un buon cittadino non lo faccio perché a pagare sarà sempre la comunità e non gli amministratori che sono pessimi».

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«In pratica, mio figlio ha la necessità di uscire ma mi viene precluso l’accesso alla città». Il riferimento è alle diverse zone a traffico limitato che il Comune sta implementando anche in luoghi in cui i residenti e i commercianti non ne sentono l’esigenza. Anzi, tutt’altro, «possono soltanto subire ripercussioni», è la convinzione dei manifestanti. Come quella che dovrebbero creare alle Salette, nel quartiere periferico di San Cristoforo.

«Lì c’è solo un parcheggio, non è una piazza e non c’è un’area giochi – continua Musumeci – una zona pedonale o a traffico limitato non gioverebbe alla collettività». E, rincara la dose, «il vero problema è che l’obiettivo di questa giunta comunale sembra essere quello di svuotare il centro storico per farne un dormitorio ad alta ricezione per turisti, spopolare Catania per allontanare i catanesi dal centro». Uno spettro che le associazioni vogliono allontanare e per questo si stanno anche impegnando in una raccolta firme «contro la proliferazione di aree pedonali e contro l’amministrazione Trantino che continua in maniera illegittima a fare cassa sui disabili che attraversano le Ztl».



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