L’Amministrazione abbassa la quota di esenzione dell’Irpef
VERCELLI – Il regalo di fine anno ai vercellesi è arrivato dall’ultimo consiglio comunale. Più tasse. L’Amministrazione comunale ha infatti abbassato la soglia di esenzione dell’addizionale Irpef, così da recuperare un milione di euro.
UNA RETROMARCIA SULLE SPALLE DEI PIÙ DEBOLI
Una decisione, fortemente osteggiata dall’opposizione, che avrà ripercussioni per tutti quelli che guadagnano meno di mille euro al mese. In consiglio comunale i voti favorevoli sono stati 18 contro gli 8 contrari. Alla fine, dunque, l’Amministrazione comunale (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) ha deciso che dal 2025 chi ha un reddito compreso tra 12.500 e 16mila euro, pagherà l’Irpef. Chi ha un reddito, ad esempio, di 12.600 euro, verserà nelle casse comunali 100,80 euro. Una somma che per chi guadagna uno stipendio minimo, alla fine dell’anno peserà.
Una retromarcia rispetto al percorso iniziato nel 2013, con la giunta di Maura Forte, e proseguito fino alla scorsa legislatura, quella targata Andrea Corsaro. In tutti questi anni l’obiettivo era stato quello di aumentare la soglia di esenzione, arrivata sino ai 16mila euro. Il tutto per cercare di aiutare le fasce più deboli. Adesso, invece, si intende fare cassa. Sulle spalle dei cittadini, appunto, meno abbienti.
LA MAGGIORANZA COME SEMPRE IN SILENZIO…
In consiglio, sul tema, la battaglia dialettica è stata dura. Dai banchi della minoranza si sono scagliati contro il provvedimento Gabriele Bagnasco, Andrea Corsaro, Fabrizio Finocchi e Filippo Campisi. Non una parola, ad esclusione della difesa a spada tratta di Giorgio Malinverni, è invece arrivata dalla maggioranza, fedele (esattamente come nella precedente amministrazione) agli ordini di scuderia: non parlate, pigiate il pulsante ma non parlate.
Sono stati solo l’assessore al Bilancio Massimo Simion e il sindaco Roberto Scheda a difendere la decisione dell’aumento Irpef. Il primo ha affermato che «si tratta di un provvedimento che mette Vercelli in linea con gli altri capoluoghi del Piemonte (che poi, ma ci torneremo, non è vero), mettendo in sicurezza i conti del Comune». Un milione di euro, mal contati, per blindare le casse comunali?
BOTTA E RISPOSTA TRA CORSARO E SCHEDA
Corsaro ha invece definito il bilancio «senza coraggio. Il milione del quale parlate poteva essere recuperato da altre voci. Lo spazio esisteva. Invece vi siete limitati ad aumentare l’aliquota di esenzione Irpef, a togliere le esenzioni sui parcheggi e mettere dei costi sulle pratiche Suap (Sportello Unico Attività Produttive). Alcuni costi potevano essere tagliati. Cito, ad esempio, quelli per il portavoce del Sindaco (per il quale è stato votato anche un aumento di 20mila euro annui) o quelli per la fiera del riso».
A Corsaro ha risposto, seccato, il Sindaco: «Da sempre sono vicino alle fasce deboli. Piuttosto ciò che mi preoccupa è il fatto di non avere un piano sui costi di manutenzione del verde e del nuovo viale Garibaldi».
«CON UN COLPO DI SPUGNA SI TORNA INDIETRO DI 10 ANNI»
Fabrizio Finocchi si è detto d’accordo con Corsaro sulla mancanza di coraggio nello stilare il bilancio, aggiungendo che «sono i tecnici, è vero, a fare i conti ma l’indirizzo deve essere politico. Così non è stato».
Il Partito Democratico ha dichiarato che “il Consiglio Comunale ha sancito la scelta dell’Amministrazione e della maggioranza di far tornare a pagare l’addizionale IRPEF alle fasce più deboli. Con l’approvazione della modifica voluta dalla giunta, le persone con reddito tra i 12.500 e i 16.000 euro, esentati sino a quest’anno, torneranno a pagare l’addizionale, annullando lo sgravio avviato dieci anni fa dall’Amministrazione Forte, mantenuto poi da quella Corsaro. Una scelta, grave e sbagliata, che mostra la totale assenza di politica e di coraggio da parte dell’Amministrazione, che anziché sforzarsi di trovare soluzioni per far tornare i conti, ha scelto di chiudere il bilancio facendolo pagare alle persone con reddito più basso. Una scelta condivisa dalla maggioranza e votata anche da un componente della lista che ha sostenuto Carlo Olmo alle elezioni. Con un colpo di spugna si torna indietro di dieci anni. Non solo su questo tema”.
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