Se qualcuno ti chiedesse quale opzione renderebbe un viaggio in treno il più piacevole possibile, quale sceglieresti: passare il tempo del tragitto per conto tuo o iniziare una conversazione con uno degli imprevedibili sconosciuti seduti accanto a te?
Molti di noi opterebbero per rilassarsi con le cuffie nelle orecchie, perché l’idea di conversare con uno sconosciuto può spaventare. “Tendiamo a pensare al peggio”, spiega il Dr. Robert Waldinger, professore di psichiatria alla Harvard Medical School presso il Massachusetts General Hospital e coautore di The Good Life, in un’intervista a Fortune.
Il suo libro utilizza questa domanda per illustrare come spesso ci aspettiamo che le nuove interazioni sociali siano negative o sgradevoli a causa dell’incertezza che comportano. Temevamo il rifiuto. Tuttavia, uno studio dell’Università di Chicago ha dimostrato che le persone che decidono di iniziare una conversazione valutano il loro viaggio come più piacevole rispetto alla media, sorprendendo sé stesse, scrivono Waldinger e il coautore Marc Schulz.
“Siamo particolarmente pessimi nel prevedere i benefici delle relazioni”, scrivono gli autori. “Gran parte di ciò è dovuto al fatto evidente che le relazioni possono essere caotiche e imprevedibili. Questo caos è uno dei motivi che spinge molti di noi a preferire la solitudine”.
In The Good Life, Waldinger e Schulz sintetizzano cosa rende le persone felici, basandosi su uno studio iniziato nel 1938, il più lungo studio scientifico sulla felicità mai realizzato, che ha seguito le vite di 724 studenti di Harvard e ragazzi di famiglie a basso reddito di Boston. Lo studio, che oggi include anche coniugi e figli dei partecipanti originari, comprende oltre 2.000 persone.
I ricercatori hanno raccolto ogni cinque anni i dati sanitari dei partecipanti, condotto test del DNA e distribuito questionari biennali sulla loro vita e benessere. Circa ogni 15 anni, hanno svolto interviste personali per scoprire cosa rendesse felici i partecipanti. Non era, sorprendentemente, la buona salute.
Una cosa, invece, è diventata inconfutabile: la forza delle relazioni umane era il miglior indicatore di felicità lungo tutta la vita. Esse sono “intrinseche a tutto ciò che facciamo e siamo,” scrivono gli autori.
Questo non significa che dobbiamo iniziare conversazioni su un treno affollato per essere felici. Waldinger sottolinea piuttosto quanto facilmente, e inconsciamente, lasciamo sfuggire l’opportunità di connetterci, travolti dal ritmo frenetico della vita.
Quando è stato chiesto ai partecipanti come avessero superato difficoltà come malattie, ricordi di guerra e perdite, le connessioni personali sono rimaste una pietra angolare di speranza: che fosse qualcuno che aveva prestato loro denaro in un momento di difficoltà o un compagno soldato che li aveva sostenuti in guerra. Con l’invecchiamento, chi esprimeva rimpianti menzionava soprattutto il poco tempo trascorso con familiari e amici, rimpiangendo invece l’importanza data a successi lavorativi e denaro.
“Non è che il successo non sia importante o soddisfacente. Lo è”, spiega Waldinger. “Ma quando sacrifichiamo [le nostre relazioni], è lì che iniziamo a rimpiangere e a vivere una vita meno piena di quanto avremmo potuto.”
Migliora la tua “forma sociale”
Le nostre vite sociali richiedono esercizio.
“La forma sociale” è la capacità di valutare e coltivare le proprie relazioni nel tempo, spiega Waldinger. Quali relazioni ti danno energia? Chi apprezzi e come puoi coinvolgerlo maggiormente nella tua vita? Vuoi fare nuove conoscenze?
Il miglior modo per migliorare la tua forma sociale è integrare il tempo per le relazioni nella tua routine settimanale, proprio come faresti per una sessione in palestra o una riunione di lavoro. Ad esempio, Waldinger e Schulz, oltre a essere coautori, sono amici e si sentono ogni venerdì a mezzogiorno.
“In quella telefonata parliamo del nostro lavoro, del libro, ma anche dei nostri figli, di ciò che ci preoccupa nella vita personale. È un fattore enorme per mantenere il nostro legame,” spiega Waldinger.
Non è mai troppo tardi per trovare quel tempo: una telefonata settimanale con qualcuno che apprezzi o la creazione di nuove connessioni. Waldinger suggerisce di mettersi in situazioni che favoriscono gli incontri: unirsi a un club del libro, una squadra sportiva, o persino fare amicizia al lavoro attraverso interessi comuni.
Usa la tecnologia a tuo vantaggio
La tecnologia può connettere persone che altrimenti non si incontrerebbero, ma può anche distorcere l’immagine della felicità, equiparandola erroneamente a successi materiali e momenti da social media. Waldinger suggerisce di riflettere sull’uso attivo, anziché passivo, della tecnologia e di prestare attenzione a come ci sentiamo dopo essere stati online.
Coltiva il potere dell’attenzione
“Prestare attenzione è la forma più basilare di amore”, dice uno dei maestri Zen di Waldinger. Dare attenzione a qualcuno, ascoltando senza distrazioni, è un gesto potente.
Non temere di chiedere aiuto
Relazioni significative richiedono vulnerabilità. Accettare di chiedere e offrire aiuto è essenziale per costruire connessioni durature. Anche se complicate, le relazioni rappresentano il fondamento di una vita piena e soddisfacente, ricorda Waldinger.
“Le relazioni non ci rendono felici ogni giorno, ma costruiscono un senso di benessere, una rete di sicurezza e la consapevolezza che abbiamo qualcuno su cui contare,” conclude Waldinger.
La versione completa di questo articolo è disponibile su Fortune.com
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