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In un clima di festa e sfavillante di luci, mentre le nostre tavole si imbandiscono, con grande spreco di cibo, in tanti non riescono a consumare nemmeno un pasto caldo al giorno, come dimostrano le file alla Caritas e le richieste ai centri di carità. E mentre la Manovra 2025 arriva blindata nell’aula del Senato, ponendo la fiducia, senza discutere gli oltre 800 emendamenti presentati dalle opposizioni, e si infiammano le discussioni sulla legge del bilancio, il numero dei poveri assoluti e dei nuovi poveri si stima intorno ai 5,7 milioni.
In tante città d’Italia, come in tanti centri siciliani, molti i poveri accorsi per il pranzo di Natale offerto dalle varie associazioni. A Catania il pranzo di Natale, presso la Chiesa di San Nicolò l’Arena, organizzato dalla comunità di Sant’Egidio, ha registrato la presenza di 600 poveri e di 200 volontari.
Per i seguaci del liberismo, di smithiana memoria, i poveri, per la maggior parte, sono coloro che vogliono restare tali e che non vogliono inserirsi nel mercato del lavoro. Si tratta, secondo l’economista Chiara Saraceno, della colpevolizzazione e criminalizzazione dei poveri, della tendenza cioè a scaricare sui poveri la colpa della loro indigenza. Insomma, sei povero perché lo hai voluto e non hai fatto nulla per cambiare la tua situazione. Eppure le statistiche e le inchieste giornalistiche ci offrono un quadro ben più complesso perché agli emarginati e ai poveri assoluti si sono aggiunti, in costante aumento, i nuovi poveri cioè le persone che hanno casa, lavoro e famiglia, ma che non arrivano a fine mese. Una fascia sociale che le statistiche danno in crescita negli ultimi anni. Dal Report-Istat pubblicato il 17 ottobre 2024, riguardante la povertà assoluta e la povertà relativa, si evince che “nel 2023 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,2 milioni di famiglie e quasi 5,7 milioni di individui. L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 30,4%, si ferma invece al 6,3% per le famiglie composte solamente da italiani. L’incidenza di povertà relativa familiare, pari al 10,6%, è stabile rispetto al 2022; si contano oltre 2,8 milioni di famiglie sotto la soglia. In lieve crescita l’incidenza di povertà relativa individuale che arriva al 14,5% dal 14,0% del 2022, coinvolgendo quasi 8,5 milioni di individui”. Nonostante l’andamento positivo del mercato del lavoro nel 2023 (+2,1% di occupati in un anno), registrato anche nei due anni precedenti, l’impatto dell’inflazione ha contrastato la possibile riduzione dell’incidenza di famiglie e individui in povertà assoluta. Nel 2023, la crescita dei prezzi al consumo è risultata, infatti, ancora elevata (+5,9%) con effetti che, tra l’altro, risultano più marcati proprio sulle famiglie meno abbienti. Le spese per consumi di questo gruppo di famiglie, che include anche quelle in povertà assoluta, non hanno tenuto il passo dell’inflazione e, pur in forte crescita in termini correnti, hanno subito un calo dell’1,5% in termini reali della spesa equivalente. I bonus sociali per l’energia e il gas – seppur fortemente ridimensionati nel 2023 rispetto al 2022 – hanno contribuito a contenere la crescita della povertà; si stima, infatti, che questa misura ne abbia ridotto l’incidenza di quattro decimi di punto rispetto ai sette decimi dello scorso anno. L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si mantiene più alta nel Mezzogiorno (dove coinvolge oltre 859mila famiglie, 10,2%,), mentre il Centro conferma i valori più bassi (6,7%, 360mila famiglie). Tra le famiglie povere, il 38,7% risiede nel Mezzogiorno e il 45,0% al Nord. Il restante 16,2% risiede nel Centro.
Secondo gli ultimi sondaggi, un italiano su tre è a rischio povertà e la percezione del rischio dell’impoverimento genera ansia e frustrazione; tra le categorie a rischio povertà vi sono i pensionati con pensione minima, i precari, le famiglie monoreddito con a carico figli piccoli, i separati, le famiglie monogenitoriali, i giovani che non lavorano e non studiano e che non sono neppure coinvolti in percorsi di formazione e apprendistato, i cassaintegrati, per citarne solo alcuni. Sono i nuovi poveri, da non confondere con gli emarginati o i senza tetto.
Come ha scritto Paolo Pezzana spesso i termini nuovi poveri, poveri, emarginati, grandi emarginati vengono usati in modo intercambiabile, ma non lo sono perché connotano situazioni differenti.
Cosa chiedono i nuovi poveri? Contrariamente a quanto sostengono alcuni, non chiedono sussidi per stare seduti sul divano di casa, non pretendono assistenzialismo, non vogliono offerto un pranzo di Natale, anche se per necessità vi accorrono numerosi; i nuovi poveri chiedono a gran voce, come facevano le classi sociali più misere in Francia alla vigilia del 1848, che lo Stato garantisca loro “il diritto al lavoro” e il diritto alla salute a salvaguardia della loro dignità.
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