Perché l’Iran fa la guerra ai giornalisti e alla libertà di stampa

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Dal 19 dicembre una nostra concittadina, la giornalista Cecilia Sala, è detenuta, in isolamento nel carcere iraniano di Evin. L’Iran è tra i luoghi più inospitali per i giornalisti, nel 2024 sono 181 i giornalisti rinviati a giudizio nel paese degli Ayatollah

L’Iran è al 176esimo posto per il rispetto della libertà di stampa. A stilare la classifica è il Word press freedom index, secondo il quale “l’Iran ha rafforzato la sua posizione di uno dei paesi più repressivi al mondo in termini di libertà di stampa da quando è iniziata un’enorme ondata di proteste in reazione alla morte, il 16 settembre 2022, di Mahsa Amini, una studentessa arrestata perché “vestita in modo inappropriato”.

IRAN: UNO DEI PIÙ GRANDI CARCERIERI DI STAMPA E GIORNALISTI

Oggi l’Iran è anche uno dei più grandi carcerieri di giornalisti al mondo”. Secondo Reporters sans frontières l’Iran figura tra i paesi considerati “grandi prigioni dei giornalisti” in compagnia il Myanmar, la Siria, la Turchia, l’Arabia Saudita e l’Egitto. “Nell’anno in corso 181 giornalisti sono stati rinviati a giudizio nel paese degli Ayatollah, con accuse come: “diffusione di notizie false e tendenziose”, “attentato alla sicurezza dello Stato”, oppure per aver criticato personaggi del governo e vicini al regime e istituzioni e ufficiali delle Guardie della Rivoluzione (i Pasdaran) – scrive il giornalista iraniano Ahmad Rafat -. Dall’inizio del 2024 i Tribunali della Rivoluzione hanno inflitto 31 anni e 6 mesi di carcere ai giornalisti, oltre a multe salate, periodi di divieto di accesso ai media sociali e divieto di esercitare la professione oltre a anni di confino e divieto di lasciare il paese. Nello stesso periodo i direttori responsabili di 61 organi di stampa o notiziari online sono stati convocati dai giudici e in molti casi hanno dovuto sospendere le pubblicazioni da 1 a 22 giorni”.

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L’ARRESTO E LA PRIGIONIA, IN IRAN, DELL’ITALIANA ALESSIA PIPERNO

Queste sono ore di apprensione per il nostro paese. Una giornalista italiana, la 29enne Cecilia Sala, è stata arrestata lo scorso 19 dicembre mentre si trovava a Teheran, con regolare visto giornalistico, e portata nel carcere di Evin a Teheran, in una cella di isolamento. In quella prigione sono detenuti prigionieri politici e stranieri, infatti è lo stesso carcere nel quale nell’autunno 2022 ha trascorso 45 giorni la “travel blogger” romana Alessia Piperno, prima di essere liberata e poter rientrare in Italia.

EVIN: LA PRIGIONE DELLA STAMPA E DEI GIORNALISTI IN IRAN

Nel carcere di Evin sono state detenute anche le due giornaliste che hanno seguito il caso della morte della giovane Mahsa Amini, la ragazza 23enne morta mentre sotto la custodia delle forze di polizia per aver indossato l’hijab in maniera ritenuta inappropriata. Elaheh Mohammadi, 37 anni, e Niloufar Hamedi, 31 anni, sono state liberate su cauzione lo scorso 11 agosto, dopo più di un anno di detenzione e due corti di giustizia di Teheran le hanno assolte dall’accusa di collaborazione con gli Stati Uniti. La morte della giovane Mahsa Amini nel 2022 causò una forte ondata di proteste, in conseguenza delle quali almeno 14 giornalisti furono arrestati in Iran. Secondo l’Associazione dei giornalisti Iraniani, affiliata alla Federazione internazionale dei giornalisti, metà dei 14 giornalisti fermati nel corso delle proteste sono freelance.

LE SANZIONI DI ONU E UE ALL’IRAN

Le relazioni diplomatiche sono, da tempo, tese con il paese persiano. L’Unione europea ha imposto sanzioni nei confronti di Teheran in risposta ai suoi abusi dei diritti umani, alle sue attività di proliferazione nucleare e al suo sostegno militare alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Come possiamo leggere sul sito del Consiglio europeo, le misure restrittive connesse alle violazioni dei diritti umani in Iran comprendono:

  • il divieto di viaggio nei confronti di persone
  • il congelamento dei beni nei confronti di persone ed entità
  • il divieto di mettere fondi e risorse economiche a disposizione dei soggetti inseriti in elenco
  • il divieto di vendere, fornire, trasferire o esportare in Iran attrezzature che possono essere utilizzate per la repressione interna
  • il divieto di fornire assistenza tecnica, servizi di intermediazione o finanziamenti a qualsiasi persona o organismo in Iran, o per un uso in Iran (qualora possano essere utilizzati per la repressione interna)
  • il divieto di fornire all’Iran qualsiasi tipo di servizio di controllo o intercettazione di telecomunicazioni o di comunicazioni internet.

Inoltre, dal 2006 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato una serie di misure restrittive nei confronti dell’Iran in relazione alle sue attività di arricchimento dell’uranio a fini di proliferazione nucleare.

Leggi anche: Cecilia Sala: perché Teheran ha arrestato la giornalista italiana





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