Se il catechismo diventa educazione alla liturgia

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di Roberto MassimoCome pensare la parrocchia come luogo di educazione alla preghiera personale e alla preghiera liturgica? Come favorire la partecipazione alla celebrazione Eucaristica domenicale? Come arricchire gli itinerari di iniziazione cristiana avendo una maggiore attenzione alla situazione religiosa dei ragazzi e dei loro genitori? Quale aiuto si può trovare nel Direttorio per la Messa con i fanciulli per un loro coinvolgimento esperenziale?

Sono questi gli interrogativi posti al seminario di studio per i Direttori degli Uffici diocesani per la Catechesi e le loro equipe. A promuovere la riflessione e l’approfondimento sono stati i responsabili degli Uffici della Cei (mons. Walter Ruspi per la catechesi e mons. Mimmo Falco, per la liturgia), ma anche catecheti come don Luciano Meddi e don Gianfranco Calabrese. Si è trattato infatti di affrontare i nodi dell’iniziazione cristiana in rapporto alla liturgia, strutturata per i fanciulli e pensata per gli adulti la prima, e strutturata per gli adulti e rivolta ai fanciulli la seconda. E questo tenendo presente che gli operatori pastorali hanno un taglio più catechistico che liturgico.

Mons. Mario Meini, Vescovo delegato della Cet per la catechesi, ha introdotto la due giorni e ha affrontato l’attuazione liturgica del mistero rivelato, ma anche la bellezza e il piacere della conoscenza del mistero stesso la cui celebrazione – vissuta nella liturgia -, non trova uguali in nessun altra azione della Chiesa. Infatti il mistero non è solo rivelazione, ma incontro, abilitazione e relazione con Cristo con il Padre, con la scoperta dell’attività fecondativa dello Spirito.

Fra teologia e pastorale, mons. Ruspi ha invitato a riferirsi al paradigma catecumenale, dove – decisiva – risulta la fase di «prima evangelizzazione» a cui, dopo un cammino educativo globale e la celebrazione unitaria dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, deve seguire la fase mistagogica entro il contesto vitale della comunità cristiana. Ecco che non risulta superflua, ma assume un altro senso ed un’altra prospettiva, una eventuale diversa successione dei sacramenti.

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Il catecheta Meddi, nel proseguire il tema dell’articolazione delle tappe sacramentali e delle loro caratteristiche ha, come suo solito, posto più l’accento sulle contraddizioni e le opportunità che possono essere adottate, piuttosto che indicare direttamente soluzioni. Tuttavia ha sottolineato molto la necessità di interrogarsi non tanto sulla progressione dell’iniziazione cristiana, quanto sul modello educativo da adottare perché si passi sì dall’iniziazione cristiana, ma per arrivare all’iniziazione della vita cristiana, tenendo presente che la situazione italiana non si trova in un contesto di primo annuncio, quanto piuttosto di post-annuncio.

Mons. Falco pur affermando che avrebbe non presentato soluzioni, bensì analisi dei nodi liturgici, ha raccomandato molto l’utilizzazione delle indicazioni liturgiche-pastorali fornite dal Direttorio della Messa con i fanciulli, invitando all’iniziazione, all’esperienza e alla gradualità nella liturgia, percorrendo la via educativa della mistagogia.

È con tutto questo bagaglio di relazioni, talvolta di riflessione, ma anche di provocazione, che si sono tenuti i «laboratori» che hanno cercato di rispondere alle domande più sopra richiamate e che potrebbero essere condivise in ciascuna diocesi perché non si corra il rischio – ancora una volta – di verificare la distanza tra quanto si dibatte nei convegni e quanto si riesce ad applicare nella quotidianità.

A mons. Simone Giusti e alla Commissione Regionale della catechesi, va il merito di aver proposto – per il secondo anno consecutivo – una occasione di confronto e formazione che è stata raccolta da oltre 110 partecipanti, alcuni dei quali sono giunti a Villa il Palco di Prato anche dalla Sardegna, Lombardia, Calabria. L’auspicio formulato nel saluto di mons. Gastone Simoni, Vescovo di Prato, di «prendere coscienza della sostanza del Vangelo, per esporla e proporla nella catechesi e rifare così il tessuto cristiano della società – dopo aver rifatto il tessuto cristiano delle nostre comunità», ha trovato riscontro nel successo dell’iniziativa che, sicuramente, verrà proposta ancora nel prossimo anno.



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