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Continua a essere caldo il dibattito riguardo gli affitti brevi e le locazioni turistiche, con regioni e comuni, a partire da quello di Venezia, che in modo diverso tra loro stanno regolamentando o pensando di regolamentare un fenomeno caratterizzato fino a oggi da una grande libertà operativa per i singoli. Dal 1 gennaio sarà obbligatorio, in tutta Italia, il Cin, codice identificativo nazionale, che sostituirà il preesistente (per il Veneto) Cir, codice regionale. E i gestori di affitti brevi stanno faticando ad adattarsi alle nuove norme: circa un quinto nel veneziano, un quarto in tutto il Veneto, non ha ancora completato le procedure.

Contemporaneamente, una novità rilevante sul panorama nazionale è arrivata dalla regione Toscana, che si è dotata di un regolamento che offre ai sindaci la possibilità di regolare gli affitti brevi sulla base delle esigenze della singola città. Una norma che fa proprie parte delle proposte del gruppo Alta Tensione Abitativa, che oggi in conferenza stampa a Venezia ha presentato le novità. L’idea del gruppo è che la legge toscana possa fare da apripista per altre regioni, come il Veneto. 

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Le novità nazionali dal 1 gennaio: un quinto “fuori norma”

Da 1 gennaio 2025, in base all’articolo 13 ter del decreto legge 18 ottobre 2023, n. 145, tutte le strutture ricettive presenti nelle piattaforme dovranno essere dotate di un “Codice identificativo nazionale”, che di fatto renderà più semplici i controlli e lo scambio di informazioni e dati tra le regioni, facilitando peraltro il pagamento dei dovuti tributi (l’imposta di soggiorno). Un novità burocratica che cambia poco, soprattutto in regioni, come il Veneto, che erano già dotate del loro codice identificativo nazionale. 

Eppure ad oggi, stando ai dati del Ministero del Turismo, in Veneto ancora un quinto delle strutture deve dotarsi del Cin. Si tratta di numeri in linea con la media nazionale, anzi superiori: 80% “a norma” in Veneto, 76% in Italia. Nel veneziano l’81% delle strutture è già dotata del codice, e nelle calli di Venezia è sempre più comune vederne esposti sulle porte e sui campanelli. Di fatto è possibile che alcuni dei ritardi siano dovuti semplicemente alla scelta di non lavorare nei primi mesi dell’anno: a Rovigo solo il 62% delle strutture è a norma, molto meno della media del Veneto. Ma certo è un segnale di come per tanti proprietari e gestori le nuove regole siano un peso in più, come già sottolineato in diverse occasioni pubbliche.

Il regolamento toscano: limiti e zone. Il nodo tribunali

Dall’altra parte, l’annosa questione delle competenze per quanto riguarda gli affitti brevi (turismo e urbanistica sono di competenza regionale, ma finora le regioni hanno chiesto regole allo Stato) vede una possibile novità nel Testo unico sul turismo approvato il 20 dicembre scorso dalla Regione toscana che, molto in sintesi, prevede per 92 città della toscana ad “alta densità turistica” la possibilità di dotarsi di regolamenti per limitare il numero di locazioni turistiche in determinate zone, o mettere un limite massimo di giorni per chi vuole esercitare l’attività, o altro. Regole che hanno trovato il consenso nel consiglio regionale anche perché lasciano ai sindaci la possibilità o meno di applicarle, un po’ come accaduto per la sola Venezia con l’emendamento Pellicani approvato dal parlamento nel luglio 2022 (come noto, ad oggi ancora il Comune non si è dotato di un regolamento, ma è in discussione).

Le nuove regole toscane in buona parte ricalcano la proposta di legge presentata dal gruppo Alta Tensione Abitativa a Mestre nel 2022, che oggi non a caso ha celebrato il nuovo regolamento con una conferenza stampa a Ca’ Farsetti, in compagnia del regista Andrea Segre. Per il gruppo, che conta tra gli attivisti giuristi, urbanisti e tecnici a vario titolo, il regolamento – che certo incontrerà ricorsi – per come è strutturato potrà “reggere” in tribunale e fare quindi da apripista per altre regioni. «Il principio che è stato accolto dalla Toscana è fondamentale, ed è stato riconosciuto da tanti sindaci: le locazioni turistiche vanno contingentate, come qualsiasi altra attività» spiega Giovanni Leone di Ata, secondo cui la legge toscana potrebbe essere adattata e adeguata in altri contesti regionali.

Se passasse in Veneto un principio simile a quello toscano, altri comuni del veneziano, come quelli della litoranea ad alta densità turistica, potrebbero trovarsi dotati di poteri di regolazione. Una prospettiva che non può che preoccupare le associazioni del locatori, contrarie a ogni genere di limite per la proprietà privata, ma che per ora non è all’ordine del giorno né in Veneto né a Venezia.



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