“72 voli all’anno, dai tornei si guadagna poco”

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Marco Cassetta è stato il primo italiano di nascita a entrare nella top 100 della classifica mondiale del padel. Il giocatore piemontese ha rilasciato un’intervista a Fanpage.it in cui ha parlato della vita dei padelisti: “A fine stagione sei morto per i viaggi, le cifre importanti le guadagniamo dagli sponsor”.

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Marco Cassetta è un giocatore di padel, classe 1999, attuale numero 108 al mondo. Nel 2024 è diventato il primo italiano di nascita a entrare nella top 100. A Fanpage.it il padelista piemontese ha spiegato i segreti di questo sport, che in Italia ha preso piede negli ultimi anni. Cassetta ha parlato delle fatiche di questo sport, fisiche e mentali. Perché anche un atleta posizionato attorno la 100ª posizione mondiale, come lui, è costretto a effettuare una settantina di voli all’anno, ma a fronte di guadagni molto diversi rispetto a quelli del tennis. Cassetta è stato protagonista con l’Italia, con cui ha vinto la medaglia d’argento agli ultimi Europei.

Sei reduce dalla migliore stagione della tua carriera, ti ritieni soddisfatto?
Il 2024 è stato molto positivo fino a settembre, sia come risultati che come obiettivi raggiunti. Sono contento per quanto fatto fino a settembre: sono riuscito a entrare nella top 100, sono stato il primo italiano di nascita nella storia a riuscirci. Sono stato convocato sia agli Europei che ai Mondiali. Agli Europei siamo arrivati secondi, non potevamo fare di più visto che la Spagna è imbattibile. Mentre ai Mondiali siamo arrivati al quarto posto che rappresenta un grande traguardo, considerando anche che l’Italia non era mai andata così bene, anche se c’è rammarico per la finale del terzo posto persa. Purtroppo il socio con cui ho giocato si è rotto la spalla e ho dovuto cambiare ogni weekend da settembre fino alla fine dell’anno. Questa è la cosa peggiore che può capitare a un padelista. Cambiare partner ogni volta è duro. Per il finale di stagione non sono contento, ed è anche colpa mia. Non è girata al meglio, ho perso un po’ di partite, un po’ di fiducia e un po’ di punti.

Ci spieghi come mai il padel è dominato in modo assoluto da giocatori spagnoli e argentini?
Spagnoli e argentini sono molto avanti perché lì questo sport si gioca da sempre: lo praticano già dagli anni ’60. Lì è proprio uno sport riconosciuto da tanto tempo. Ci sono scuole padel che sfornano bambini che poi diventano professionisti e diventano campioni. Hanno tanti di quei giocatori perché sono partiti nettamente prima. Noi stiamo recuperando pian piano, ma anche loro continueranno a crescere. Un giorno, ma forse non basteranno vent’anni, sarà tutto omologato. Dico vent’anni perché non credo che le altre nazioni si avvicineranno a Spagna e Argentina tanto presto. Tu pensa che oggi tra i primi cento del mondo ce ne sono penso 90 di giocatori tra spagnoli e argentini, compresi i naturalizzati.

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Quando è sbocciata la tua passione per il padel?
Nel 2017 ho imparato a conoscerlo. Io giocavo a tennis. Ma a un certo punto smetto completamente, perché il tennis mi prendeva meno. Con il padel è stato un colpo di fulmine. Già nel tennis mi piaceva giocare il doppio, attaccavo, ero simpaticamente uno scalmanato, andavo sempre a rete. Poche settimane dopo l’addio al tennis, ho iniziato con il padel e sono stato selezionato subito per i Mondiali giovanili. Per me è stato un grande onore. L’emozione e l’orgoglio più grande per me è sempre rappresentato dalla maglia azzurra. Mondiali giovanili, vengo convocato e partecipo. È stata la cosa più bella capitata nella vita. Giochiamo anche bene e così dal 2018 ho giocato solo a padel. A un certo punto mi sono detto: “Voglio fare il professionista”. E ci sto riuscendo.

Come si svolge la vita di un giocatore di padel?
Da gennaio fino a metà febbraio c’è la pre-stagione, cioè ci sono solo allenamenti. Io in quel periodo vado in Spagna, perché lì il livello è molto più alto. Lì ci si allena tanto: doppia seduta giornaliera anche in palestra. Da metà febbraio fino a metà dicembre si giocano i tornei, con una sola settimana di pausa ad agosto. In ogni weekend ci sono i tornei, che si dividono in varie categorie: ovviamente più il livello sale e più ci sono punti e soldi. Chi non è tra i primissimi del mondo, cioè noi che navighiamo attorno la centesima posizione, disputa una trentina di tornei. Noi italiani facciamo anche i campionati italiani assoluti. La classifica si basa sui risultati dei migliori ventidue tornei. La cosa stancante a fine stagione non è la parte in campo, io mi diverto e vorrei giocare sempre. A fine stagione sei ‘morto’ per i viaggi, gli spostamenti e il fuso orario e si arriva stanchi. Quest’anno pensa ho fatto una cosa divertente: ho segnato su un quaderno tutti i voli presi, anche con le bandierine: ne ho presi 72, tra scali, andata e ritorno. Questo vale per tutti i giocatori. Tutti ne prendono almeno 60 o 70 voli all’anno.

Cassetta con Marco Materazzi, grande appassionato di padel.

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Quanto guadagna un professionista del padel?
Io come tutti i giocatori di padel ci consideriamo dei privilegiati a essere professionisti. Io cerco di fare tutto al massimo, pure per gli sponsor che mi aiutano nella mia attività. Gli sponsor sono fondamentali per tutti. I primi del mondo guadagnano bene, ma le cifre importanti non le incassano dai montepremi dei tornei, ma dagli sponsor: lo sponsor della racchetta e quello tecnico, più altri sponsor personali.

Il padel ha avuto un momento espansione, poi c’è stato il boom del tennis grazie soprattutto a Sinner. C’è rivalità tra questi due sport?
Il padel continua a crescere a vista d’occhio, nonostante il nuovo boom del tennis, che è uno sponsor meraviglioso, che amo sempre. In quel mondo ho molti amici, compreso Andrea Vavassori, che nel 2024 ha avuto un’annata straordinaria, e che è anche mio compagno di agenzia (Reset Group ndr.). Sono contento che il tennis si sta avvicinando al calcio, ma il padel continua a crescere e forse nel 2032 entrerà anche tra gli sport olimpici.

Perché nel padel si gioca solo il doppio?
Questa è una bella domanda. Si gioca solo il doppio perché è stato creato così: è la regola. In qualche circolo c’è anche il campo per il singolare, ma sono pochi. Il creatore lo ha pensato in questo modo.

Quanto dura la carriera di un giocatore di padel?
La carriera dei giocatori di padel è un po’ più lunga rispetto a quella dei giocatori di tennis, lo è per ovvi motivi. Si corre tanto, le partite sono molto lunghe assolutamente, ma il campo è più piccolo e si gioca in doppio. Ci sono top 50 e top 20 che hanno più di 40 anni. Ovviamente tocca tenersi in forma. In futuro non so se sarà sempre così perché essendo aumentata la potenza nei colpi credo che nella prossima generazione l’età media si ridurrà.





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