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Angela Barbieri

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Ieri sera dopo le 20 il governo ha posto la questione di fiducia sulla manovra finanziaria. Oggi atteso il voto definitivo da parte dell’Aula del Senato. Ieri mattina a tenere banco, con un un polverone alzato ad hoc dalle opposizioni, è stata la decisione del relatore del provvedimento Guido Liris di rinunciare al mandato. Una decisione, come si è presto capito, dettata dall’esigenza di non ritardare ulteriormente l’esame del testo su cui pendeva l’ostruzionismo della sinistra che aveva presentato 800 emendamenti. Ecco tutte le misure principali contenute nella legge di bilancio che dovrà essere approvata in via definitiva oggi dall’aula del Senato.

TAGLIO TASSE E IRPEF La manovra rende strutturali il taglio del cuneo fiscale per i redditi dei lavoratori con redditi fino a 40mila euro, in totale interessando 14,3 milioni di dipendenti. Entra a regime anche la riduzione a tre aliquote dell’Irpef accorpando i primi due scaglioni. Interventi questi che pesano per circa 18 miliardi, rappresentando 2/3 dell’intero provvedimento.

CANONE RAI A 90 EURO Oltre alle modifiche approvate, vanno segnalate anche quelle che non hanno visto luce, a partire dal no alla conferma del taglio del canone Rai nel dl fiscale, con la conseguenza che dal prossimo anno i contribuenti torneranno a pagare 90 euro contro i precedenti 70.

CRIPTOTASSA E WEB TAX L’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle plusvalenze e sugli altri redditi delle criptovalute resta al 26 % nel 2025 e sale al 33% nel 2026, contro il rialzo al 42% indicato dall’esecutivo. La web tax torna ad essere applicata solo alle grandi società, quelle che realizzano ricavi da servizi digitali non inferiori a 750 mln l’anno, mentre la versione iniziale del governo prevedeva l’estensione alle pmi.

CONTRIBUTO BANCHE E ASSICURAZIONI La manovra prevede una spending review da circa 3 miliardi per contribuire al taglio del deficit imposto dalla procedura Ue sui conti. Altre coperture arrivano da un contributo a banche e assicurazioni per oltre 3,4 miliardi.

SOSTEGNO FAMIGLIE Nel 2025 sono confermate e potenziate le misure sui congedi parentali. Introdotta anche una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1.000 euro ai genitori con Isee entro i 40mila euro e rafforza il bonus asili nido. Inoltre tra le misure sociali, si rifinanzia per il 2025 la carta “Dedicata a te”. Nel computo delle detrazioni si terrà conto del numero dei familiari a carico: più numerosi sono i componenti della famiglia, maggiori sono gli spazi per le detrazioni fiscali.

LAVORO E IMPRESE In particolare nel Mezzogiorno si confermano gli incentivi finalizzati all’occupazione dei giovani e delle donne, che saranno riconosciuti anche ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Si conferma anche la decontribuzione per le imprese della Zes e gli incentivi all’autoimpiego nel digitale e del green. Confermata la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività. Tra le novità approvate nell’iter parlamentare l’Ires premiale al 5% per le imprese che investono e assumono.

PENSIONI Sono confermate le misure della legge di bilancio 2024 e sono potenziate quelle destinate ai lavoratori pubblici e privati che, pur in età pensionabile, restano al lavoro. Nell’iter parlamentare è stata introdotta la possibilità di un anticipo pensionistico a 64 anni cumulando la previdenza obbligatoria e quella complementare.

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COMPENSI MINISTRI E NORMA ANTI RENZI Nell’iter parlamentare è stata approvata una riformulazione della cosiddetta norma anti-Renzi prevedendo che ministri, presidenti di Regione e Province e parlamentari italiani ed europei non possano accettare incarichi che comportino un compenso da paesi extra-Ue. Per gli esponenti del governo però si esclude la deroga al divieto che invece può richiede il parlamentare, ad ogni modo il compenso non può superare i 100mila euro l’anno. Una seconda norma stoppa il rialzo degli stipendi dei ministri non eletti per allinearli a quelli dei colleghi parlamentari e prevede solo rimborsi delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni.

PONTE SULLO STRETTO Con le modifiche approvate arrivano nuovi fondi al Ponte sullo Stretto con un incremento complessivo idi 1,4 miliardi, che portano il costo complessivo dell’opera a 13 miliardi.



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