in Campania record di casi

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


Mal di gola, febbre, spossatezza, dolori articolari, naso che cola, stranuti e tosse, vomito e diarrea: sono i tipici sintomi delle infezioni influenzali stagionali e delle sindromi parainfluenzali sempre più comuni nelle famiglie campane ed italiane all’avvicinarsi del picco epidemico solitamente collegato con le riunioni di famiglia in questo periodo di feste natalizie ma è dopo dopo la befana, con la ripresa delle scuole, che si teme l’esplosione.  

A rischiare sono soprattutto le persone fragili per età e per altre malattie concomitanti. Va subito chiarito che quest’anno l’incidenza dell’influenza e degli altri virus parainfluenzali è stata più bassa degli scorsi anni sia per il clima che si è mantenuto mite fino agli inizi di dicembre sia per la maggiore adesione alla campagna vaccinale con tantissimi campani ed italiani che hanno porto il braccio al medico di famiglia, ai pediatri di base e ai camici bianchi vaccinatori delle farmacie. 

«L’Aviaria sarà la nuova pandemia: il virus è mutato. Serve un vaccino». Perché fa più paura. Giallo sul paziente della Louisiana

Lo stesso non può dirsi per la profilassi antiCovid che, sebbene cosomministrabile con quella antinfluenzale, è stata richiesta con molta parsimonia dalle famiglie. Sale dunque lentamente il numero di casi in Italia ma se nella settimana precedente a quella di Natale e in quella in corso l’incidenza ha superato il livello di guardia di 10 casi per mille assistiti (9,0 nella prima settimana di dicembre). Tutte le regioni sono tuttavia ancora lontane dai 15 casi per mille che si registravano un anno fa in questo periodo tranne la Campania che detiene un record di casi in questo periodo. 

Secondo il rapporto della rete epidemiologica RespiVir Net che fa capo all’Istituto superiore di Sanità, la Campania è infatti l’unica regione in Italia che ha iniziato a colorarsi di rosso ed è quella in cui si registra il maggior numero di casi per abitanti lungo lo Stivale. Il presupposto di un ulteriore aumento atteso di casi sono le riunioni in famiglia delle feste di Natale che solitamente generano un picco di contagi dopo Capodanno e una esplosione alla ripresa delle scuole dopo la Befana. 

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

A bilanciare la situazione, e a tenere più bassa del dato storico l’insorgenza di infezioni respiratorie, sono le vaccinazioni che non vanno rimandate oltre in quanto avrebbero una limitata efficacia.

 “Il numero di sindromi simil-influenzali – avverte Pina Tommasielli, medico di famiglia con studio a Soccavo- è sostenuto oltre che dai virus influenzali, anche da altri virus respiratori Covid compreso. Abbiamo effettuato quest’anno molte vaccinazioni richieste per la prima volta con questa frequenza dopo il Covid. Alcuni pazienti, i più fragili per età e per patologie croniche concomitanti, hanno effettuato anche la profilassi contro Sars-Cov2 e contro lo pneumococco, anch’esso temibile. Effettivamente nell’ultima settimana abbiamo iniziato a vedere molti più casi, anche per la virata del clima verso temperature decisamente più invernali”.

“Per ora i segnali della vera epidemia influenzale (quella per la quale stiamo ancora conducendo la campagna vaccinale) – aggiunge Saverio Annunziata, medico di famiglia con studio nella zona di Chiaia –  sono ancora sfumati ma stanno crescendo molto negli ultimi giorni. Stanno circolando molto i virus parainfluenzali che non sono coperti dal vaccino, con sintomi che vanno dalla tosse alla febbre, ai dolori addominali, faringiti. Ci attendiamo l’esplosione epidemica nei prossimi giorni e per tutto il mese di gennaio. Bisogna fare molta attenzione in questi giorni agli anziani fragili, agli oncologici, ai malati di cancro tenendoli più protetti”. 

I bambini

Maggiormente colpiti i bambini sotto i cinque anni di età con un’incidenza pari a 22,6 casi per mille assistiti (20,3 nella settimana precedente). Tra i campioni analizzati il 5,5% sono risultati positivi per il Virus respiratorio sinciziale che provoca pericolose bronchioliti nei bambini, il 3,2% per SARSCoV-2 e i rimanenti casi sono risultati positivi per altri virus respiratori di cui il 12% per Rhinovirus e gli altri per Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2, Adenovirus, virus Parainfluenzali, Metapneumovirus e Bocavirus. La circolazione contemporanea di diversi virus respiratori contribuisce a determinare il valore totale di incidenza delle sindromi simil-influenzali. “Generalmente il Natale non è un buon periodo per i virus respiratori e influenzali – commenta Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del Santobono – osserviamo solo nell’ultima settimana un aumento dell’afflusso in pronto soccorso di piccoli pazienti con sintomi tipici e stiamo vedendo anche le temute bronchioliti che soprattutto nei neonati sono molto temibili e i quali servirebbe la profilassi con anticorpi da richiedere e somministrare alla nascita. Un farmaco ad alto costo ma quest’anno per a prima volta disponibile nei punti nascita. In questo momento la situazione è ancora sotto controllo grazie anche alla campagna vaccinale antinfluenzale e proprio all’avvio della somministrazione dell’anticorpo monoclonale contro il Virus respiratorio sinciziale. Monitoriamo la situazione e un possibile capovolgimento a seguito delle grandi riunioni di famiglie di fine anno e in questi giorni di feste natalizie”. 

“Per le infezioni pediatriche – conclude Annamaria Staiano, ordinario della Federico II  e presidente della Società italiana di Pediatria – l’incidenza totale di sindromi simil-influenzali sta crescendo progressivamente. È importante ricordare che i bambini di età compresa tra i 6 mesi e i 6 anni hanno maggior rischio di sviluppare complicanze. Per questo motivo in questa fascia di età il vaccino è fortemente raccomandato.

I vaccini

L’offerta del vaccino contro l’infuenza stagionale e contro il Covid è attiva e gratuita per gli ultra 65 enni e i fragili in tutte le regioni. In Campania la gratuità è stata estesa alle persone dai 60 anni in poi con o senza patologie croniche. La campagna è rivolta anche a cittadini di ogni età compresi nelle categorie a rischio ossia operatori e residenti di strutture assistenziali, con o senza patologie croniche; donne in gravidanza e in post partum; medici e personale sanitario di assistenza nelle strutture sanitarie, socio-sanitarie e socio-assistenziali; soggetti di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti; persone rientranti nella fascia d’età 6 mesi-59 anni con patologie croniche compresi i conviventi; addetti ai servizi pubblici di primario interesse collettivo; personale di trasporti pubblici, poste e comunicazioni, volontari dei servizi sanitari di emergenza e dipendenti della pubblica amministrazione; personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani; volontari in ambito sociosanitario e donatori di sangue; bambini sani dai 6 mesi ai 6 anni. La vaccinazione è effettuata dal medici di famiglia e nelle farmacie. Per i più piccoli dai pediatri di libera scelta che vaccinano in via preferenziale i loro assistiti affetti da patologie croniche. Per i minori sani tra 6 mesi e 6 anni, la vaccinazione è offerta dai Pediatri aderenti o dai dipartimenti di prevenzione delle Asl. Per i soggetti a rischio la vaccinazione anti-covid è co-somministrabile col vaccino antinfluenzale. È possibile prenotare la profilassi anche  presso i Cup aziendali.  I cittadini sani tra i 18-59 anni possono essere vaccinati a pagamento, secondo il tariffario regionale, presso le farmacie aderenti, i medico di medicina generale con prescrizione e acquisto in farmacia, il servizio vaccinale dei distretti du prenotazione. «Il vaccino antinfluenzale abbatte il rischio di ricovero per influenza grave o critica nei bambini – avverte Alessandro Perrella, infettivologo del Cotugno – ricercatori americani hanno dimostrato che il vaccino antinfluenzale riduce in modo significativo il rischio di visita al pronto soccorso e ricovero per influenza grave o critica nei bambini». 

«L’Aviaria sarà la nuova pandemia: il virus è mutato. Serve un vaccino». Perché fa più paura. Giallo sul paziente della Louisiana

Prestito personale

Delibera veloce

 

Le gastroenteriti

In questo periodo negli studi dei medici di famiglia “vediamo ancora molti casi di una forma gastrointestinale persistente, di tipo virale. E se negli anni precedenti queste infezioni si risolvevano in 2 o 3 giorni, in questa fase notiamo che tendono a rimanere attive per 7-10 giorni. Alcuni pazienti, inoltre hanno una reattività che ne aumenta la durata e hanno spesso delle recidive”. A tracciare il quadro è Silvestro Scotti, medico di medicina generale con studio a Bagnoli e segretario generale nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (FIMMG) che rileva come «tutte le virosi di questo periodo, anche quelle parainfluenzali, da raffreddamento, sembrano più aggressive. E lo stress le favorisce». Un circolo che diventa rapidamente vizioso. «Abbiamo una popolazione – spiega Scotti – che è diventata più ipocondriaca dopo il Covid. La gastroenterite e i fenomeni da colon irritabile risentono molto dello stress emotivo. E se la virosi di per sé ha una durata più lunga a questa si aggiunge, di conseguenza, lo stress e la paura di altre malattie. L’assistito entra in un circuito di malessere con sintomi che vanno trattati, in qualche caso, anche con farmaci per ridurre l’ansia che ne deriva e che si scarica nella somatizzazione a livello gastroenterico. Un sintomo che si è abituati a vedere svanire in pochi giorni ne dura poi 7-10 e allora cominciano le richieste di tutti gli esami possibili, di visite gastroenterologiche, di ecoaddome. Si cade quindi in un eccesso di medicalizzazione oltre che di ansia e paura». In questo contesto, per Scotti, l’appello ai cittadini «è di non automedicarsi con gli antibiotici. Se c’è una complicanza va valutata sempre da un medico. L’uso indiscriminato di questi farmaci li rende inefficaci e vediamo crescere sempre di più la resistenza dei patogeni. Ricordiamo che in questo periodo la maggior parte delle infezioni sono di tipo virale, l’antibiotico non serve. Anzi utilizzarlo a sproposito può determinare il rischio che, se poi interviene una vera complicanza, quello stesso antibiotico non funzionerà».  

I casi gravi

I dati sulle forme gravi e complicate di influenza confermata saranno pubblicati nelle prossime settimane. Per ora è stata in linea col dato atteso, con una media giornaliera di 352 decessi rispetto ai 345 attesi. Parliamo di un indicatore ricavato dal sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg), basato sulla rilevazione in 54 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi per gli ultra65enni per tutte le cause (non solo per influenza). Tale numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti. Va ricordato che ogni anno l’influenza determina un eccesso di mortalità. Se, infatti, osserviamo l’andamento della mortalità totale (cioè per tutte le cause) in un periodo di tempo, notiamo un andamento sinusoidale con dei picchi in corrispondenza dei mesi invernali e degli avvallamenti nei periodi estivi e i picchi si osservano soprattutto tra le persone anziane. Dunque, il razionale della sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg) è quello di evidenziare aumenti del numero di decessi osservati che supera il numero atteso in presenza di una stagione influenzale particolarmente aggressiva. Il sistema di sorveglianza prende in considerazione dunque il numero di decessi per tutte le cause perché i dati dei decessi per influenza non sono disponibili in tempo reale. Infatti l’Istat ogni anno codifica tutti i certificati di morte, compresa l’influenza, e ne attribuisce la causa principale a posteriori. Un processo che, per rendere disponibili i dati di mortalità per specifica causa, richiede mediamente un periodo di due anni.
 Il secondo sistema di sorveglianza è quello delle forme gravi e complicate di influenza confermata in laboratorio nei pazienti ricoverati in terapia intensiva. Questo sistema monitora il numero di decessi attribuibili all’influenza che si osservano nella popolazione di pazienti che ha un quadro clinico molto grave.
 
Per le ragioni sopra descritte, nessuno dei due sistemi di monitoraggio fornisce il numero totale di decessi che l’influenza stagionale provoca ogni anno in Italia. Per quest’ultimo dato è inoltre necessario sottolineare un ulteriore elemento da tenere presente. Se analizziamo i dati di mortalità specifici per influenza che l’Istat fornisce ogni anno in Italia, i decessi per influenza sono qualche centinaio. Il motivo principale è che spesso il virus influenzale aggrava le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie (per esempio respiratorie o cardiovascolari) fino a provocarne il decesso. In questi casi spesso il virus influenzale non viene identificato o perché non ricercato o perché il decesso viene attribuito a polmoniti generiche. È grazie a queste metodologie che si arriva ad attribuire mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Source link