Nuovo Giornale Nazionale – IL MAESTRINO NERVOSO E L’ASSOLUZIONE DI SALVINI

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di Max Del Papa*

 

Al maestrino mestrino è andata di traverso. Mica da solo: è tutto un coro di prefiche, molto pre e poco altro, perché per la sinistra bruttona dentro fuori le sentenze si rispettano solo se canagliesche, altrimenti ci si rotola in terra. C’è da capirli, questi dell’arcipelago solidale pro domo con la strategia ormai chiara, confermata, perfino rivendicata: convincere i disperati, fargli sborsare tutti i soldi, metterli sui canotti e, quando affogano, andarli a prendere in alto mare. È il business, giusta la confidenza del Buzzi al neofascista Carminati, rimasta storica: “Coi clandestini si fanno più soldi che con la droga”. E siccome dove c’è business c’è azienda, c’è industria, l’altra massima aurea di ogni industria è: se gli affari non crescono, diminuiscono e se diminuiscono troppo a picco ci finiamo noialtri. E allora giù con le imprecazioni, certe madonne, nelle “realtà sociali della Chiesa”, nelle multinazionali del Bene sempre al tigì, alla Rai dove avevano già casse di spumante da stappare,da FabioFazio con quello di Hollywood che sussurrava ai nerboruti migranti, reinvitato per l’occasione, nelle società per cattive azioni con sedi da stilisti nel centro di Roma o di Milano, ma pure in Vaticano, pure alla Cei, pure all’Avvenire, pure a Santa Marta da Bergoglio, fraterno amico e sovvenzionatore, tramite un reticolo di diocesi che con Dio temiamo abbiano poco a che fare. Incazzati come satanassi, furibondi contro i tribunali, delirano: il più fuori fase è proprio l’ex tutona bianca, oggi convertito sulla via di Bagnasco, il cardinale: “Hanno assolto Salvini? E noi ne imbarchiamo di più”. Il ballo del gnegne, da uno a sua volta sotto processo con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Perché è clandestina; tutto in questo business è clandestino e non basta concionare “la legge siamo noi”, “prima l’umanità e poi la legge”: vecchio fumo, qui di umanitario c’è niente e di legale ancora meno, sono 30 anni che lo sperimentiamo e gli effetti avversi sulla società sono devastanti, è tutto un gioco sporco sulla pelle di chi annega. “E noi ne prendiamo di più”, vedi caso tutti da portare qui, in Sicilia, in Italia. Non stupisce il vecchio arnese del sovversivismo, più che altro desolano, abbastanza, vescovi e manager delle “realtà solidali”, ma sono anche loro figli di un tempo che ribalta tutto, nel quale vale tutto. Casarini arriva a rimpiangere “i giudici creativi”: in compenso ci siamo scampati i giudici cretini, perché che Salvini non avesse commesso alcun reato, anzi avesse agito secondo legge, obbligato dalla legge, dal suo mandato ministeriale, lo dicevano intercettati per primi gli stessi magistrati: Non riesco a capire come possiamo perseguirlo, ha fatto solo il suo dovere; Apposta dobbiamo stroncarlo. Un modo di ragionare orribile, difatti il processo si è tenuto a Palermo, che la sentenza ha appena, appena mitigato. Non cancellato, non ripulito, ma almeno per questa volta ha fatto giustizia, che è il mestiere di chi porta addosso una toga. Ha detto bene chi, non ricordo se Salvini, se il suo avvocato Giulia Bongiorno (è donna di giudizio e di valore, non se la prenderà se la chiamo avvocato), ha commentato che non era una pronuncia per salvare Salvini ma contro la tratta di esseri umani, per arginarla almeno. E quello, il presunto folgorato da Gesù: “Noi ne andiamo a prendere di più”.
Benissimo! Vorrà dire che accumuleranno reati, questo qui in particolare, l’ex avventore della bettola “Allo sbirro morto” di Marghera, che oggi se la tira da Gesucristo, e speriamo facciano curriculum: essendo ampiamente pregiudicato per un rosario di imprese in 25 anni, se davvero un giudice creativo, creatore di giustizia, stavolta lo mazzula, finisce dentro e ce ne liberiamo per qualche tempo. Aria pura, Bergoglio ci perdonerà e se non ci perdonerà fa lo stesso: davvero non ne possiamo più di certi arnesi che predicano peggio ancora di come agiscono, non ne possiamo più dell’ipocrisia laica o ecclesiastica che sia, “ce li sentiamo nella gola” come nella canzone di Finardi tutti questi che spacciano un “bene”, una solidarietà, una umanità che non sta né in cielo né in terra. E che, in privato, o “brindano a champagne” se arrivano i soldi del trasbordo degli ultimi, o trescano perché “Il ministro non ha fatto nessun reato ma proprio per questo dobbiamo distruggerlo”. Ma che schifo.
Piccola postilla: uno dei protagonisti di tanto splendore, Palamara, avrà pure pagato per tutti lui solo, però invece di sparire, una volta radiato dal sistema che orchestrava, e che alla fine lo ha sacrificato, ha avuto l’ardire di candidarsi in politica e di farsi passare da martire. Qui, se è lecita una fulminea divagazione, chi scrive vorrebbe esprimere tutta la sua concordanza con Claudio Romiti, che questa mattina propone di dirottare le multe condonate ai novax (che non erano novax, si erano semplicemente rifiutati di avvelenarsi con la terza dose, siccome le prime due non funzionavano) ai politicanti responsabili di una gestione pandemica sciagurata, autoritaria, illegale.

Anche qui le chat, i messaggi, confermano ad imperitura memoria uno schifo inarginabile: “Cazzo ma questi vaccini non servono, ammazzano i ragazzini, quella a 18 anni c’è rimasta sei ore dopo la dose [Camilla Canepa, ndr]”; “Ih, sai quanti ne dovranno morire. Ma che facciamo? Preferite sacrificare la gente o i vaccini?”. Business, as usual. E tutto si tiene. Ma non se ne può più neppure di garantismo per i malfattori, alla lettera, di ogni risma e per di più confessi e per giunta orgogliosi. Abbiamo vissuto stagioni pandemiche ma più di pandemonio, il mondo non al contrario ma l’antimondo, il mondo dei diavoli. Altro che giudici “creativi” ci vorrebbero per certa gente.

 

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