Giorgia Meloni ha deciso, il capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura sarà magistrato contabile

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Il capo di gabinetto del ministero dell’Agricoltura, Francesco Borriello, laurea in Scienze Agrarie, ex Coldiretti ed ex Ismea, sarà consigliere della Corte dei Conti, cioè magistrato contabile. In quanto tale avrà titolo per scrivere una sentenza o una delibera della Corte dei Conti. La nomina è stata deliberata dal Consiglio dei ministri del 23 dicembre su proposta del capo del governo, Giorgia Meloni e arriva in un momento molto delicato per la magistratura contabile, sulla quale pende la proposta di riforma che porta la firma dell’ex capogruppo di FdI Tommaso Foti, oggi Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e per il PNRR.

Il Ddl 1621 al momento è nelle mani delle Commissioni affari Costituzionali e Giustizia della Camera, ma nel suo impianto originario ridimensiona i poteri di controllo della Corte cambiando radicalmente l’esercizio del controllo contabile, introducendo più ampie forme di controllo preventivo, riducendo la responsabilità erariale a ipotesi di carattere sanzionatorio e ampliando l’attività consultiva oggi prevista per i soli enti territoriali. Senza contare il paventato taglio delle procure regionali.

Non a caso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 2 dicembre scorso, ricevendo al Quirinale i nuovi Referendari (i magistrati che ricoprono la qualifica iniziale sia nei tribunali amministrativi regionali sia nella Corte dei conti) ha tenuto a ricordare il ruolo “indispensabile” della magistratura contabile, come “garante imparziale della corretta gestione delle risorse pubbliche“. Tanto più in un’epoca come l’attuale in cui sono decisamente scarse. Il capo dello Stato aveva quindi chiesto “equilibrio” alla Corte dei conti ed alle Camere, che devono legiferare con attenzione. “Spetterà adesso al Parlamento – ha spiegato Mattarella – dettare una disciplina in grado di contemperare, nel rispetto del fondamentale principio della separazione tra potere giurisdizionale e potere amministrativo, l’esercizio imparziale ed efficace dei compiti che la Costituzione affida alla magistratura contabile, con la salvaguardia dei principi, anch’essi di natura costituzionale, di buon andamento e imparzialità dell’Amministrazione”.

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Quanto alla normativa attuale, i magistrati della Corte dei conti sono reclutati tramite un concorso pubblico per titoli ed esami, al quale possono partecipare magistrati ordinari, amministrativi, avvocati dello Stato e del libero Foro, militari, impiegati e funzionari pubblici in possesso dei requisiti richiesti dalla legge. Inoltre è prevista la possibilità, per il governo, di nominare una quota di consiglieri che acquistano gli stessi diritti, doveri e garanzie di indipendenza degli altri magistrati. Per questa categoria di consiglieri è previsto un parere preventivo, non vincolante, del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti che è stato espresso anche nel caso di Borriello.

Secondo quanto riportato dal quotidiano Domani lo scorso 23 ottobre, il parere della Commissione del Consiglio di presidenza è stato negativo. “Il curriculum è ineccepibile, ma è laureato in Scienze agrarie con indirizzo economico – recita il verbale della Commissione citato letteralmente dal giornale di Carlo De Benedetti -. Nella vigenza della legge 231 viene fatto riferimento esplicito alla laurea con indirizzo economico finanziario o giuridico amministrativo. Il parere della Commissione è, pertanto, sfavorevole”.

In altre parole, è la critica, in base a una normativa interna al Consiglio di Presidenza, la nomina governativa può avere parere favorevole quando ha un fondamento, che non può essere la laurea in agraria, ma una particolare ed eccezionale esperienza nella contabilità pubblica o in ambiti attinenti alle funzioni di magistrato della Corte dei conti. Forse per evitare di alzare i toni, il Consiglio si è poi espresso definitivamente sulla questione nei giorni scorsi, ma a porte chiuse. L’esito, in ogni caso, non avrebbe potuto limitare la scelta di Meloni, non essendo il parere vincolante ed essendo la legge che regola la nomina governativa molto meno stringente del regolamento interno del Consiglio.



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