La Regione siciliana, i soldi per gli spettacoli e la rivolta degli esclusi: «Basta mancette, ora somme nel Fondo unico»

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Istanza ai vertici di governo e Ars. Informata anche la procura della Corte dei conti

L’applicazione «costituzionalmente orientata» delle norme regionali, al fine di evitare «trattamenti disparitari e sperequativi». Basta questo agli aderenti al Coordinamento degli Stati generali dello spettacolo che, tutti insieme, firmano un’istanza per il finanziamento del Furs, il Fondo unico per lo spettacolo regionale, ormai ridotto ai minimi termini.

I contorni di questa storia sono quelli che, soprattutto tramite queste pagine, sono ormai noti a tutti: un fondo regionale all’osso, accessibile tramite criteri uguali per tutti, e un’infinità di mancette per pochi, assegnate in virtù della relazione con questo o quest’altro deputato regionale. Passato alle cronache come «metodo Auteri», dal nome dell’(ex) meloniano all’Ars Carlo Auteri, ma esempio plastico di un «così fan tutti» in salsa sicula.

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L’istanza

Da cui la decisione delle associazioni prive di amici, e dunque escluse: l’istanza indirizzata al presidente della Regione Renato Schifani, al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, all’assessora al Turismo Elvira Amata, al presidente della commissione Cultura Fabrizio Ferrara, anch’egli di Fratelli d’Italia. E inviata per conoscenza, perché non si sa mai, anche alla Procura della Corte dei conti.

Nell’istanza, firmata dall’avvocato Francesco Mauceri, si ripercorre la storia dell’ultima manovrina regionale, quella di quest’estate. Quando 8,5 milioni di euro (e passa) sono andati a «privati enti e associazioni […], senza idonee specificazioni delle attività in concreto sponsorizzate, spesso genericamente indicate», e senza che la scelta dei destinatari fosse «in alcun modo motivata né risulta preceduta da alcuna previa pubblica selezione». Era quel florilegio di generici «eventi culturali e di promozione del territorio» raccontati in una lunga inchiesta a puntate sul quotidiano La Sicilia, in qualche caso senza che delle suddette manifestazioni si trovassero riscontri.

«La mancanza di una preventiva selezione comporta la violazione dell’art. 97 della Costituzione», ricorda adesso il Coordinamento, ricordando che uno strumento che supera le censure di costituzionalità esiste dal 2015: è il Furs, che ha una dotazione inferiore a quella – per esempio – delle mancette agostane citate all’inizio, molte delle quali andate ad associazioni che «sono state costituite in epoca recente e non rispondono a criteri di chiara fama ovvero di storicità e di evidente capacità tecnico amministrativa».

La soluzione

Il coordinamento poi avvisa: se dalle leggi regionali “ad personas” si dirottassero i fondi per darli a «determinati Comuni del territorio», sarebbe un modo – anche un po’ goffo – per spostare il problema dall’amministrazione regionale a quella locale. Da cui la richiesta: «Il rifinanziamento del Furs, in maniera da consentire a tutti i soggetti interessati di ricevere valutazioni e sostegni congrui». E poi che venga finanziato «il capitolo “Festival e rassegne”, al momento non coperto e le cui risorse sono state totalmente dirottate verso le attribuzioni dirette qui denunciate».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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