Accordo tra la Provincia di Oristano e l’università: gratis la sede dell’ateneo al convento del Carmine

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Oristano La spada di Damocle non c’è più. Nel giro di meno di due mesi dall’insediamento del nuovo amministratore straordinario, la Provincia cambia rotta rispetto alla direzione presa nell’ultimo decennio e concede all’università di Oristano in comodato d’uso gratuito l’ex convento del Carmine sede storica delle lezioni dell’ateneo. Sarà così sino al 20 giugno 2046, momento in cui scadrà la convenzione che andrà eventualmente rinnovata. C’è tempo per pensarci e adesso ci si può concentrare subito sulla programmazione dei corsi decentrati delle università di Cagliari e Sassari ospitati in città. Contemporaneamente cade il credito, peraltro mai richiesto, di oltre 800mila euro che la Provincia vantava sul Consorzio Uno, ente gestore dell’università la quale avrebbe dovuto pagare circa 168mila euro l’anno per l’affitto dei locali.

Si può dire che il problema nato durante la giunta provinciale guidata da Massimiliano De Seneen e perpetratosi durante gli anni di gestione in capo all’amministratore straordinario Massimo Torrente è ormai alle spalle. A sancire il nuovo corso sono stati l’attuale amministratore della Provincia, Battista Ghisu, e il presidente del Consorzio Uno Gianvalerio Sanna. La firma ufficiale sul documento è avvenuta attorno alle 11 di oggi, venerdì 27 dicembre, e a essa sono seguite le dichiarazioni che sanno molto più di futuro che di presente o di passato. Ora che il campo è libero dall’ombra che rendeva scuri i prossimi anni dell’università, tutta l’attenzione si concentra sull’attività didattica e sulla necessità di dare all’ateneo il valore che merita nello sviluppo del territorio.

COSA DICE LA LEGGE. Battista Ghisu, amministratore straordinario della Provincia, spiega che la possibilità di garantire la locazione gratuita esiste per legge: «Si può fare qualora l’edificio sia utilizzato per interesse pubblico e questo è proprio uno di quei casi in cui l’interesse pubblico non può certo essere messo in discussione, visto che stiamo parlando di istruzione, formazione e cultura. Era indispensabile riallacciare i fili di un dialogo tra enti che si era interrotto, per garantire crescita e supporto al territorio. Assicurando la certezza di una sede stabile e senza costi, l’università può sviluppare una programmazione sul lungo periodo». La Provincia, dal canto suo, sta pensando a una novità di rilievo. «Bisogna subito iniziare a lavorare per offrire anche un convitto agli studenti che scelgono Oristano – prosegue Battista Ghisu –. L’ipotesi è quella di utilizzare l’ex Hotel Amsicora», edificio che si trova tra via Carducci e viale San Martino.

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COESIONE TRA ENTI. Gianvalerio Sanna, presidente del Consorzio Uno, riconosce all’amministratore della Provincia il merito di aver «annullato le distanze tra l’ente e l’università create dai predecessori», ricordando che l’organismo che gestisce l’ateneo era nato come «momento di coesione tra le principali istituzioni pubbliche e sette soggetti imprenditoriali». Ha quindi raccontato un aneddoto che dive protagonista il notaio Carlo Passino che, nel 1994, al momento di ratificare lo statuto che sanciva la nascita dell’università a Oristano non prese compensi «proprio perché voleva partecipare a quel momento di condivisione». Al di là del passato, Gianvalerio Sanna ritiene quello di oggi «un momento in cui si rilancia anche un’esigenza sul ruolo dell’ente territoriale», facendo capire senza troppi giri di parole che Oristano ha bisogno di una Provincia nuovamente funzionante.

STRATEGIE E LEGGE REGIONALE. È una digressione sul tema che resta comunque focalizzato sull’università. Il presidente del Consorzio Uno ha ricordato: «Riveste un ruolo sociale e la riprova sono gli oltre 1.600 laureati che in tutti questi anni sono usciti da Oristano. Il 97% di loro oggi è nel mondo del lavoro, molti hanno realizzato imprese nei loro territori, valorizzandoli e creando un’economia nei loro paesi». C’è però appunto l’inevitabile sguardo rivolto verso il domani e in questo senso non possono sfuggire le valutazioni sulle strategie da seguire e sulla necessità che la politica regionale ponga termine al balletto annuale delle cifre con cui vengono finanziate le università decentrate. «L’università diffusa – prosegue Gianvalerio Sanna – è nata come un’esigenza strategica della Regione che si rifaceva agli esiti della Commissione parlamentare sul banditismo in Sardegna che stabilì che bisognasse portare cultura nei territori per allontanare il degrado. È proprio quello che fa l’università di Oristano, che ha scelto dei campi legati all’agricoltura, all’agroalimentare e al turismo che non si sovrappongono ai corsi delle altre università. Questa è stata una scelta vincente e ora chiediamo di uscire dall’incertezza quotidiana».

Il riferimento è proprio ai finanziamenti regionali che, di anno in anno, vengono rinnovati per tenere in vita i corsi di laurea delle università diffuse, ma che lasciano nella precarietà chi le gestisce. «Serve una legge che circoscriva il perimetro entro il quale devono agire le sedi distaccate senza bisogno di dover negoziare ogni anno il valore dell’attività svolta. Chiediamo soldi pubblici parametrati all’offerta, non un centesimo di più di quello che ci spetta». L’idea è di coinvolgere a breve tutti i consiglieri regionali dell’Oristanese per discutere su come spianare la strada alla legge che garantisca fondi certi alle sedi staccate. Non rinunciando comunque a una stoccata che può anche essere intesa come sprone: «L’interlocutore ultimamente è stato di livello scadente perché lavora solo sull’orizzonte della propria rielezione», conclude Gianvalerio Sanna auspicando un cambio di mentalità e di visione della politica locale.



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