Guerra in Medioriente, le notizie del 20 dicembre 2024

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Ore 20:00 –
Al-Jolani al TG1: ‘La Siria non cerca conflitti con nessuno’

“La Siria è stremata dalla guerra e non pensa al conflitto con nessuno”. Lo afferma al Tg1 il nuovo leader siriano, Al Jolani, sui futuri rapporti con Israele. “La questione arabo-israeliana è complessa – prosegue Al Jolani – difficile ora per la Siria entrare nei dettagli”.

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Ore 18:30 –
Media, ’10 morti in un altro attacco israeliano a Jabalia’

Almeno dieci persone sono rimaste uccise oggi in un attacco israeliano a Jabalia, a nord di Gaza. Lo riferisce Al Jazeera online, citando la difesa civile palestinese, secondo cui la maggior parte delle vittime sono bambini.

L’attacco ha preso di mira una casa a Jabalia, nella parte settentrionale della Striscia, aggiunge la stessa fonte, precisando che al momento non si hanno maggiori informazioni.


Ore 17:00 –
Media: ‘raid israeliano a Gaza, almeno 8 morti’

Un attacco aereo israeliano ha ucciso almeno otto palestinesi in un’abitazione nel campo profughi di
Nuseirat, nella Striscia di Gaza centrale: lo hanno riferito i medici, come riporta Haaretz. Funzionari sanitari palestinesi hanno affermato che gli attacchi militari israeliani nell’enclave hanno ucciso oggi in totale 15 persone

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Ore 16:35 –
Siria: le sanzioni al centro dell’incontro fra la delegazione Usa e i leader di Hts

Si è parlato della rimozione delle sanzioni internazionali sulla Siria nel primo incontro avvenuto oggi a Damasco tra una delegazione inviata dagli Stati Uniti e i leader di Hayat Tahrir al-Sham. Lo riporta l’emittente al Jazeera. Altro tema discusso  stata la rimozione di Hayat Tahrir al-Sham dalla lista delle  organizzazioni terroristiche stilata da Washington.


Ore 16:00 –
Erdogan: ‘Ampia collaborazione con al Jolani’

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Il Presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, ribadisce che la Turchia collaborerà in diversi ambito con il nuovo governo siriano e conferma che il dialogo con Abu Muhammad Al Jolani, leader del gruppo islamista Hayat Tahrir al Sham, va avanti. “Sosteniamo un processo di transizione politica in Siria per essere sicuri non vi siano incidenti. Soprattutto con Al Jolani il dialogo va avanti, discutiamo dei nomi dei membri del governo siriano, ma anche di collaborazioni nell’ambito della Difesa, energia e istruzione”, ha dichiarato Erdogan di rientro dal vertice D-8 del Cairo.


Ore 15:40 –
Usa: ucciso leader dell’Isis in un raid in Siria

Gli Stati Uniti hanno annunciato di aver ucciso un leader dell’Isis in un raid in Siria. 

L’attacco ha avuto luogo ieri nella provincia di Deir Ezzor, nella Siria orientale, e ha ucciso un leader noto come “Abu Yusif” e un altro agente del gruppo, ha dichiarato il Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) sui social media. 

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Ore 13:30 –
Siria: Al Jolani, elezioni solo dopo censimento

La Siria ha bisogno di un nuovo censimento”. Lo ha affermato in un’intervista esclusiva al Tg1 il capo dei ribelli che hanno deposto Assad, al-Jolani. “Quando questo censimento sarà completato, saremo in grado di procedere alle elezioni. Questa è la strada da seguire”.

“Come voi sapete quasi la metà della popolazione siriana vive all’estero e la maggior parte di chi è all’estero non ha legami giuridici con la madrepatria perchè il regime precedente negava questa possibilità. Non permetteva di ottenere il passaporto e tutto quello che riguarda nascita e registrazioni“, ha detto all’inviato del Tg1 Leonardo Zellino. “Quando il ministero degli Esteri inizierà a lavorare, avrà bisogno di tempo per poter contattare la comunità siriana che vive all’estero”, ha aggiunto. 

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Ore 11:50 –
2mila truppe Usa in Siria ‘Minaccia Is è bomba a orologeria del dopo Assad’

Sono “circa duemila” le truppe  americane nella Siria del dopo-Assad. Lo ha confermato il Pentagono. E sono più del doppio delle 900 di cui si sapeva sinora. Sono tutti in  Siria nel quadro della lotta all’Is, ha detto il portavoce Patrick  Ryder, precisando che per i 900 militari si tratta di una missione a  “lungo termine”, mentre per le altre si parla di “forze aggiuntive”,  schierate in modo temporaneo per “i requisiti mutevoli della  missione”. Non c’è stato alcun tentativo di nascondere il numero reale delle unità presenti nel Paese arabo, ha assicurato il portavoce,  affermando di aver appreso i dati esatti poco prima della  comunicazione alla stampa.


Ore 09:40 –
Delegazione Usa incontra il nuovo sito siriano Al Jolani

La delegazione statunitense in Siria, la prima dopo il rovesciamento del regime di Bashar Al Assad, è arrivata presso la sede del capo della coalizione di governo di Damasco, in un grande albergo della capitale, per il primo contatto non ufficiale tra Washington e le nuove autorità, hanno rilevato i giornalisti dell’Afp. I diplomatici, che viaggiavano su un convoglio di 4×4 immatricolato in Giordania e battente bandiera americana, devono incontrare il leader di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), un’organizzazione classificata come terroristica da Washington, Abu Mohammad al-Jolani

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Ore 09:10 –
Ong, uccisi due giornalisti turchi nel nord della Siria

Due giornalisti turchi sono stati uccisi nel nord della Siria, vicino alla città di Aleppo, secondo quanto denunciano una Ong umanitaria e l’associazione dei giornalisti turchi. I due reporter, Nazim Dastan and Cihan Bilgin che provenivano dal sud-est, a prevalenza curda, della Turchia, stavano coprendo i combattimenti, ancora in corso, fra le milizie curde appoggiate dagli Stati Uniti e le milizie filo-turche. Si trovavano nella zona della diga di Tishrin, a un centinaio di chilometrio a est della città di Aleppo. La loro auto, dice l’Ong, è stata colpita da un’esplosione


Ore 08:35 –
Presenza smentita di Netanyahu al Cairo: era un test

L’indiscrezione, subito smentita, che martedì il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, fosse in viaggio per il Cairo, facendo impennare le speranze che un accordo per una tregua e lo scambio di ostaggi e prigionieri fosse in dirittura d’arrivo, era un falso “deliberato”: si sarebbe trattato di un “test” israeliano per sondare le acque su come l’Egitto avrebbe reagito alla visita del premier e alla finalizzazione della tregua. Lo scrive il Times of Israel, che cita fonti anonime egiziane. L’ufficio di Netanyahu smentì molto presto l’indiscrezione, mentre il premier compariva a sorpresa sul versante siriano del monte Hermon

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Ore 08:00 –
Il capo della Cia lascia Doha, nessun progresso su accordo Gaza

Gli sforzi per raggiungere un accordo che garantisca un cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi israeliani non hanno registrato progressi: il direttore della Cia, William Burns, ha lasciato Doha dopo un solo giorno in Medio Oriente, secondo quanto riporta il Washington Post. Il quotidiano americano riferisce che, secondo una fonte statunitense, Burns ha lasciato Doha, anche se una delegazione Usa rimarrà nella regione. I negoziati in corso sono ostacolati da disaccordi su questioni chiave in tre fasi proposta. Al centro dell’impasse ci sono le controversie sul numero e l’identità degli ostaggi che Hamas rilascerà durante la prima fase di sei settimane, nonché’ sulla selezione e il numero di prigionieri palestinesi detenuti da Israele che verrebbero scambiati.

 


Ore 07:30 –
La Svezia annuncia lo stop ai finanziamenti all’Unrwa

La Svezia non finanzierà più l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi Unrwa, ha dichiarato il ministro per la Cooperazione internazionale, Benjamin Dousa, alla rete TV4. Il ministro ha aggiunto che Stoccolma rafforzerà i suoi aiuti umanitari alla Striscia di Gaza tramite altri canali


Ore 07:15 –
Cisgiordania, coloni attaccano moschea e appiccano rogo

L’agenzia di stampa palestinese Wafa riferisce che un gruppo di coloni israeliani estremisti è entrato nel villaggio di Marda, a nord di Salfit in Cisgiordania, per poi assaltare la moschea Bar Al-Walidain. Gli aggressori hanno scritto slogan razzisti sui suoi muri e appiccato un incendio. Secondo Wafa, i residenti locali sono riusciti a spegnere l’incendio prima che si propagasse. I video diffusi in rete apparentemente della scena dell’aggressione mostrano graffiti che dicono “Vendetta” e citano un versetto dei Salmi: “Il giusto gioirà quando vedrà la vendetta”.


Ore 07:00 –
Fonti arabe, settimane e non giorni per accordo su tregua

Si registrano progressi nei negoziati per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi, ma probabilmente ci vorranno settimane – e non giorni – per finalizzare un accordo tra Israele e Hamas. Lo ha dichiarato un diplomatico arabo al Times of Israel. “La traiettoria e’ buona, ma ci sono ancora questioni importanti da negoziare e difficili decisioni politiche che entrambe le parti dovranno prendere”, ha spiegato la fonte



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