Banche e normative UE: investire nella compliance aumenta i ricavi

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La compliance alle regole europee sarà un vantaggio competitivo. Lo sanno bene banche e società di servizi di pagamento. Infatti, quasi la metà degli istituti (il 48% per la precisione) ritiene che l’adeguamento alle normative dell’UE sarà una delle dieci principali voci di investimento nei prossimi anni per i pagamenti digitali e il trattamento dei dati personali e finanziari dei clienti.

È questo il tratto principale che emerge dalla ricerca “EU Payment regulations Survey” condotta da EY. Lo studio è stato realizzato intervistando i maggiori istituti bancari e i prestatori di servizi di pagamento (PSP) che operano in Europa, Italia inclusa.

L’obiettivo dell’indagine di EY è stato di approfondire l’impatto delle recenti normative e iniziative dell’Unione europea in tema di pagamenti sui modelli di business e i livelli di consapevolezza e preparazione degli operatori del settore bancario. In particolare, sono stati presi in esame:

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Pagamenti digitali: nuovi player pronti a entrare nel mercato

Numerosi dirigenti interpellati nella ricerca di EY hanno detto di avere difficoltà a definire quali cambiamenti saranno necessari a seguito delle nuove iniziative dell’UE nell’ambito dei pagamenti. Tuttavia, hanno ammesso che ne prevedono alcuni effetti.

Stando ai risultati emersi dallo studio, il 67% di banche e società di servizi di pagamento ritiene che le nuove iniziative europee favoriranno l’ingresso di nuovi player nel mercato con un conseguente incremento della concorrenza.

Il 75% degli intervistati pensa che porteranno a un aumento dei pagamenti digitali e, sempre il 75%, stima che comporteranno un miglioramento dell’esperienza utente. Rilevante è ritenuto anche l’impatto sulle infrastrutture esistenti (63%) che andranno modificate o aggiornate.

PSD3, PSR e FIDA: il 70% del management li ignora

Gli intervistati mostrano diversi livelli di consapevolezza riguardo alle nuove normative e iniziative UE:

  • l’80% ha dichiarato un livello elevato di conoscenza dell’SCT Inst;
  • il 70% ha affermato di avere una conoscenza della PSD3 con il regolamento di accompagnamento PSR;
  • il 56% ha detto di avere la consapevolezza riguardo all’euro digitale e al regolamento FIDA.

Suona come un campanello d’allarme il dato secondo il quale il 70% degli intervistati ha rivelato che il proprio top management ha una conoscenza limitata o, addirittura, assente delle norme su PSD3, PSR e FIDA.

In linea generale, la C-Suite di banche e società di pagamenti appare ancora poco consapevole della importanza delle regole europee del settore bancario, anche in considerazione del fatto che le iniziative di aggiornamento sono spesso gestite a livelli organizzativi inferiori.

Conformità alle norme Ue decisiva per la strategia di business

D’altronde, secondo la ricerca di EY, nonostante la C-Suite sembri avere una conoscenza limitata delle nuove normative europee, quasi la metà (48%) degli intervistati ha stimato che esse saranno una delle dieci principali voci di investimento nei prossimi anni e che potrebbero avere un impatto significativo e importante sulla strategia di business.

Dall’analisi EY emerge che tante banche e società stanno sottovalutando l’impatto delle iniziative europee in ambito sicurezza, trasparenza, gestione e prevenzione del rischio, solidità patrimoniale.

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Meno della metà degli intervistati ha asserito che la propria azienda ha effettuato una valutazione d’impatto del:

  • regolamento FIDA (37%);
  • dell’euro digitale (41%).

Inoltre, gli intervistati prevedono che FIDA (48%), euro digitale (48%) e PSR (41%) rimodelleranno in modo significativo i modelli di business.

In particolare, le nuove normative modificheranno le aspettative dei clienti, considerato che determineranno una maggiore personalizzazione e trasparenza da parte di banche e prestatori di servizi di pagamento. E ciò fa capire che gli operatori del settore avranno la necessità di migliorare le proprie infrastrutture.

L’impatto della compliance su ricavi, costi operativi e redditività

Lo studio di EY riporta le preoccupazioni degli intervistati. Timori che si concentrano soprattutto sull’impatto che la mancata conformità possa avere sui ricavi e sull’aumento dei costi operativi e i conseguenti effetti sulla redditività. Non a caso, quasi il 35% stima che queste normative potrebbero avere un impatto sui ricavi dai servizi di pagamento tra il 5% e il 20%.

Norme UE in cima all’agenda del top management

Il panorama regolamentare in rapida evoluzione del mondo dei pagamenti ha evidenti implicazioni per la futura competitività delle banche e delle società di prestatori di servizi di pagamento europei. È, di conseguenza, cruciale che questo tema entri tra le priorità dell’agenda del top management.

Del resto, un’insufficiente preparazione all’impatto delle nuove normative dell’Unione europea potrebbe:

  • avere conseguenze negative sui ricavi;
  • accrescere la concorrenza da parte di nuovi operatori;
  • incidere negativamente sull’esperienza del cliente.

Servono forti investimenti per la conformità normativa

“Più di un terzo degli istituti finanziari e dei payments provider intervistati nell’ambito della nostra survey ritiene che la compliance alle prossime iniziative UE potrebbe avere un impatto sui ricavi in ambito pagamenti fino al 20%, richiedendo forti investimenti iniziali finalizzati alla conformità normativa, al monitoraggio delle frodi e agli aggiornamenti tecnologici – spiega Enrico Ugoletti, Italy Technology Transformation Leader, Financial Services di EY -. Nel lungo termine, le aziende che affronteranno efficacemente questi cambiamenti otterranno un vantaggio competitivo e si troveranno in posizione ottimale per proteggere la propria attività e offrire servizi migliori ai propri clienti”.

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Valutazioni d’impatto completate da meno della metà delle banche

Ci sono ancora tanti top manager che stanno ancora familiarizzando con le nuove regole UE in tema di pagamenti, quali l’open finance (FIDA) e l’euro digitale. Meno della metà degli enti che “hanno risposto al nostro sondaggio – chiarisce Susan Barton, executive director, financial services di EY – hanno completato le relative valutazioni d’impatto. Considerati i potenziali effetti di questi cambiamenti, che probabilmente richiederanno importanti aggiornamenti dell’infrastruttura digitale in tutte le organizzazioni, è fondamentale che la C-suite comprenda le potenziali implicazioni e, cosa perfino più importante, che definisca una strategia per affrontare queste iniziative”.



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