La spesa pubblica per la sanità è ai massimi o ai minimi storici? Chi ha ragione tra Meloni e Schlein?

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Da settimane divampa la polemica tra governo e opposizione sulla spesa pubblica per la sanità. La spesa in euro raggiungerà effettivamente un valore massimo nel 2025, ma questo avviene ogni anno da almeno un quarto di secolo anche per la necessità di compensare l’inflazione. Meglio allora guardare alla spesa rispetto al Pil, in primo luogo perché un euro di oggi non vale un euro di cinque anni fa e, in secondo luogo, perché al crescere del Pil crescono le tasse pagate dai contribuenti che quindi dovrebbero aspettarsi una maggiore spesa anche per la sanità. Il rapporto tra spesa pubblica per la sanità e Pil scende a un minimo storico del 6,2% nel 2023, per poi risalire al 6,3% nel 2024-2025 e al 6,4% nel 2026-2027. Paradossalmente, questo è lo stesso livello a cui l’aveva lasciato il centrosinistra dopo riduzioni nel rapporto tra spesa sanitaria e Pil iniziati dal 2015.

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Intervenendo ad Atreju, e in linea con precedenti dichiarazioni, Giorgia Meloni ha affermato che nel 2025 “il Fondo Sanitario nazionale arriverà a 136 miliardi e 500 milioni di euro. È, senza timore di smentita, numeri alla mano, lo stanziamento più alto di sempre”.[1] Elly Schlein, invece, afferma che in realtà Fondo sanitario nazionale è ai minimi storici. Chi ha ragione?

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L’evoluzione della spesa sanitaria in Italia

Per facilitare il confronto con periodi passati ci focalizziamo sulla spesa pubblica per la sanità, invece che sui trasferimenti al Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Le due serie sono leggermente diverse in termini di livelli ma molto simili come andamenti nel tempo.[2]

La spesa pubblica per la sanità raggiungerà i 137,9 miliardi di euro nel 2024.[3] Con gli stanziamenti previsti nel disegno di legge di bilancio per il 2025, questa salirà a 142,9 miliardi nel 2025, 149,4 miliardi nel 2026 e 152,2 miliardi nel 2027.[4] In miliardi di euro si tratta effettivamente del più alto livello mai raggiunto, cosa peraltro che avviene di anno in anno almeno dal 2000 (Fig. 1).[5]

Tuttavia, per valutarne gli effetti, è più appropriato considerare la spesa in percentuale al Pil, e non in valore assoluto, per due motivi. Il primo riguarda l’inflazione: dato l’aumento dei prezzi, un euro del 2024 non vale quanto un euro del 2019. Il secondo è che guardando al solo dato in miliardi non si considera la dinamica delle entrate: il gettito fiscale dipende infatti dall’andamento del Pil, perché la base imponibile della maggior parte delle imposte è dato dal reddito dei contribuenti e dalle varie componenti del Pil, come i consumi. Al crescere del Pil, è giusto che i cittadini si aspettino un aumento della spesa sanitaria visto che pagano più tasse.

In rapporto al Pil, la spesa sanitaria è cresciuta quasi costantemente dall’inizio degli anni Duemila, come peraltro avveniva in tutti i Paesi avanzati, anche per la crescente disponibilità di prodotti sanitari di qualità migliore ma anche di costo più elevato (Fig. 2). Dopo aver raggiunto il 6,7% del Pil nel 2014, la spesa si è ridotta fino al 6,4% del Pil quando al governo c’era il centrosinistra (la legge di bilancio del 2019 venne ugualmente approvata da una maggioranza di centrosinistra).

La spesa è poi salita al 7,3% del Pil nel 2020 per l’aumento della spesa dovuto al Covid e, soprattutto, per il calo del Pil; senza, il rapporto sarebbe cresciuto solo al 6,6%.[6] Con l’arrivo del centrodestra al governo, il rapporto tra spesa e Pil è sceso al 6,2% nel 2023 (6,16% per la precisione, il minimo dal 2007). Questo perché gli stanziamenti previsti nella legge di bilancio per quell’anno erano ben al di sotto di quanto sarebbe stato necessario per compensare gli aumenti dei prezzi verificatisi nel periodo precedente. Il rapporto risale però al 6,3% nel 2024 e 2025 e al 6,4% nel 2026-2027. Questo livello non è certo un massimo storico. Paradossalmente è però lo stesso livello a cui il centrosinistra lo aveva lasciato prima della crisi Covid, dopo un periodo di decrescita (Fig. 2).

Comunque, si capisce bene da questi numeri che il dibattito politico è focalizzato su differenze di pochi decimi di punto di Pil. La vera differenza è tra  la spesa pubblica per la sanità in Italia e negli altri principali Paesi europei. Anche se i confronti internazionali sono difficili per le diversità degli assetti istituzionali, il nostro livello di spesa appare basso in percentuale al Pil (Fig. 3): nel 2023 la Germania ha speso per la sanità pubblica il 10,1% del Pil, il Regno Unito l’8,9%, la Spagna il 7,2%; nel 2022 la Francia aveva speso il 10% del Pil.

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[1] L’intervento è disponibile al seguente link.

[2] La differenza nei livelli è dovuta a diverse voci, tra cui i ticket pagati dai cittadini per servizi pagati dalla sanità pubblica.

[4] Gli stanziamenti nel DDL di Bilancio (Articolo 47) comporteranno un maggior onere per lo Stato in termini di indebitamento netto per 962 milioni nel 2025 e rispettivamente di 4,4 e 4,7 miliardi nel 2026 e nel 2027.

[5] Nel database Istat i dati sulla spesa pubblica in sanità sono disponibili solo dal 2012 al 2023. Per ottenere i dati pre-2012 abbiamo applicato al finanziamento ordinario del SSN (di cui abbiamo la serie continua dal 2000 al 2022) la media dal 2012 al 2022 del rapporto annuo fra il finanziamento ordinario del SSN e la spesa pubblica in sanità dell’Istat. Dal 2023 al 2024 i valori sono ripresi dalla Tavola A.III.1 del PSB 2025-2029 (pagina 181), mentre dal 2025 al 2027 i valori sono ottenuti sommando ai dati a legislazione vigente riportati nella stessa tabella del PSB gli stanziamenti per sanità previsti nel ddl Bilancio per il triennio 2025-2027 (0,9 miliardi nel 2025, 4,4 miliardi nel 2026 e 4,7 miliardi nel 2027). Ricordiamo, a riguardo, che il finanziamento ordinario del SSN rappresenta la quantità di risorse che lo Stato distribuisce alle regioni per garantire i servizi sanitari, mentre la spesa sanitaria rappresenta quanto queste effettivamente spendono.



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