Presentato all’Università di Roma «La Sapienza» il cortometraggio “La forza dell’agricoltura: l’integrazione tra resilienza e resistenza”

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Nell’ambito del corso 2024-2025 di Media Gender & Diversity tenuto dalla Prof.ssa Gaia Peruzzi presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (Coris) dell’Università di Roma La Sapienza, presentato il cortometraggio “La forza dell’agricoltura: l’integrazione tra resilienza e resistenza” realizzato da Paolo Borgi, Chiara De Vita, Alejandro G. Jantus e Maximilian Lombardi.

«Abbiamo voluto raccontare la storia di Suleman Diara, una storia che è già stata ripresa mediaticamente da altri ma che noi abbiamo voluto narrare a modo nostro, raccogliendo quanto più possibile dalla voce del protagonista, dando un valore aggiunto a quella che è una favola moderna» spiegano gli autori del cortometraggio.

Il reportage realizzato dagli studenti magistrali dell’Ateneo romano dà inoltre voce dell’accademia, consultando —oltre alla Prof.ssa Gaia Peruzzi— anche un altro sociologo, il Prof. Marco Omizzolo, responsabile scientifico di «In Migrazione», ricercatore Eurispes e Amnesty International, che ha indagato approfonditamente il mondo dei braccianti e temi quali il caporalato ed il padronato.

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«È dalla viva voce del Prof. Omizzolo che abbiamo appreso la sostanziale distinzione tra “caporale” e “padrone”. E, poi ancora, abbiamo voluto che fosse presente una voce politica, ma non quella delle stanze dei palazzi romani: quella dal basso, concreta, fatta da chi lavora quotidianamente con le realtà locali» sottolinea Paolo Borgi (@_paolo_borgi), uno degli autori.

«Abbiamo così consultato alcuni referenti politici del II Municipio di Roma, ai quali abbiamo chiesto dettagli circa l’economia migrante in questo municipio, che è quello in cui si svolge l’attività del chiosco di Parco Nemorense gestito da Suleman, il nostro protagonista» aggiunge il collega Maximilian Lombardi (LinkedIn).

Il progetto ha inoltre potuto contare con la supervisione di un fuoriclasse, il giornalista e film-maker Carlo Ruggiero (@carloruggiero77), autore e regista in canali televisivi e nella web-tv che ha lavorato anche con la RAI e che ora si occupa di lavoro, ambiente, immigrazione e politica sociale per Collettiva.it, il giornale della CGIL che dà voce ai lavoratori di tutt’Italia.

«Il nostro è un racconto che sembrerebbe molto simile a quello di tanti altri, ma la cui risoluzione è andata molto diversamente dalle migliaia di altre storie di migranti. Perché Suleman diventa imprenditore ed —insieme ad altri migranti— fonda una cooperativa sociale» mette in evidenza l’altra autrice Chiara De Vita (@chiaraadeviita), che si è anche occupata della parte grafica e del montaggio.

«Nel suo modo di fare impresa, Suleman trova il modo di proseguire sulla strada dell’integrazione, accogliendo in azienda alcuni ragazzi affetti dalla sindrome di Asperger: due emarginazioni che sommate fanno un successo di integrazione» conclude il giornalista e sociologo Alejandro Gastón Jantus Lordi de Sobremonte (LinkedIn), quarto autore del gruppo di lavoro de “La Sapienza”.

Con una battuta, Suleman dice infatti: «noi africani abbiamo la forza lavoro, i ragazzi asperger hanno l’intelligenza. Ci siamo messi insieme e ne è uscito qualcosa di speciale». Fortunati? Sì, forse. Ma anche capaci di prendere in mano i destini delle loro vite e riscriverli alla luce delle possibilità che gli si sono presentate.

Il reportage video è accessibile sul portale dell’International Center for Social Research alla url: www.icsr-net.com/suleman2024.mp4

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I DATI DELLA RICERCA

Tra le fonti della ricerca che costituiscono la base teorica del reportage si segnalano l’ISTAT, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Ministero dell’Interno, Il Sole 24 Ore Lab 24 (indice della criminalità), il VII Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto ed infine il recentissimo Rapporto 2024 dell’Istituto di Studi e Ricerche «Fondazione Leone Moressa».

Tra i dati più salienti per il tema in oggetto, secondo quanto emerge dai dati presentati lo scorso ottobre proprio dalla «Fondazione Leone Moressa» alla Camera dei Deputati ed al Viminale, i lavoratori non-italiani producono 164,2 miliardi di valore aggiunto, pari all’8,8 % del nostro PIL.

E la percentuale raddoppia (o quasi) nel settore agricolo (16,4%) e nell’edilizia (15,1%). Da qui al 2028 si prevede inoltre un fabbisogno di 640 mila nuovi occupati stranieri, pari al 21,3% delle occorrenze totali.

Dal punto di vista demografico, gli stranieri residenti in Italia sono 5,1 milioni, pari all’8,7% della popolazione totale e sono più giovani con un’età media di 35,7 anni contro i 46,9 anni di età media degli italiani. Significativo è anche il numero di stranieri naturalizzati: 1,5 milioni negli ultimi 10 anni.

Il loro contributo è senz’altro positivo e lo è anche nel contrasto dell’inverno demografico in corso in Italia, con 10,4 nati ogni mille abitanti (quasi il doppio rispetto ai 6,3 degli italiani) e 1,9 morti ogni mille abitanti contro i 13,1 (oltre il sestuplo) degli italiani.

Dal punto di vista del mercato del lavoro, gli occupati non-italiani sono 2,37 milioni (10,1% del totale) con una punta che sale al 29,2% per il personale qualificato e che scende drasticamente al 2,5% per le professioni, mettendo quindi in luce una forte segmentazione.

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Anche nell’ambito dell’imprenditoria l’espansione continua, con ben 776 mila imprenditori stranieri, pari al 10,4% del totale: negli ultimi 10 anni essi sono cresciuti del +27,3%, mentre quelli italiani sono diminuiti (-6,4%), con un’incidenza più alta al Centro-Nord e nei settori edili, del commercio e della ristorazione.

Più in generale, quanti sono i contribuenti stranieri? Arriviamo oggi a 4,6 milioni di contribuenti, pari all’11,0% del totale, con 72,5 miliardi di euro di redditi dichiarati per il 2023 e 10,1 miliardi di versamenti Irpef.

«Rimane tuttavia alto il divario salariale, con oltre 8 mila euro annui di differenza di reddito pro-capite tra italiani e stranieri» commentano a conclusione Paolo Borgi, Chiara De Vita, Alejandro G. Jantus e Maximilian Lombardi, autori del reportage.

Eppure, confrontando il gettito fiscale e contributivo con la spesa pubblica per i servizi di welfare, il saldo per la componente “stranieri” è più che positivo (+1,2 miliardi di euro), essendo essi prevalentemente in età lavorativa ed avendo così un impatto molto basso sulle principali voci di spesa pubblica, quali sanità e pensioni.



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