Rarissima ed estrema eruzione solare da macchia nascosta, a giorni sarà visibile: cosa rischiamo

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Il Sole ha sprigionato un’espulsione di massa coronale (CME) violentissima ed estremamente rara, il cui flusso di particelle viaggiava a oltre 3.100 chilometri al secondo (1% della velocità della luce). Fortunatamente è stata prodotta da una macchia solare sulla faccia nascosta del Sole, ma la prossima settimana diventerà visibile e potrebbe colpire la Terra in caso di un nuovo fenomeno eccezionale. Secondo gli esperti il fenomeno del 17 dicembre avrebbe provocato una delle tempeste solari più forti gli ultimi decenni.

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Nel pomeriggio di martedì 17 dicembre si è verificata un’eccezionale espulsione di massa coronale (CME) sul lato nascosto del Sole. Gli scienziati l’hanno definita “estremamente rara”, tenendo presente che un evento del genere si verifica mediamente una volta ogni dieci anni. La sua peculiarità risiede nella velocità con cui le particelle solari sono state eruttate dalla stella nello spazio circostante: oltre 3.000 chilometri al secondo, ciò significa l’1 percento della velocità della luce. Tecnicamente vengono chiamate ER CME, acronimo di espulsioni di massa coronale estremamente rare.

Cosa abbiamo rischiato sulla Terra

Se questo velocissimo flusso di particelle solare fosse stato diretto verso la Terra e orientato correttamente, secondo gli esperti avrebbe dato via a una delle tempeste geomagnetiche più forti degli ultimi decenni. Probabilmente non a livello del devastante evento di Carrington del 1859, in grado di far prendere fuoco ai telegrafi e accendere le pile non collegate, ma comunque capace di creare danni significativi alla rete elettrica nei Paesi maggiormente colpiti dalle correnti parassite. Senza dimenticare meravigliose aurore polari a latitudini molto più basse del normale; certamente avremmo rivisto l’aurora boreale e i SAR nei cieli d’Italia, come accaduto tra il 10 e l’11 maggio e il 10 e 11 ottobre di quest’anno.

Come spiegato in una serie di post su Bluesky dal dottor Ryan French, astrofisico solare del Regno Unito del National Solar Observatory, la macchia solare che ha generato questa spaventosa espulsione di materiale solare si trova sul lato nascosto del Sole, pertanto non sappiamo con quale “mostro” abbiamo a che fare. Le macchie solari sono regioni più fredde e scure sulla superficie della stella che imbrigliano il calore prodotto dalle reazioni nucleari che avvengono all’interno, attraverso instabili e fortissimi campi magnetici. Quando le linee di questi campi si spezzano e riconnettono, attraverso un fenomeno noto come “riconnessione magnetica”, si libera un’enorme quantità di energia, paragonabile all’esplosione simultanea di milioni di bombe atomiche. Se l’eruzione solare è accompagnata da una CME, e se questo materiale è diretto verso la Terra, si innescano le tempeste solari o geomagnetiche. Quelle più forti (Classe G5) possono avere effetti importanti sulla Terra, come friggere satelliti, distruggere trasformatori della rete elettrica, interrompere comunicazioni radio e altro ancora.

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La fortuna ha voluto che la violentissima CME del 17 dicembre 2024, fra l’altro molto spettacolare perché avvenuta a ben 360 ° (come mostrano le immagini catturate dai coronografi LASCO della sonda SOHO), fosse diretta dalla parte opposta alla Terra. Ma come evidenziato dal dottor French, la prossima settimana la macchia solare responsabile si troverà sulla faccia visibile del Sole. Nel caso in cui dovesse dar vita a una nuova CME estremamente rara, potremmo avere alcuni problemi da non sottovalutare. “Eventi di queste dimensioni sono “improbabili” che siano di ‘livello Carrington’, ma certamente sono ancora in grado di sconvolgere la nostra infrastruttura tecnologica/elettrica. Nel 2003, una CME di dimensioni simili ha messo fuori uso 12 trasformatori nella rete elettrica sudafricana e ha causato interruzioni di corrente in Svezia”, ha spiegato lo scienziato britannico. Prolungati blackout si registrarono anche in Canada.

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CME estrema espulsa all’1% della velocità della luce

Secondo i calcoli degli scienziati, la super CME del 17 dicembre aveva esattamente una velocità di 3.161 chilometri al secondo, l’1 percento della velocità della luce, appunto (che viaggia a circa 300.000 chilometri orari). Nel caso in cui fosse stata diretta verso la Terra, avrebbe raggiunto il nostro pianeta in circa 18 ore. Per rendersi conto della velocità eccezionale, il vento solare in genere impiega un paio di giorni per colpire il campo magnetico della Terra e dar vita a tempeste solari. Non resta che attendere l’emersione della macchia solare responsabile sulla faccia visibile del Sole per capire con che tipo di campi magnetici abbiamo a che fare. Ci troviamo nella fase di massimo solare e brillamenti accompagnati da violente CME sono più frequenti e probabili, così come le tempeste geomagnetiche violente e le aurore polari a basse latitudini.





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