L’ultimo capitolo delle relazioni tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti ci consegna un’immagine inequivocabile: l’Europa sembra aver ceduto terreno prima ancora che la battaglia diplomatica iniziasse. Le dichiarazioni del presidente eletto Donald Trump, che ha minacciato tariffe punitive sull’UE se non aumenterà significativamente l’acquisto di gas naturale liquefatto (GNL) e petrolio Made in USA, sono state accolte da Bruxelles con una disponibilità che sa di resa. Ma cosa rivela realmente questa vicenda?
La fine dell’autonomia europea
L’Unione Europea, che da anni dichiara di voler costruire una strategia energetica indipendente e diversificata, si ritrova ora a dover piegare le sue politiche ai voleri di Washington. La promessa di aumentare le importazioni di GNL statunitense, anche a costo di bloccare quelle dalla Russia, evidenzia una contraddizione palese: mentre si parla di diversificazione, si accetta una nuova dipendenza, questa volta dagli Stati Uniti.
Il problema non è solo economico. Politicamente, la scelta di Ursula von der Leyen di aprire subito a un dialogo con Trump, senza consultare gli Stati membri e senza considerare l’impatto di queste decisioni a livello interno, mette in luce una fragilità strutturale dell’UE. Non è solo questione di costi o di risorse, ma di sovranità. L’Europa, in questo scenario, sembra più una pedina che un giocatore.
La debolezza strutturale di Bruxelles
Le minacce di Trump hanno trovato terreno fertile in un’Unione Europea che, già provata dalla crisi energetica post-invasione russa dell’Ucraina, non è riuscita a costruire una strategia autonoma e resiliente. La dipendenza dal gas russo, ridotta ma non eliminata, ha lasciato un vuoto che gli Stati Uniti sono pronti a colmare, non senza contropartite.
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Tuttavia, questa non è una semplice transazione commerciale: è una dinamica che sottolinea come l’UE, priva di un vero coordinamento politico e militare, sia facilmente condizionabile da pressioni esterne. La presidente von der Leyen, che dovrebbe rappresentare una leadership forte e lungimirante, appare sempre più un intermediario che lavora per accontentare Washington piuttosto che un leader al servizio degli interessi europei.
La minaccia di una nuova dipendenza
L’affermazione secondo cui il GNL americano è “più economico” e fa “scendere i prezzi dell’energia” non regge a un’analisi approfondita. Il GNL statunitense richiede costosi processi di liquefazione e trasporto che ne aumentano il costo complessivo. Inoltre, molte infrastrutture europee non sono ancora pronte per accogliere grandi quantità di GNL, rendendo necessarie ulteriori spese.
La vera domanda, però, è di natura strategica: perché l’UE si trova costantemente a dover scegliere tra dipendenze, piuttosto che puntare su una vera autonomia? Le fonti rinnovabili, tanto declamate, sembrano ancora lontane dal poter garantire la sicurezza energetica del continente. Questo lascia spazio a dinamiche che rafforzano il peso geopolitico degli Stati Uniti, mentre l’Europa rimane un mercato passivo.
Il ruolo dell’Unione Europea nel contesto globale
Questa vicenda mette in luce un problema più ampio: la mancanza di una strategia geopolitica autonoma da parte dell’UE. Mentre Cina, Russia e Stati Uniti giocano partite globali, l’Europa sembra incapace di prendere decisioni che non siano dettate dalle necessità immediate o dalle pressioni esterne.
Il risultato è un’Unione Europea che, invece di essere un attore globale, agisce come un burattino nelle mani di Washington. La stessa von der Leyen, con il suo approccio remissivo, incarna questa debolezza, dimostrando di non avere la forza o la visione necessarie per guidare l’Europa in un mondo sempre più competitivo e frammentato.
Un bivio per l’Europa
Se l’UE vuole davvero emergere come potenza globale, deve cambiare rotta. Questo significa investire non solo in infrastrutture energetiche indipendenti, ma anche in una politica estera e di difesa comune che le permetta di resistere alle pressioni esterne. Significa, inoltre, dotarsi di una leadership capace di rappresentare gli interessi europei senza cadere sotto l’influenza di potenze straniere.
Continuare su questa strada, invece, rischia di condannare l’Europa a un ruolo marginale, costretta a seguire i diktat di Washington o di qualsiasi altra potenza disposta a riempire i vuoti lasciati dalla sua mancanza di visione. In un mondo che richiede sempre più decisioni rapide e strategie audaci, l’Unione Europea non può più permettersi di essere spettatrice della sua stessa decadenza.
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