«Ogni 3 giorni a teatro. Ho visto 3800 spettacoli, ora gli attori mi vogliono in platea»

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FOLIGNO – Uno ogni tre giorni, 10 al mese, 126 l’anno. Il tutto per 30 anni. Sono gli spettacoli teatrali che dal 1994 il folignate Stefano Romagnoli, che con la famiglia gestisce uno storico negozio di materiali elettrici in centro a Foligno, ha visto diventando spettatore di 3.800 rappresentazioni. Una vero e proprio record che lo ha fatto diventare “spettaoreprofessionista”. Ed è lo stesso Romagnoli a raccontare come tutto ha avuto inizio.

Come nasce questo amore per il teatro?

«Nel 1994 andai a teatro. Lo spettacolo era “Novecento” per la regia di Gabriele Vacis e in scena c’era Eugenio Allegri. E fu proprio il grande Allegri che in quell’occasione mi fece scoccare la scintilla che non s’è mai più spenta».

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Da quel 1994 quanti spettacoli ha visto?

«Più o meno 3.800. Mi appassionano tutti i generi di teatro. Gli unici che non seguo sono il cosiddetto “comico-stand up comedy”è Una gran bella esperienza».

Si ma è anche un impegno.

«Certamente. Soprattutto perché sono stato e continuerò ad essere spettatore di spettacoli che vado a seguire in tutta Italia e anche all’estero. Quando la distanza per raggiungere il teatro equivale al tragitto tra Foligno e Reggio Emilia, vado in auto. Poi finito lo spettacolo rientro a casa e dopo qualche ora di sonno, torno al lavoro di tutti i giorni, pronto per ripartire per il prossimo evento».

Il luogo più lontano che ha raggiunto per andare a teatro quale è stato?

«Sono arrivato a Parigi per l’Orestea di Romeo Castellucci».

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In questi 30 anni si sono creati rapporti importanti con gli attori.

«Certamente. Ne conosco tantissimi, ci sentiamo spesso con molti di loro e ci rivediamo sia a teatro che fuori, nella vita di tutti i giorni».

Una grande passione che è divenuta esperienza. Quanto pesa “spettatoreprofessionista”.

«Lo dico con estrema sincerità: moltissimo. Nel senso che vengo cercato in continuazione anche perché, e questo non lo dico io, la mia presenza a teatro dà ulteriore spessore, in termini di qualità, alla rappresentazione. In tantissimi mi cercano per avermi come spettatore».

E gli attori e i registi cosa ricevono, se così si può dire, in cambio?

«Con “spettatoreprofessionista” ho creato un gadget. Si tratta di pezzi storici, tra cui interruttori e altri materiali, che non possono più essere commercializzati ma che diventano delle rarità che vengono donate ad artisti di grandissima caratura».

Di grandi tra i grandi ne avrà incontrati molti. Tra questi chi è stato il più importante?

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«Sicuramente Eugenio Allegri, la voce di “Novecento” di Baricco, maestro della Commedia dell’Arte».

L’artista, invece, più “lontano” geograficamente parlando, che ha conosciuto chi è?

«Si sicuro Theodoros Terzopoulos, regista greco di fama internazionale che è torna a misurarsi con Samuele Becket in “Aspettando Godot”».

Come tiene memoria delle centinaia di spettacoli di cui è stato spettatore?

«Prendo appunti su taccuini e per ogni annodi spettacoli teatrali ne completo uno. Quindi trenta anni dal 1994 corrispondono a 30 taccuini».

Una passione profonda, quindi, che porta soddisfazioni e anche riconoscimenti.

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“Lo scorso anno, al festival di Spoleto, ho ricevuto il premio di miglior spettatore del Festival. In questi anni, poi, ho attivato anche diverse collaborazioni con Il Manifesto dello spettatore, Ateatro, TrovaFestival e ancora altri progetti”.

Il prossimo spettacolo con la presenza di “spettatoreprofessionista” quale sarà?

«Sarà quello di oggi al teatro Metastasio di Prato»

Gli attori come la vedono?

«Sono per loro un punto di riferimento e considerano la mia presenza in sala un elemento di qualità».

Una esperienza davvero particolare…

«Si, una esperienza, che ha trasformato una scintilla in un incendio culturale che va avanti da tre decenni e continua a produrre materiali, approfondimenti, confronti e dibattiti on al centro, a fare da fulcro il teatro nelle sue diverse declinazioni».

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Un teatro che da seguire, quindi.

«Direi, invece, un teatro che si fa seguire nelle diverse realtà dove va in scena e che ha forgiato quello che è divenuto lo spettatore professionista».

Una grande amore che dura da tanto tempo.

«Un amore nato per caso che ha sviluppato una passione divenuta sempre di più senza confini. Un amore che ha cambiato tutto, vita privata compresa, e che riassume tanto impegno che spesso richiede anche sforzi importanti ma che non definisco “un sacrificio”».

Cosa consiglierebbe a chi volesse avvicinarsi a questa arte?

«Direi solo di andare a teatro. Il resto viene da se».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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