Terme di Caramanico, 5 anni dopo la chiusura spunta un piano per salvarle

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CARAMANICO TERME. Sono passati quasi 5 anni dalla chiusura delle terme di Caramanico, ma, nel paese di 1.700 abitanti che si specchia nella montagna del Morrone innevata, l’aria sa sempre di acqua sulfurea. La tradizione delle terme si perde nel passato remoto: “Terme di Caramanico La Salute dal 1576”, recita la scritta accanto al cancello chiuso con catena e lucchetto, spuntoni e cartello “Vendesi”. Quelle due scritte sono l’orgoglio e l’onta di un paese che, da cinquecento anni, fonda la sua economia sul termalismo: un’industria da quasi duecento dipendenti e altri settecento nell’indotto del turismo, dagli alberghi ai ristoranti, che dal 2020 è sospesa.

Negli ultimi tre anni, qui, hanno chiuso cinque alberghi e 25 negozi, 140 residenti se ne sono andati a cercare lavoro altrove. Questo è lo scatto del paese delle terme senza più terme. Va tutto all’asta per tentare di ripianare un buco che sfiora i 25 milioni di euro scavato dalla Società delle Terme srl: quasi 7 milioni e mezzo mai versati all’Erario, circa un milione di debiti con gli enti di previdenza, altri tre milioni intaccati al Comune. Ma finora nessuno vuole comprare i due lotti in vendita, quello delle terme e dell’albergo Maiella e quello del centro benessere La Reserve che lentamente cadono a pezzi: sei aste deserte e quei lotti, dal valore iniziale di oltre 12 milioni, adesso sono in vendita a 8,2 milioni per il settimo tentativo. Ma il meccanismo delle aste contiene un paradosso: non esiste un vincolo per le attività termali. Insomma, se qualcuno comprasse quel complesso potrebbe farci quello tutto che vuole.

«Qui c’è una crisi sociale che non può essere lasciata in pasto alle speculazioni economiche: non possiamo tollerarlo», dice il sindaco Franco Parone, alla guida del Comune da sei mesi nell’ufficio che dà sulla montagna, sulla chiesa della Trinità e sulla chiesa madre di Santa Maria Maggiore. «La passata amministrazione si porta dietro la colpa dell’inerzia: è inaccettabile che siano gli altri a decidere il nostro futuro, non è giusto anche se certe scelte spettano a enti sovraordinati», continua Parone, riferendosi alla Regione Abruzzo guidata dal presidente Marco Marsilio di Fratelli d’Italia, «se le aste andassero avanti con ribassi su ribassi, si potrebbe arrivare almeno fino a giugno del 2026: un altro anno e mezzo di sofferenza qui non possiamo più sostenerlo. Il nostro metro di misura», continua il sindaco, «deve essere di settimane e non di mesi». Poi, l’annuncio: «A breve qualcosa succederà».

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Significa che il piano per salvare le terme c’è: «Si può creare una società pubblica con la Regione Abruzzo, il Comune e altri enti: è l’unico modo per uscire dal sistema delle aste giudiziarie ed è un progetto percorribile. Abbiamo avuto già i primi assensi», assicura il sindaco. Servirebbe un investimento della Regione per rilevare i lotti dalla curatela fallimentare e saldare i conti aperti con i creditori attraverso un concordato: «La curatela si è mostrata disponibile a valutare questa ipotesi e sarebbe un vantaggio anche per i creditori che verrebbero pagati prima e di più. Ci vuole la volontà politica», osserva Parone, «la Regione Abruzzo deve sostenere le eccellenze e tra queste c’è sicuramente l’acqua sulfurea di Caramanico che è la migliore d’Italia».

Ma a Caramanico, paese delle 32 sorgenti censite, l’acqua è un altro fronte: «L’acqua solfurea La Salute è riconosciuta da anni dal ministero della Salute e convenzionata con il Servizio nazionale», dice un cartello sbiadito. Ma chi si aggiudicherà quell’acqua della sorgente Santa Croce-Pisciarello?

La ditta Dre srl si era aggiudicata lo sfruttamento ma ha rinunciato alla stipula del contratto «a causa delle incertezze riguardanti il destino dei complessi immobiliari termali attualmente all’asta». L’Areacom può affidare la sorgente da 0,5 litri al secondo alla Virgo Holding spa, seconda classificata che ha ottenuto meno della metà del punteggio tecnico rispetto alla Dre. La Virgo è la stessa ditta che c’è dietro il Chieti Calcio, guidata dall’imprenditore Altair D’Arcangelo. «Ci sarebbe da chiedersi mille perché», dice il sindaco che, anche su questo, ha la sua proposta: revocare l’aggiudicazione e affidare tutto al Comune. Sarebbe la soluzione attesa da cinque anni: l’eventuale società pubblica in campo per le terme avrebbe così anche la disponibilità delle acque. «E si potrebbe finalmente ripartire», dice il sindaco. E sarebbe un ricordo la sentenza del tribunale fallimentare di Pescara firmata dal giudice Elio Bongrazio il 14 ottobre 2021 che parla di «gravi criticità» e «rilevantissimi debiti».

Le terme “dei se e dei ma” restano al centro del dibattito politico in attesa della decisione del direttore generale dell’Areacom Donato Cavallo: oggi alle 16,30, nella sala del consiglio comunale di Caramanico, arriva la vice presidente del Parlamento europeo Pina Picierno del Pd ed è già pronto un dossier per lei sulle terme. «L’attendismo della Regione ha fatto tramontare un modello di sviluppo turistico ed economico», afferma il consigliere regionale Antonio Di Marco del Pd. «Nella speranza che il presidente Marsilio accetti la proposta di contrarre un mutuo per acquistare i lotti delle terme», è la posizione di Antonio Blasioli, consigliere regionale Pd, «continueremo a seguire l’evoluzione di questa procedura con la speranza di tempi celeri».



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