Un gigantesco complesso di macchie solari di 450.000 km sta per rivolgersi verso la Terra

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La Terra sta per essere “messa nel mirino” da un enorme complesso di macchie solari, il cui diametro totale è di circa 450.000 chilometri. In caso di violenti brillamenti ed espulsioni di massa coronale, il nostro pianeta sarebbe investito in pieno dal flusso di plasma.

L’enorme complesso di macchie solari apparso sul Sole. Foto scattate il 22 dicembre dalla Germania. Credit: Juergen Banisch / spaceweather.com

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Un immenso complesso di macchie solari composto da tre gruppi distinti è comparso sul lato sinistro della stella, nella zona equatoriale. Secondo i calcoli degli scienziati ha una lunghezza impressionante: circa 450.000 chilometri in tutto. Ciò significa più di 35 volte il diametro della Terra. A preoccupare gli esperti il fatto che nei prossimi giorni il gruppo di macchie solari punterà direttamente il nostro pianeta; nel caso in cui dovesse dar vita a potenti brillamenti (o eruzioni solari) di Classe X accompagnati da espulsioni di massa coronale (CME), potrebbero verificarsi violentissime tempeste geomagnetiche. I problemi sarebbero significativi per satelliti e impianti elettrici, inoltre le aurore polari potrebbero manifestarsi anche alle latitudini medio-basse, Italia compresa.

Eruzione solare estrema e rarissima nei giorni scorsi

Non è chiaro se questo complesso sia coinvolto nell’eruzione solare “estremamente rara” di martedì 17 dicembre che ha dato vita a un’eccezionale CME, in grado di espandersi a 360 ° alle spalle del Sole, come emerso dalle immagini catturate dai coronografi. L’evento si è infatti verificato sulla faccia nascosta della stella, quando il complesso di macchie solari di cui sopra non era ancora apparso sulla faccia visibile. In quel caso il materiale solare è stato espulso alla straordinaria velocità di oltre 3.100 chilometri al secondo, pari all’1 percento della velocità della luce. Se diretto verso la Terra il flusso di plasma ci avrebbe raggiunto in appena 18 ore, contro i due giorni necessari per i normali flussi di vento solare. Se la magnetosfera terrestre fosse stata colpita, avrebbe dato vita a una tempesta solare di grandissima potenza. Non a livello dell’Evento di Carrington del 1859, ma una delle più violente degli ultimi decenni, come spiegato dall’astrofisico Ryan French del National Solar Observatory (Regno Unito) in una serie di post su Bluesky.

Da quando il nuovo complesso di macchie solari è emerso, fortunatamente, non ha mostrato segni di attività magnetica particolarmente intensa. Come spiegato dal portale specializzato in meteo spaziale spaceweather.com, infatti, “queste macchie solari non hanno prodotto nulla di più potente di eventi di classe M1 di basso livello”. “Potrebbe essere la calma prima della tempesta”, sottolinea l’astrofisico Tony Phillips che gestisce la pagina. Alle 12:12 ora italiana di oggi, lunedì 23 dicembre, tuttavia, uno dei gruppi di macchie ha dato via a un brillamento di Classe M 9. Il complesso di 450.000 chilometri è formato da tre distinti gruppi di macchie: AR 3932; AR 3927; e AR 3928. La prima e la terza hanno campi magnetici beta-gamma potenzialmente in grado di dar vita a brillamenti di Classe X.

Cosa sono i brillamenti o eruzioni solari

Ricordiamo che i brillamenti, ovvero violente eruzioni di materiale solare, si suddividono in cinque categorie di potenza: A, B, C, M e X. Ciascuna di esse, a eccezione della X, la più potente, è suddivisa in sottoclassi che vanno da 1 a 9. Tra una lettera e l’altra c’è un aumento della potenza di dieci volte. Per le X non c’è un numero definito, tanto che il più forte brillamento solare rilevato è stato un Classe X 45 verificatosi alla fine del 2003.

Credit: Juergen Banisch / Spaceweather

Credit: Juergen Banisch / Spaceweather

Cosa sono le macchie solari

I brillamenti o eruzioni solari scaturiscono in concomitanza con un fenomeno che riguarda strettamente le macchie solari. Come indicato dalla NASA, queste sono regioni più fredde e scure di quelle limitrofe e sono caratterizzate da fortissimi campi magnetici. Le loro caratteristiche sono dovute proprio ai campi magnetici che imbrigliano il calore negli strati sottostanti della stella, risultando così meno calde e più scure rispetto alle aree circostanti. I campi magnetici possono “rompersi” temporaneamente attraverso un fenomeno chiamato “riconnessione magnetica”. Quando ciò si verifica il calore intrappolato all’interno viene liberato in superficie insieme a una enorme quantità di energia, pari a milioni di bombe nucleari che detonano all’unisono.

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Le eruzioni solari possono strappare materiale solare – plasma, ciò particelle cariche elettricamente – dando vita alle CME. Ecco perché il gigantesco complesso di macchie solari comparso sul Sole va tenuto sotto stretto monitoraggio. Soprattutto adesso che si sta orientando verso la Terra, come un gigantesco mirino puntato sul pianeta. Non ne abbiamo alcuna certezza, ma da queste regioni potrebbe innescarsi un violentissimo flusso di vento solare in grado di dar vita a una tempesta solare G5, con potenziali e catastrofici danni. Secondo gli scienziati una tempesta geomagnetica di questa portata è solo questione di tempo; in questo periodo è più probabile che in altri perché ci troviamo nella fase di massimo del ciclo di attività magnetica di 11 anni del Sole.





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