Perché il segretario dei Radicali Blengino si è autodenunciato per aver guidato dopo aver fumato cannabis

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26 Dicembre 2024



11:33

Il segretario dei Radicali italiani Filippo Blengino ha lanciato una provocazione, per protestare contro la stretta sull’assunzione di sostanze stupefacienti contenuta nel nuovo Codice della strada: “Sabato ho fumato, oggi mi sono messo alla guida e sono andato ad autodenunciarmi”.

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“Sabato ho fumato, oggi mi sono messo alla guida e sono andato ad autodenunciarmi per aver sfidato il nuovo codice della strada voluto dal ministro Salvini”. È la provocazione lanciata sui social da Filippo Blengino, che si è autodenunciato a Roma alle forze dell’ordine per guida dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti, lo scorso 23 dicembre.

È stata un’azione di protesta, un “atto di disobbedienza civile – ha spiegato – rispetto alla norma introdotta dal ministro Salvini nel codice della strada che punisce l’uso di sostanze senza richiedere prove concrete di alterazione delle capacità di guida”.

Blengino ha raccontato di aver fumato cannabis sabato scorso, mettendosi poi in macchina per guidare il lunedì mattina “in piena lucidità, dimostrando l’assurdità della legge”.

“Molti ignorano che le tracce di cannabis restano nell’organismo per giorni, anche quando non vi è più alcuna alterazione delle capacità – ha detto prima del fermo -. Con questa norma, lo Stato punisce individui perfettamente lucidi alla stregua di chi si mette al volante in uno stato psico-fisico alterato”, ha aggiunto, promettendo che proseguirà con le azioni di contrasto alla legge fino a quando questa non sarà dichiarata incostituzionale.

“Andremo avanti anche con altre disobbedienze fino a quando questa norma del codice della strada non sarà revocata” ha assicurato il presidente di Radicali Italiani Matteo Hallissey.

“Dopo ore siamo stati portati prima in caserma e adesso in ospedale, dove la mia patente è stata revocata, come previsto dalla riforma – ha raccontato Blengino sui social – Ora dovrò affrontare un processo e rischio un anno di carcere e seimila euro di multa”. Secondo Blengino le nuove norme introdotte dal Codice della strada entrato in vigore lo scorso 14 dicembre non salvano vite ma “calpestano la libertà”.

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Le nuove norme non sembrano sanzionare comportamenti scorretti da parte dei conducenti, ma piuttosto sembra siano state varate come deterrente per l’uso di sostanze stupefacenti.

Il nuovo Codice voluto da Salvini ha introdotto infatti tra le altre cose anche nuove modalità di accertamento da parte degli organi di Polizia stradale. In particolare, è stato eliminato il requisito dello “stato di alterazione” per configurare il reato di guida sotto l’effetto di droghe. In pratica significa che si può essere sanzionati semplicemente per essersi messi alla guida dopo aver assunto stupefacenti. In caso di sospetto, gli agenti possono disporre un prelievo salivare direttamente sul posto, con modalità indicate da apposite direttive del ministero dell’Interno.

In caso di tampone salivare positivo, si procede con gli “accertamenti analitici di secondo livello”. Ma potrebbe anche accadere che gli agenti non abbiano con sé il kit necessario per il test: in questi casi una circolare del ministero dell’Interno spiega che per essere sottoposti ad esami più accurati basta anche che ci sia “il ragionevole motivo di ritenere che il conducente si trovi sotto l’effetto della sostanza”.

Se il test è positivo ma non si ha ancora l’esito degli esami di laboratorio, gli agenti possono disporre il ritiro cautelare della patente per un massimo di dieci giorni. Se i test successivi confermano l’uso di droghe, la patente sarà revocata, con il divieto di conseguirne una nuova prima che passino tre anni.

Le sanzioni non distinguono tra droghe leggere e pesanti

La norma del nuovo Codice della strada non distingue tra sostanze stupefacenti leggere o pesanti, per cui anche fumando cannabis diverse ore prima di mettersi al volante si rischia di pagare una multa da euro 1.500 ad euro 6.000 e l’arresto da sei mesi ad un anno”. Quando il reato viene accertato ne deriva “la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a due anni”. In caso di recidiva nel giro di tre anni, “la patente di guida è sempre revocata”.

Le associazioni che rappresentano i consumatori sono sul piede di guerra. Federcontribuenti ha espresso profonda preoccupazione per le gravi conseguenze che l’attuale formulazione dell’articolo 187 del Codice della strada comporta per i cittadini, perché si rischia di criminalizzare situazioni che nulla hanno a che fare con l’abuso di sostanze stupefacenti o psicotrope.

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L’associazione dei contribuenti italiani osserva che la norma, che prevede pesanti sanzioni per chi guida dopo aver assunto sostanze stupefacenti o psicotrope, si basa su accertamenti biologici che, sottolinea l’associazione, “risultano eccessivamente penalizzanti e inadeguati a distinguere i reali casi di alterazione psico-fisica da quelli di semplice presenza residuale nel corpo di tali sostanze. Basti pensare a chi utilizza THC a scopo terapeutico per alleviare dolori cronici o a chi, dopo una seduta dal dentista, ha ricevuto un’anestesia locale rintracciabile per giorni”.

E ancora, rileva Federcontribuenti “ai pazienti che, in seguito a grandi interventi chirurgici, hanno ricevuto somministrazioni di morfina, i cui metaboliti possono permanere per mesi nel corpo, o a chi ricorre a blandi sedativi per il sonno. In tutti questi casi, un cittadino che viene sottoposto a un controllo potrebbe essere dichiarato positivo, con l’avvio di un iter sanzionatorio e giudiziario completamente sproporzionato rispetto alla reale pericolosità per la sicurezza stradale”.

Le conseguenze di un semplice accertamento positivo sono devastanti: ritiro immediato della patente, sequestro del mezzo e apertura di un procedimento penale che può durare anni. “Durante questo periodo, il cittadino – fa notare Federcontribuenti – si trova privato della possibilità di guidare e costretto a far fronte a costi legali elevati, senza contare i danni economici e sociali derivanti dall’impossibilità di utilizzare il veicolo per lavoro o necessità quotidiane”. Federcontribuenti sottolinea inoltre come tale normativa possa diventare un meccanismo punitivo indiscriminato ed è per tali ragioni l’associazione chiede al legislatore e al governo di intervenire urgentemente per modificare l’articolo 187, “garantendo innanzitutto una distinzione tra residui di sostanze e stato di alterazione attuale: gli accertamenti devono essere in grado di verificare se il conducente sia effettivamente in stato di alterazione al momento del controllo, e non se vi siano tracce residuali non influenti sulla capacità di guida. Ed ancora: protocolli chiari per i pazienti in terapia medica: è necessario – conclude Federcontribuenti – prevedere esenzioni per coloro che assumono farmaci prescritti e monitorati, evitando che vengano equiparati a chi utilizza sostanze in modo illecito”.





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