«Chi siamo? Dove andiamo? Cosa trasportiamo?», parafrasando il doganiere del film con Massimo Troisi e Roberto Benigni, sono un po’ queste le domande che riguardano (più di altri) il settore della stampa all’inizio del 2025. In Italia, alcuni gruppi hanno ridimensionato parte dei loro business o sono usciti del tutto da alcuni segmenti di mercato, come Gedi-Repubblica dall’informazione locale. L’obiettivo è alleggerirsi e rifocalizzare la strategia.
I nuovi editori e le sfide per il giornalismo
Alla domanda chi siamo, quindi, già nel 2024 hanno risposto all’appello nuovi editori, come Sae o l’armatore Gianluigi Aponte. All’estero, in particolare negli Usa, sono stati soprattutto i periodici oggetto di ristrutturazioni (senza cessioni). Ma il vero punto interrogativo è dove andrà nel 2025 l’editoria alle prese con l’Intelligenza Artificiale: questo che sta per finire è stato l’anno dell’arrivo di ChatGpt4 e della sua versione omni, formule più veloci e multimediali dell’iniziale chatbot; poi è arrivata anche la sua declinazione come motore di ricerca. E l’anno prossimo sarà la volta delle sue evoluzioni in forme più autonome così come ci sarà, di contro, la novità dell’effettiva entrata in vigore dell’AI Act europeo. Tutte innovazioni che riguardano in pieno la tutela del diritto d’autore, alla base dell’editoria, ma anche più sottilmente un tema infrastrutturale di come verranno principalmente veicolate le notizie dei giornali (spoiler: dai chatbot dei grandi colossi tech).
Per difendere il copyright e sua conseguente monetizzazione, sono scesi in campo o meglio in tribunale tante case editrici, alcune grandi testate in particolare come il New York Times che, proprio nel 2024, ha rilanciato le accuse a OpenAi, sviluppatrice di ChatGpt. Ma qualche mese prima si erano fatti sentire anche i sempre vigili editori francesi. Vedremo come andrà a finire (in Italia, intanto, accordi diversi sono stati fatti con Rcs e Gedi). Ultimo quesito: cosa trasporta la stampa? Attualità? Approfondimento? Intrattenimento? Al riconoscimento giornalistico Premiolino 2024 il vice-presidente esecutivo di Pirelli Marco Tronchetti Provera è andato più al nocciolo della questione: «il giornalismo parla a un mondo che non pensa di avere un futuro», eppure «il giornalismo affronta» e racconta «sfide» attuali come l’IA, per l’appunto.
La (non) abitudine alla lettura
Certo è che sembra mancare la voglia e il tempo per informarsi, leggendo non solo i titoli (free) dei giornali online. Secondo il Digital news report Italia del Reuters Institute, l’interesse degli italiani nei confronti delle notizie è sceso dal 74% del 2016 al 40% del 2024, un trend in linea con altri paesi. Tuttavia, il 63% dei lettori tricolori guarda gli aggiornamenti più volte al giorno. Diminuisce in parallelo il tempo medio settimanale dedicato ai libri, nel 2024 pari a 2 ore e 47 minuti contro le 3 ore e 16 minuti del 2023 e le 3 ore e 32 minuti del 2022. Ma tra giornali e libri, ci sono notevoli differenze di lettura, che possono essere le scommesse 2025 per i giornali: i giovani, per esempio, continuano ad acquistare libri, li comprano di carta e hanno trasformato la lettura in un nuovo percorso di gruppo, generazionale. Non solo, social come TikTok o Instagram non fanno concorrenza ai libri, anzi ne alimentano le vendite.
Numeri alla mano
Il 2024 dei quotidiani si è aperto con un totale di copie vendute singolarmente vicino agli 1,6 milioni (dati Ads); a ottobre 2024 (ultimo dato disponibile) il numero s’è ridotto del 5% che in termini assoluti significa più di 78 mila copie. Pari a una buona diffusione di tre quotidiani oggi. Non poco. Comunque, anche le vendite dei libri hanno il segno negativo davanti e segnano a ottobre un -2,1% a volume, ossia -1,7 milioni di copie acquistate (dati Aie). Per i giornali, il futuro sembra essere il digitale ma le copie digitali singole, per esempio, sono cresciute di un contenuto 3% (grazie peraltro a quelle scontate tra il 10% e il 30% della copia cartacea). Sembrano andare meglio gli abbonamenti digitali (che comprendono spesso altri accessi, alle news dei siti online). Nel 2025, tra gli altri, il Corriere della Sera punta al milione di sottoscrittori; a dicembre 2024 gli abbonati sono quasi 700 mila (dati Rcs). Alla fine però, anche se non li comprano, gli italiani leggono la stampa? A fine 2023-inizio 2024, l’audience dei quotidiani era composta da 11,6 milioni di lettori, calata agli 11,2 a inizio luglio 2024, secondo la più recente indagine Audipress. La contrazione è del 3%.
Nuovi editori su piazza
Non manca tuttavia chi si cimenta nell’editoria. La comparsa di nuovi editori è motivata anche dal fatto che alcune case editrici si stanno snellendo. A comprare quello che esce dai loro perimetri aziendali ci sono stati nel 2024 sia gruppi tra l’editoria e la comunicazione, come Sae che ha acquisito da Gedi-Repubblica testate locali tra cui la Provincia Pavese, sia imprenditori con interessi in altri comparti come l’armatore Gianluigi Aponte col Secolo XIX o la famiglia Angelucci, impegnata nella sanità privata, editori di Libero e Giornale e ora interessata all’agenzia di stampa Agi.
Nei vari dossier sono spuntate pure società della logistica e dell’energia con la famiglia Ammaturo della Ludoil Energy, che pubblica l’Espresso, in un rapporto editore-redazione che si è agitato lo scorso settembre. C’è da dire che questo riassetto generale non è solo italiano. All’estero un colosso come il tedesco Axel Springer si è diviso in due cedendo le storiche (e redditizie) attività pubblicitarie legate ai piccoli annunci dei privati; i francesi di Vivendi hanno scorporato tutte le attività, dai libri di Hachette alla creatività pubblicitaria di Havas. Tra i periodici della Penisola, infine, Mondadori si aspetta nel 2025 uno storico cambio di passo nella sua divisione media: la previsione è che i ricavi complessivi dal digitale superino in percentuale quelli da carta stampata sul totale fatturato. Un punto di arrivo dopo la strategia che aveva portato alla vendita di alcuni magazine al gruppo del quotidiano la Verità di Maurizio Belpietro. Altre operazioni di cessione di giornali, peraltro, non sono escluse nel 2025 a livello di mercato.
È tempo della réclame
Ricavi da vendite sì e sempre di più in futuro (come suggeriscono anche alle piccole testate i casi di New York Times e Le Monde). Ma la raccolta pubblicitaria mantiene la sua importanza, soprattutto se alla fine del 2024 le proiezioni di chiusura d’anno sono tutte al rialzo. Dal 4-5% di Upa (associazione delle aziende inserzioniste in Italia) al 5,8% di Una (le agenzie di comunicazione), passando per il +5,1% a ottobre 2024 di Nielsen che, però, si aspetta un rallentamento negli ultimi mesi. Comunque andrà, sarà una fine d’anno positiva che in tanti si aspettano prosegua nel 2025 (+2-3%), seppur in misura più contenuta tenendo conto d’imprevisti internazionali e ambientali. Di sicuro comunque, nel caso specifico dei giornali, non si può vivere di sola pubblicità e lo dimostra l’esperienza dei giornali gratuiti in Italia (e non solo). Giusto alla vigilia del Natale 2024 Metro ha annunciato lo stop delle pubblicazioni. È stata tra le prime testate a debuttare nella Penisola, con tirature che negli Anni Duemila arrivavano al milione di copie e invadevano metropolitane e stazioni dei trasporti. Adesso restano solo una decina di giornalisti in cassa integrazione.
A fronte di un mercato pubblicitario in movimento, infine, non rimangono a guardare i grandi gruppi pubblicitari e questi ultimi, se gli editori si alleggeriscono, vanno invece verso la polarizzazione: a dicembre 2024 Omnicom e Interpublic hanno annunciato di volersi fondere per creare il primo polo pubblicitario al mondo da 25,6 miliardi di dollari (24,2 miliardi di euro). Ad agosto, invece, era stato Wpp (da tempo il numero 1) a riorganizzarsi e a concentrarsi sull’Intelligenza Artificiale, dismettendo altre attività. Anche qui l’IA ci mette lo zampino, se per tutti i principali operatori pubblicitari la strategia di lungo periodo sono diventati i dati del consumatore e una loro veloce gestione, automatizzata grazie agli algoritmi.
La notizia più bella del 2024? La promessa migliore per il 2025 dell’editoria?
Piccola ma di buon auspicio la notizia che un quotidiano (il britannico The Guardian) abbia scelto un giornalista (italiano, Lorenzo Tondo) come corrispondente per il Mediterraneo e la crisi migratoria, in particolare. Di solito il corrispondente lavora da Londra, Berlino, Mosca o altre città importanti. Adesso lo si può fare anche presidiando un’area geografica e per coprire temi non solo all’ordine del giorno ma anche molto sensibili per lettori ed elettori. Insomma, un segnale che i giornali sanno cambiare. La promessa migliore per il 2025 del settore è invece, riprendendo le parole di Tronchetti Provera, investire nelle infrastrutture sia digitali sia soprattutto fisiche, pensando alle tradizionali edicole. A inizio 2024, quelle rimaste aperte erano sopra le 12 mila (ultimi dati disponibili Snag). Adesso, con le nuove risorse previste dalla Legge di Bilancio 2025, si spera ci sia il loro tanto atteso rilancio in chiave digitale e multi-servizio.
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