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Ha ragione Tommaso Bori: “Cinque anni fa la destra vinse con il 70% in Umbria, oggi non solo torniamo a vincere (bene) noi, ma il Partito Democratico esprime la vice-presidenza della Regione e due assessorati di peso. Tutto questo è stato possibile grazie ad una piccola grande rivoluzione nel Pd e nelle coalizione”. Dentro questi risultati ci sono tante cose. Sicuramente c’è il fallimento della destra alla prova del Governo. Non è la prima. È successo a Terni tanti anni fa e poi in tante città umbre.

Ci sono le difficolta nazionali del centro destra, che pur godendo della popolarità della presidente Giorgia Meloni e della forza di Fratelli d’Italia, paga pesantemente il crollo della Lega e una crescente critica alle politiche nazionali. Ha pesato la scelta coraggiosa e generosa dei vari componenti dell’alleanza vincente, Un Patto Avanti, che per una volta hanno messo da parte le tante differenze e distinzioni per marciare nella stessa direzione.

E non per ultimo il peso ed il valore di una candidata presidente, espressione di un civismo reale, con radicamento e riferimenti forti in settori ed apparati importanti sia in Umbria che in Italia. Ma credo che sia utile esaminare il ruolo ed il peso del Partito Democratico,  per il peso e ma anche per la consistenza che questo partito ha nella coalizione e nel Consiglio Regionale.

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Le scelte compiute da Bori e dalla direzione del Pd Regionale non sono state pacifiche. Sono state accompagnate da scetticismo e forti contrasti, che hanno avuto una strascico anche post elettorale, con la presa di posizione pubblica di un gruppo di dirigenti del Pd Umbro. Ma i risultati hanno dato ragione alla leadership del Pd Umbro, che porta a casa non solo risultati elettorali importanti in tanti Comuni a partire da Perugia, ma il consolidamento di una nuova classe dirigente diffusa.

Sindaci, segretari di circolo, dirigenti di organizzazioni professionali, professionisti, che hanno come matrice comune le esperienze politiche nella sinistra giovanile prima e nei giovani democratici poi, nell’Unione degli Universitari, nell’associazionismo e nei sindacati. E un cambio generazionale importante ed essenziale, che riguarda un po tutti, basti guardare a chi è sto eletto per AVS. È una novità che va salutata positivamente incoraggiata e sostenuta, ovviamente senza far mancare critiche e anche battaglie politiche.

La prima prova non è stata molto soddisfacente. La costituzione della Giunta e la ripartizione delle deleghe ci ha riservato non sole le legittime richieste delle varie forze, ma alcune soluzioni che cozzano con quanto è emerso dalla consultazione elettorale. È idea abbastanza condivisa che il tema della sanità sia stato al centro della campagna elettorale e che sia tra le ragioni principali della vittoria di Un Patto in Avanti, che ha preso una posizione netta a difesa della sanità pubblica e del Sistema Sanitario Nazionale.

Ora questo fino ad oggi vuol dire fare riferimento alla legge 883 del 23 dicembre 1978. Sicuramente uno degli aspetti piu importanti, innovativi e progressivi di quella legge era la visione e l’organizzazione unitaria del Sistema Sanitario: Sanità e Sociale, Ospedale e Territorio, Prevenzione e Cura.

La premessa della privatizzazione che è venuta avanti negli ultimi anni si è  fondata sullo spacchettamento delle attività, propedeutico alla loro tariffazione. In questo caso si è realizzata  una aggressione all’approccio sistemico che la legge istitutiva del SSN ha posto alla base della salvaguardia della salute pubblica.

Con la definizione e l’assegnazione delle deleghe state tolte alla sanità (e alla presidente)  la sicurezza alimentare (ovvero tutta la programmazione delle attività dei servizi veterinari , che tra l’altro operano nei Dipartimenti di Prevenzione delle Usl) che è stata posta sotto l’Assessorato all’Agricoltura mentre  la sicurezza nei luoghi di lavoro che è finita sotto l’Assessorato allo sviluppo economico. Altro pezzo del Dipartimento di Prevenzione che esce dalla sanità in aperto contrasto da quanto prevede la 833/78 oltre che il Testo Unico delle Leggi Sanitarie dell’Umbria.

Inoltre Punto Zero va ad un un altro assessore ancora. Punto Zero gestisce non solo le liste d’attesa ma tutta la informatizzazione della sanità ed effettivamente è un aspetto fondamentale per chi si appresta a gestire la sanità. Altro elemento critico da tenere conto è che dentro la USL esiste una struttura organizzativa che si chiama Dipartimento di Prevenzione a valenza gestionale , della quale in tutta Italia, fanno parte il Servizio di Salute nei luoghi di lavoro che contiene medici del lavoro e tecnici della prevenzione, nonché ben 3 servizi veterinari, quello di Sanità Animale, quello della Sicurezza Alimentare e quello dell’Igiene degli Alimenti di origine veterinaria. Bene questi non dipenderanno più dalla Sanità. 

Dove andranno a finire? Inoltre, la promozione della salute è gestita sempre dal Dipartimento, che nel caso specifico farebbe capo alla Presidente in prima persona. Qualche complicazione si affaccerà anche sul fronte della gestione contabile e la ripartizione del FSR che va a coprire i LEA che si troverebbero dispersi in diversi rivoli.

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La sanità, intesa come FSR ha una contabilità separata all’interno della amministrazione regionale ed una parte del fondo viene trattenuta e gestita direttamente dalla Regione e non arriva alle aziende sanitarie. Conclusione, abbiamo trovato un equilibrio politico ma creato le premesse per nuovi problemi. Certamente c’è sempre la politica. Sarà capace di varare un Piano Socio Sanitario unitario, che faccia vivere lo spirito e le funzioni delle legge 883 realizzando concretamente quella collegialità annunciata nella prima riunione della Giunta?

Sarà capace di non affidare solo ai tecnici le soluzioni ma a promuovere  un grande dibattito nella regione che raccolga la grande mobilitazione politica e popolare che li ha portati a governare? Questa è la sfida di questa nuova classe dirigente.

Valentino Filippetti,
sindaco di Parrano





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