la rottamazione di renzi finanziata dai soliti vecchi arnesi

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Marco Lillo per “Il Fatto Quotidiano

Certo è ancora lontano dal suo modello americano, ma come inizio Matteo Renzi non si può lamentare. Il candidato sconfitto delle ultime primarie del Pd ha messo on line i conti della sua Fondazione Big Bang. Si scopre così che ha raccolto 814 mila euro dai suoi finanziatori.

Nulla al confronto del miliardo e 80 milioni di euro racimolato da Barack Obama per le ultime presidenziali, ma comunque un buon incasso. Renzi è stato di parola e ha pubblicato nomi e importi delle donazioni alla sua Fondazione, anche se con un ritardo di pochi giorni rispetto al termine di tre mesi annunciato.

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In testa alla lista troviamo il finanziere del fondo Algebris, Davide Serra. Celebre per le polemiche sulla sede della holding di Algebris alle isole Cayman, Serra ha donato 100 mila euro a Renzi assieme alla moglie Anna Barassi, con la quale ha creato molti anni fa anche una Ong che aiuta i bambini in Tanzania, la Hakuna Matata.

Anche il patron della società chimica Mossi e Ghisolfi, Guido Ghisolfi ha donato con la moglie Ivana Tanzi 100 mila euro. Subito dopo questa doppia coppia da 100 mila troviamo il munifico Alfredo Romeo, arrestato nel 2009 con accuse gravi e condannato in primo grado a due anni per un episodio minore di corruzione.

Romeo prima dell’arresto ha elargito finanziamenti a destra e a sinistra, da Alemanno a Rutelli. La sua Isvafim, che aveva finanziato nel 2008 anche il comitato per Zingaretti presidente della Provincia, ha donato nel 2012 – quindi dopo la condanna – 60 mila euro alla Fondazione Big Bang di Matteo Renzi.

Scorrendo la classifica delle donazioni più generose, troviamo l’ex presidente, fino al 2002, della Fiat Paolo Fresco che ha donato con la moglie Marie Edmée Jacquelin 50 mila euro. Restando a Torino troviamo i 20 mila euro donati da Simon Fiduciaria della famiglia di Franzo Grande Stevens, l’avvocato 85enne della famiglia Agnelli, già presidente della Juventus e tuttora presidente della Fondazione San Paolo nonché consulente della banca del Vaticano, lo IOR.

Franzo Grande Stevens, dopo la donazione, è stato condannato il 21 febbraio scorso a 1 anno e 4 mesi in appello dopo l’assoluzione in primo grado per l’aggiotaggio informativo sul caso Ifil-Exor.

Sempre a quota 20 mila euro troviamo una società di impiantistica che lavora anche con Eni e altre società ed enti pubblici, la Cimis Srl di Sannazzaro della famiglia Fiorani. Mentre 25 mila euro sono arrivati dalla Karat Srl dei fratelli Bassilichi, titolari di imprese immobiliari e informatiche, da molti anni finanziatori e amici di Matteo Renzi. Nell’elenco dei donatori figura anche Giancarlo Lippi con 20 mila euro, probabilmente dovrebbe essere il manager del gruppo Targetti. Altri 20 mila euro sono arrivati dalla Blau Meer Srl, una società che sta costruendo un residence a Pietra Ligure e che appartiene ai re della frutta, i fratelli Orsero.

Poi c’è una sfilza di soggetti che hanno donato 10 mila euro ciascuno: Carlo Micheli, consigliere di Banca Leonardo e figlio del finanziere Francesco Micheli; la Eva Energie Spa dell’ex presidente dell’Enel Chicco Testa; l’avvocato Renato Giallombardo, partner dello studio Gianni, Origoni, Grippo & partners; il presidente dell’ente Cassa di Risparmio di Firenze Jacopo Mazzei; Giorgio Colli, un imprenditore di Lecco promotore del sito internet ‘Renzipianob’.

Non poteva mancare la società israeliana Telit Communications di Oozi Cats che, dopo avere donato 20 mila euro a Gasparri nel 2006 e 10 mila a Bersani nel 2008 ha elargito 10 mila euro alla Fondazione di Renzi nel 2012. Altri 10 mila euro arrivano anche da Fabrizio Landi, amministratore della società Esaote e dalla Sinefin del gruppo Giannanti di Pisa. Poi ci sono i contributi elargiti dai partecipanti alla cena di Milano organizzata ad ottobre nella chiesa sconsacrata di via Sant’Eufemia dal finanziere Davide Serra.

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Tra questi troviamo, con 5 mila euro, Guido Roberto Vitale, presidente della Vitale & Associati e socio di Chiarelettere e, con altri 5 mila, il presidente di Allianz Italia Carlo Salvatori e il Calzaturuficio Gabriele, il senatore Andrea Marcucci, eletto in quota Renzi.

Altri 5mila euro sono arrivati alla Fondazione dall’impresa Capaccioli di Sinalunga e dalla società di cacciatori di teste Key 2 People Executive Search. Circa 29 mila euro sono arrivati dal Comitato per la candidatura di Matteo Renzi, che a sua volta ha pubblicato sul suo sito le singole donazioni per importi molto piccoli che concorrono a formare la cifra totale. Scorrendo l’elenco dei nomi sul sito del Comitato si scoprono alcune curiosità.

C’è per esempio il vicedirettore di Libero Franco Bechis, in passato poco tenero con Matteo Renzi nelle sue cronache sul caso Lusi. Bechis ha spiegato su twitter di avere voluto donare i 50 euro per testare il funzionamento del sistema di rendicontazione messo in piedi dai Renzi boys. Il giornalista poteva donare anche solo 5 euro, ma ha largheggiato per dare un segnale distensivo al politico che minacciava querele, mai presentate.

Sempre con una donazione di 50 euro (stessa quota dell’ex membro del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi e del direttore dell’Opinione, Alberto Mingardi) figura nella lista una ‘Emanuela Romano’, probabilmente solo omonima dell’ex assessore al comune di Castellammare di Stabia, più nota come cofondatrice del comitato ‘Silvio ci manchi’ insieme all’attuale fidanzata ufficiale di Berlusconi, Francesca Pascale.

AL FATTO risulta però che alcuni finanziatori presenti alla cena di Milano organizzata da Davide Serra non figurano nell’elenco. Si tratta di donazioni di piccolo importo che assommano a circa 25 mila euro. Il Fatto è riuscito a visionare solo una lista dei cognomi dei finanziatori con i nomi indicati solo con la lettera iniziale.

Si va dalle donazioni di 2.000 euro di S. Abbro e di tal Vivado ai 500 euro di tal Scrocco. I finanzieri non sono stati molto generosi con Renzi quella sera. Per esempio Federico Lalatta di Boston Consulting Group, stando alla lista dei cognomi, risulta aver donato solo 300 euro.

Mentre S. Rossore (sarà la società San Rossore?) ha elargito ben 5 mila euro. Nell’elenco dei cognomi c’è anche un certo Draghi che ha donato in quella sera di ottobre ben 1.000 euro. L’iniziale del nome però è la F., non la M di Mario.

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