In un mondo in rapida evoluzione, in cui la connettività rappresenta la spina dorsale della globalizzazione, diversi progetti relativi a nuovi corridoi commerciali stanno acquisendo particolare slancio, a dimostrazione di un pensiero politico ed economico innovativo. In vari casi si tratta di iniziative che sembrano destinate a concretizzarsi. Tra questi stanno prendendo forma, con la promessa di trasformare profondamente i flussi commerciali e i trasporti, il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), il Corridoio di Mezzo Transcaspico, il Corridoio Internazionale Trasporto Nord-Sud (INSTC) e l’Iraq Development Road.
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica e questo potrebbe valere anche per le nuove rotte commerciali. Se, da un lato, si tratta di progetti che promettono di ridefinire le dinamiche del commercio globale e gli allineamenti geostrategici, colmando lacune di connettività esacerbate dagli sconvolgimenti geopolitici, dalle sfide climatiche e dalle mutevoli priorità economiche, dall’altro restano per il momento iniziative in divenire che, in alcuni casi, richiederanno grandi sforzi per riuscire a decollare. Inoltre, se taluni poggiano su fondamenta solide, per altri la base in termini di policy è più precaria.
Il progetto dell’Iraq Development Road
L’ambiziosa iniziativa dell’Iraq Development Road offre un ottimo esempio di come i progetti di connettività possano ridefinire il ruolo di un Paese sulla scena globale. In questo caso l’obbiettivo è collegare l’Asia all’Europa grazie a una rete di ferrovie, strade, porti e centri urbani. Il cuore del progetto è l’espansione del porto di Grand Faw, nel sud dell’Iraq, collegato alla Turchia e da qui al resto dell’Europa. Tale iniziativa potrebbe rivaleggiare con il Canale di Suez egiziano inducendo una significativa riduzione dei tempi di viaggio tra Asia ed Europa.
Le implicazioni geopolitiche del progetto sono profonde. Trasformare l’Iraq in un hub di transito servirebbe a rafforzare, cosa quantomai necessaria, la posizione geopolitica del Paese e contribuirebbe a garantire prosperità , sicurezza e stabilità alla regione. Se l’iniziativa avrà successo, la Development Road potrebbe trasformare l’Iraq da Paese provato dai conflitti ad attore fondamentale per la logistica globale. Tuttavia, l’instabilità del sistema politico iracheno può rappresentare un problema in termini di fattibilità a lungo termine e potrebbe scoraggiare i principali donatori e partner come l’Unione Europea, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, nonché le imprese internazionali.
Il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC)
Sebbene abbia subito una temporanea battuta d’arresto a causa della guerra a Gaza, l’IMEC, ambizioso progetto a guida statunitense che prevede un corridoio di collegamento tra l’India e l’UE attraverso il Golfo, resta allettante. Concepito per contrastare l’influenza della Cina, l’IMEC risponde all’aspirazione dell’India di diventare un leader globale tra le nazioni in via di sviluppo e permetterebbe a Nuova Delhi di sfuggire all’accerchiamento strategico di Pechino. Dal canto loro, gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita lo considerano un’opportunità per consolidare il loro ruolo di ponte economico tra Oriente e Occidente.
Se sarà realizzato, l’IMEC potrebbe rafforzare la resilienza economica dell’Europa, favorire la diversificazione degli scambi globali e promuovere la cooperazione tra le grandi potenze. Riducendo la dipendenza dai tradizionali punti di strozzatura come il Canale di Suez, offrirebbe un’alternativa a rotte marittime rese sempre più vulnerabili da minacce climatiche e geopolitiche. L’IMEC potrebbe anche avvicinare i BRICS e i Paesi del G7, se i numerosi partner e investitori riusciranno a coordinarsi sulle varie dinamiche di sviluppo legate alla diversificazione e al de-risking delle rispettive economie.
L’Asia Centrale e il Corridoio di Mezzo
L’Asia centrale e il Caucaso stanno attraversando una profonda trasformazione, che li vede evolvere da regione periferica a protagonista della connettività globale grazie a una rete multimodale di trasporti ferroviari, stradali e marittimi tra Nord, Sud, Est e Ovest. Tale processo ha subito un’impennata a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Un tempo considerata geograficamente remota e prettamente dedita all’esportazione energetica, ora la regione sta diventando un polo vitale per il commercio e gli investimenti e offre potenzialmente un’alternativa al Corridoio Settentrionale della Russia, soggetto a sanzioni.
Questo nuovo Corridoio di Mezzo Transcaspico collega l’Oriente con l’Occidente, dalla Cina all’Europa passando per l’Asia Centrale, il Mar Caspio, il Caucaso Meridionale e la Turchia, ma prevede anche un agile collegamento con il Sud Globale attraverso una serie di nuovi investimenti infrastrutturali che vengono sostenuti con decine di miliardi di dollari, euro e altre valute. Il Corridoio di Mezzo ha già beneficiato degli investimenti e della storica cooperazione tra i Paesi della regione e promette ulteriori risparmi di tempo e di denaro grazie a una maggiore armonizzazione delle dogane e alla digitalizzazione dei processi di transito. Promette anche di offrire un’alternativa più rapida alle rotte marittime, con tempi di transito dalla Cina al Mar Nero di 12-15 giorni rispetto ai 30-40 giorni delle spedizioni via mare dalla Cina all’Europa.
Il Corridoio Nord-Sud (INSTC)
L’INSTC collega Russia, Iran e India attraverso l’Asia centrale e il Golfo Persico, offrendo la promessa di un’alternativa strategica alle rotte marittime tradizionali. Il corridoio, che secondo le previsioni potrebbe ridurre i tempi di transito fino al 40% e i costi del 30-40%, collega la Russia e l’Iran, soggetti a sanzioni, con il Sud globale e le rotte marittime internazionali. Tuttavia, per quanto allettante, l’ipotesi di un rafforzamento dei legami economici tra le nazioni partecipanti e di una diversificazione della connettività per gli Stati dell’Asia centrale privi di sbocco sul mare deve fare i conti con le sanzioni internazionali, le lacune infrastrutturali e l’instabilità politica dei Paesi interessati dalla rotta, fattori che potrebbero metterne in discussione l’effettiva fattibilità e che rappresentano ostacoli significativi alla sua piena operatività .
Implicazioni geopolitiche e geoeconomiche
L’emergere di questi corridoi riflette il cambiamento delle dinamiche di potere nel commercio globale e nella geopolitica, con nuovi attori alla ricerca di punti di ingresso. I vari progetti forniscono alternative alle rotte tradizionali, consolidano la posizione degli attori regionali e riducono la dipendenza dalle potenze dominanti. Il Corridoio di Mezzo rafforza il ruolo della Turchia come hub di transito, collega l’Asia centrale e i Paesi del Caucaso ai mercati globali e si allinea agli sforzi della Cina per diversificare le rotte commerciali. L’INTSC rafforza la connettività dell’India con l’Asia centrale e la posiziona nella regione come contrappeso alla Cina, oltre a fornire all’Iran e alla Russia un accesso agli scambi commerciali che riduce i rischi di sanzioni internazionali.Â
La Development Road riposiziona l’Iraq come hub logistico globale riducendo la dipendenza dal Canale di Suez, ma richiede una significativa cooperazione politica ed economica. Il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa promette maggiore connettività per l’India, il potenziamento dei Paesi del Golfo come paesi di transito commerciale e offre all’Europa una ulteriore opportunità per diversificare le catene di approvvigionamento e ridurre la dipendenza dalle rotte russe, ma è ostaggio della guerra a Gaza e di una serie di instabilità geopolitiche.Â
I nuovi corridoi infrastrutturali rappresentano un nuovo capitolo della connettività globale e possono idealmente trasformare il commercio, rafforzare l’integrazione regionale e superare i tradizionali punti di strozzatura come il Canale di Suez e lo Stretto di Malacca. In un momento in cui il mondo è alle prese con crescenti tensioni geopolitiche e grandi sfide climatiche, questi corridoi offrono un potenziale modello per la creazione di reti commerciali resilienti e diversificate. Tuttavia, affinché tali promesse si concretizzino sarà necessario affrontare ostacoli logistici, politici ed economici. Alcuni Paesi riconoscono ormai la necessità di una forma storica e innovativa di cooperazione per garantire uno sviluppo sostenibile, ma alcune rotte potrebbero comunque restare solo una promessa senza mai diventare realtà .
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