La Fornace, scritta il 16 settembre 1933, è una delle poesie più intense e nostalgiche di Antonia Pozzi. Questo componimento esplora i ricordi d’infanzia dell’autrice, in un periodo segnato da privazioni e difficoltà, quando la guerra devastava i monti e le risorse scarseggiavano. In questo contesto, la “fornace” diventa un simbolo di calore e rifugio, una luce che riscalda e consola. Pozzi descrive il calore rosso della fornace come un momento di incanto per la bambina che osservava il fuoco con occhi sgranati, stupiti, mentre la madre la portava lì per cercare conforto in un mondo freddo e difficile.
La poesia cattura immagini vivide e suggestive della fornace e del lavoro del vecchio, che dall’alto lancia fascine di legna nel forno, in un gesto rituale che si ripete, simile a una danza ipnotica. Attraverso l’uso di immagini potenti e simboliche, Pozzi evoca la sensazione di un mondo antico e magico, dove la semplicità delle cose diventa fonte di meraviglia e bellezza, anche in mezzo alla sofferenza.
Biografia dell’Autrice
Antonia Pozzi è una delle poetesse più amate e riconosciute della letteratura italiana del Novecento. Nata a Milano il 13 febbraio 1912, proveniva da una famiglia borghese e colta. Fin da giovane dimostrò un forte interesse per la poesia e la letteratura, che l’accompagnarono per tutta la vita. Pozzi fu una figura estremamente sensibile, capace di cogliere le sfumature più delicate della natura umana e di esprimere in versi i sentimenti più profondi. La sua vita fu breve e tormentata; si tolse la vita nel 1938, a soli 26 anni. Dopo la sua morte, le sue poesie vennero pubblicate e riconosciute come un tesoro prezioso della poesia italiana, caratterizzato da una sensibilità acuta e da un tocco poetico unico.
Analisi della Poesia La Fornace
In La Fornace, Pozzi trasforma un semplice ricordo d’infanzia in una rappresentazione poetica densa di significato. La scena si svolge in un freddo novembre, mentre la guerra incombe sui monti e la famiglia deve affrontare privazioni. In questo contesto, la fornace rappresenta un rifugio, una fonte di calore e di vita in un mondo che sembra ostile. La descrizione della “cupola del forno” che divampa di rosso e del vecchio che scaglia fascine è carica di simbolismo: il fuoco è vita, è forza, ma anche mistero.
I “riflessi di brace” che colorano l’androne nero evocano un’atmosfera quasi magica, in cui la bambina osserva incantata la creta che cambia colore sotto il calore del fuoco. Pozzi cattura con maestria l’essenza dell’infanzia, la capacità di meravigliarsi davanti alla semplicità della natura. La casa appare lontana, e la strada sembra infinita, come un viaggio senza fine in una notte di novembre, immersa nella nebbia. È un’immagine di spaesamento, che rispecchia non solo l’infanzia, ma anche la sensazione di vulnerabilità e perdita che l’autrice provava.
La poesia si chiude con il ricordo della fornace che lascia “un bruciore di vampa negli occhi”. Questo è un segno del calore interiore, del fuoco della vita che, nonostante le difficoltà, continua a bruciare, donando speranza e forza.
Temi Principali e Atmosfera
La Fornace esplora temi universali come il ricordo, la povertà, il senso di spaesamento e la magia dell’infanzia. La fornace diventa simbolo di calore e di rifugio, ma anche di un rituale antico che evoca la fatica e il sacrificio. L’atmosfera è malinconica e struggente, ma allo stesso tempo permeata di un senso di stupore e di meraviglia, tipico dell’infanzia. Pozzi ci invita a guardare con occhi nuovi ciò che è semplice, a riscoprire la bellezza in ciò che, per gli adulti, può sembrare ordinario.
L’ambientazione della poesia – un novembre gelido, la nebbia, la guerra sui monti – contribuisce a creare un’atmosfera di isolamento e difficoltà, in cui la fornace diventa un luogo quasi sacro, un altare della sopravvivenza. La ripetizione dell’immagine del vecchio che scaglia fascine rende la scena ipnotica, una danza rituale che incanta e scalda il cuore.
Perché Leggere La Fornace
La Fornace è una poesia che riesce a toccare corde profonde e universali. Antonia Pozzi, con la sua sensibilità e il suo stile poetico inconfondibile, trasforma un semplice ricordo in una riflessione sulla vita, sull’infanzia e sulla capacità di trovare bellezza anche nei momenti di difficoltà. Leggere questa poesia significa entrare in contatto con il mondo interiore di una delle poetesse più intense della nostra letteratura, riscoprendo la capacità di stupirsi e di rifugiarsi nella memoria come fonte di calore e forza.
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LA FORNACE
Bambina, nelle sere di novembre
poi che sui monti c’era
la guerra
e la legna costava
assai – come il latte, come il pane –
e la nebbia pesava
gelida sulla terra,
la mamma mi portava
- per scaldarci –
alla fornace.
Riflessi di brace
tingevano l’androne nero:
rossa nel fondo
divampava
la cupola del forno.
Dall’alto un vecchio scagliava
fascine e fascine.
Giù i tegoli in cerchio
sembravano una ruota
immota
a cui fosse mozzo la fiamma.
Si arrossava
la creta al centro:
verde era ancora al margine
dove più lento
arrivava il calore.
Si sgranavano in uno stupore
d’incanto – le pupille bambine.
Il vecchio dall’alto scagliava
fascine e fascine –
Si ritornava
per l’androne nero
con un bruciore di vampa negli occhi.
Fuori, un’immensa fontana
nella nebbia lanciava
il suo getto bianco e faceva
rabbrividire –
La casa pareva
lontana,
la strada sembrava non finire
più. Era notte, era novembre,
sui monti c’era
la guerra –
16 settembre 1933
ANTONIA POZZI - Poesia dalla pagina facebook: Antonia Pozzi
Foto da: Didatticarte
Ferdinandas Ruščisas, Vento autunnale, 1901
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