Passo Stalle, la vittima è un austriaco di 54 anni. E altri due morti in Tirolo, sul Rosskopf. Il bollettino: grado di pericolo moderato
Un morto alla vigilia di Natale a passo Stalle, al confine con l’Austria, altri due sul Rosskopf, in Tirolo, e due alpinisti dispersi da domenica sul massiccio del Gran Sasso, nel vallone dell’Inferno, le cui ricerche, ostacolate dal maltempo che ha tenuto bloccati gli stessi soccorritori per due giorni alla stazione della funivia di Campo Imperatore, e che li ha costretti anche ieri a fermarsi, stanno tenendo il Paese col fiato sospeso.
È il primo e parziale bilancio degli incidenti avvenuti in montagna per questa stagione invernale. Dopo l’anticipo d’inverno di metà settembre, con le cime imbiancate, la neve si è fatta attendere.
E ora che un po’ ne è arrivata, complice il vento, ha cominciato a mietere vittime in montagna. In Alto Adige, l’ultima tragedia, in ordine di tempo, risale alla vigilia di Natale, quando un escursionista austriaco di 54 anni, Josef Jakopaschke, è stato travolto e sepolto da una piccola slavina a passo Stalle. Insieme alla moglie, stava risalendo il facile sentiero che porta al valico austriaco quando, mentre era impegnato nell’attraversamento di un canalone, a circa 2 mila metri di quota, è stato travolto dalla valanga.
La donna ha dato subito l’allarme, e sul posto è arrivato l’elicottero dell’Aiut alpin dolomites. Sbarcati, i tecnici del Soccorso alpino hanno individuato ed estratto l’escursionista, tentando di rianimarlo. Ma è stato inutile: l’uomo era già morto.
Si tratta del secondo incidente mortale causato da una valanga in Alto Adige, negli ultimi due mesi. Il 23 novembre, infatti, un’altra slavina aveva travolto e semisepolto due alpinisti austriaci sul versante nord della cima Vertana, sul massiccio dell’Ortles. Uno di loro aveva perso conoscenza, e il compagno l’aveva trascinato a valle fino a raggiungere un punto dal quale era riuscito a far partire la chiamata d’emergenza.
I soccorritori li avevano recuperati a circa 3.400 metri di quota, dove la temperatura era di 10 gradi sotto zero, in grave stato di ipotermia (la temperatura corporea rilevata era vicina ai 28 gradi): portati in ospedale, uno dei due non ce l’aveva fatta ed era spirato il giorno dopo.
Il 26 dicembre, invece, l’incidente mortale in montagna è avvenuto oltre la cresta di confine, sul Rosskopf, in Tirolo. Un lastrone di neve si è staccato a circa 2.500 metri di quota, travolgendo due alpinisti che in quel momento si trovavano nel raggio d’azione della slavina. Recuperati dai soccorritori, circa un’ora dopo il distacco, per loro non c’è stato nulla da fare.
Il bollettino valanghe indica una situazione estremamente variabile, anche su piccola scala, in tutta la provincia di Bolzano.
Il grado di pericolo è moderato (di livello 2 su una scala di 5): la principale fonte di pericolo è rappresentata dagli accumuli di neve ventata che possono subire un distacco al passaggio degli alpinisti. Il pericolo maggiore è sopra i 2.000-2.200 metri di quota, e soprattutto nelle conche, nei canaloni e dietro i cambi di pendenza.
Nelle ore più calde della giornata, sui pendii soleggiati e ripidi, c’è inoltre il rischio di un ammorbidimento del manto nevoso. Data la poca neve caduta finora, si parla di valanghe di piccole-medie dimensioni, ma non per questo meno insidiose: al pericolo di seppellimento, si aggiunge infatti quello di trascinamento e caduta.
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