Salvatore, dalla casa popolare al posto al cimitero

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Chi sono i poveri? I Siciliani a quanto pare secondo la UE, la quale ritiene, secondo le sue analisi, che almeno il 38% dei siciliani versino in condizioni di povertà. Dopo anni di interventi dei fondi dell’Unione Europea praticamente i poveri sono aumentati invece di diminuire. Sarebbe stato interessante sapere quanti sarebbero senza gli aiuti europei o dei famosi fondi di coesione nazionale. Attenzione, in valore percentuale ci battono i calabresi, ma essendo loro pochi, i siciliani li battono sui numeri assoluti. I numeri freddi e sporchi dicono che 1.850.000 siciliani sono poveri. Possiamo sbandierare sui nostri titoli di fine anno che siamo i campioni europei della povertà. Ma i giornali siciliani ne parlano poco di questo record, c’è imbarazzo e anche un fondo di vergogna. Com’è che siamo ridotti così e non ce ne siamo accorti? Abbiamo parlato per decenni di mafia ed antimafia, per un po’ di Covid, ma la vera pandemia siciliana è la povertà.

La pandemia siciliana

E la povertà a Natale esce fuori, allo scoperto, dai vicoli, dai portici, dai lupanari dove a Palermo, a Catania, ma anche da altre parti dell’isola, vivono i senza tetto, quelli senza fissa dimora, fantasmi dei giorni e delle notti siciliane. I servizi sociali dei comuni non hanno forze sufficienti nemmeno a censirli, figuriamoci ad aiutarli, ci pensa solo il volontariato, o i santi come Biagio Conte, uno che forse non verrà canonizzato mai, ma che della povertà portava le stimmate, aveva il vangelo stampato nel cuore, ma anche nelle mani il piccolo frate palermitano.

Il giorno di Natale alla Chiesa della Gancia a Palermo c’e stati il pranzo della Comunità di Sant’Egidio, più di 500 poveri, bisognosi, alcuni disabili, quasi tutti poco, o per nulla, autosufficienti. Tante lingue, tante etnie, religioni, storie di mondi o quartieri, tutte piene di grande umanità, seppur sofferente. Ci sono persone straniere e italiane insieme, tutti con la stessa temporanea o endemica patologia, in senso greco del temine, la povertà.

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Salvatore e l’attesa

C’era Salvatore, palermitano, aveva 35 anni quando ha cominciato a chiedere la casa popolare, ora ne ha 50 ma ancora niente, e al sindaco Lagalla, che è venuto al pranzo, chiede se almeno il posto al cimitero lo avrà, con quella ironia della miseria dignitosa, che solo noi meridionali forse abbiamo.

C’è Johnny, kossovaro di origine, fa parte di una famiglia di 9 persone e abita alla Vucciria, è un rom stanziale, da quasi un secolo la sua famiglia è qui, mi dice. Poi c’è Michele, è del Cep, quartiere popolare sotto le montagne della Conca d’oro, magro come un palo della luce, di quelli che spesso in quelle periferie sono spenti. Tutti sono su di giri, anche se non c’è alcool, saggiamente, a tavola, è l’euforia di essere gli ospiti d’onore, una tantum. La pasta al forno non tutti la mangiano, e le lasagne sono finite, i volontari riforniscono le tavole non solo di cibo, ma di parole e di sorrisi, sempre ricambiati, anche se sdentati. Ci vorrebbe una task force di dentisti a questi pranzi. I poveri li riconosci dal fatto che non hanno i soldi per curarsi i denti. Parliamo con Robert, del Ghana, con due bambine piccole, di 3 e 5 anni, scure scure ma con dei cappellini rosa, a contrasto con occhi che non puoi dimenticare.

C’è tanta ricchezza di umanità in questo maremoto, come definirlo altrimenti, di povertà siciliana. Solo S.Egidio in Sicilia ne ha messi a tavola 3.000 questo Natale, e migliaia di altri sono stati accolti da tante persone sparse nell’isola di buona volontà. Ma la politica siciliana resiste, chiusa nell’indifferenza del suo Palazzo Reale, mentre taglia le fette della cassata del suo bilancio regionale. Era stata approvata tre anni fa, all’unanimità, forse un po’ ipocrita, una legge sulla povertà. Solo che la politica non riesce a trovare il tempo e la volontà di metterci i soldi per farla funzionare. Poi si dovrebbero tagliare i fondi alle sagre della salsiccia, agli amici e parenti, ai clientes votanti. I poveri? I poveri non votano, sono gli esclusi della società, non hanno un onorevole di riferimento. Se si guarda alle politiche sociali in Sicilia i poveri potrebbero tranquillamente, in pochissimi anni, passare da maggioranza relativa ad assoluta. Senza che di questo interessi a nessuno.





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