Una delegazione MedNet del Consiglio d’Europa ha visitato la comunità di Cassino e ne ha tratto spunti ottimali per la sua azione
Ci sono pezzi d’Europa che arrivano nei posti e fanno una cosa per certi versi straordinaria: cercare di capire come comportarsi prendendo esempio dai territori. E’ una polarizzazione “invertita” rispetto al trend consueto. Quello per cui sembra sempre che siano i territori a dover “subire” ciò che L’Ue decide. Ma con la Rete MedNET del Consiglio d’Europa questo non è possibile e per due motivi. Il primo: si parla di un organismo, nato nel 2006 che ha mission cruciale di lo scambio e il trasferimento reciproco di conoscenze in ordine a droghe e dipendenze.
Questo tra i Paesi del bacino del Mediterraneo e i Paesi europei membri del Gruppo Pompidou. Il secondo: si parla di delegazioni che hanno bisogno delle esperienze territoriali appunto per capire cosa fare. Perché l’Italia è il Paese di confine per eccellenza tra Mediterraneo ed Europa continentale. E perché in Italia ci sono realtà skillate come Exodus Cassino.
La delegazione “da Maccaro”
Che ha accolto assieme al suo direttore Luigi Maccaro proprio una delegazione della Rete MedNET del Consiglio d’Europa, accompagnata da due rappresentanti del Dipartimento Politiche Antidroga. E al di là degli aspetti protocollari e pubblicistici si è trattato di un’occasione per certi versi irripetibile, perché a Cassino ci sono arrivati esperti in cerca di ulteriore esperienza. Per confrontarsi su temi cardine come “le misure alternative alla detenzione, con un focus specifico sul trattamento dei detenuti tossicodipendenti”.
Il cardine di tutto è stato quello, per certi versi rivoluzionario, di “affrontare le dipendenze con un approccio innovativo, evidenziando le strategie e i risultati concreti raggiunti dalla comunità”. Come? Innanzitutto, come spiega una nota sull’evento, facendo ricorso ad un “modello innovativo e integrato”.
E da questo punto di vista il “forte apprezzamento” per un approccio simile adottato dalla Comunità Exodus è stato evidente. E con punti di forza rilevati. “La grande apertura al territorio, la varietà di attività proposte nella cascina. E l’integrazione tra approccio educativo, intervento terapeutico e coaching motivazionale”. Ecco perché gli operatori della comunità hanno esposto con chiarezza “il programma, il metodo e gli strumenti che compongono la proposta educativa”.
Il nuovo modello di approccio: integrato
Ma c’è stato un altro aspetto che ha colpito i membri della delegazione: la gente, i suoi dolori, le cause che li innescano e gli effetti che ne derivano non sono sempre gli stessi. Non ci sono più gli standard e le incasellature rigide degli anni ‘80/’90 o primi 2000. Quello delle dipendenze e dei guai, anche giudiziari, che fanno, è un mondo in continua “evoluzione”. E’ plastico e sfuggente, perciò plastica e multitasking deve essere la riposta. Anche “offrendo soluzioni flessibili e personalizzate”.
Ad integrare il background sul tema di scenario vasto anche quattro operatori del Ser.D. interno al carcere di Regina Coeli. La nota spiega che “alcuni ospiti della Comunità Exodus provengono proprio dall’istituto romano, dove è iniziato il loro percorso di cura. Questo esempio di sinergia tra pubblico e privato sociale è stato definito un modello di intervento coordinato e condiviso”
Prospetticamente tutto è stato incentrato sul Progetto del Centro diurno don Milani, una nuova struttura inaugurata ”in occasione del 34° anniversario della Comunità Exodus”. Il target è quello degli adolescenti con difficoltà spesso gravi. Problemi come “il disagio psicologico, la dipendenza da social e smartphone, o le situazioni di messa alla prova per reati. Con un approccio di prevenzione secondaria, il centro mira a intervenire prima che tali problematiche si trasformino in percorsi di devianza conclamata”.
Mentoring e prevenzione
Cosa sarebbe la lotta alle dipendenze se non avesse una sua veste preventiva, oltre che argine ai “danni già fatti”? Nulla. Ecco perché la “prevenzione alla dispersione scolastica è stato un altro tema centrale della visita. Gli operatori della comunità intervengono in alcune scuole superiori di Cassino offrendo percorsi di mentoring individuale per studenti in difficoltà e momenti di formazione per le famiglie”.
Scuola e famiglia che cooperano invece di guardarsi in cagnesco rimpallandosi accuse, praticamente un miracolo, in Italia. Tutto questo ha messo la comunità fondata da Don Antonio Mazzi e diretta da Maccaro in grado di offrire risposte personalizzate. Il cui ampio ventaglio è stato rilevato dalla delegazione.
Simone che è iscritto all’Unicas
Exodus quindi “si distingue per la capacità di integrare interventi terapeutici, educativi e motivazionali, offrendo un percorso di cura completo che non si limita alla gestione dei sintomi ma punta al pieno recupero e all’autonomia della persona”. Ma che punta attraverso l’ergoterapia alla rinascita delle persone. Lo dimostra la storia di Simone, che “si è recentemente iscritto al Corso di laurea in Scienze motorie presso l’Università di Cassino”.
Tutto questo per un feedback rilasciato dalla delegazione di tenore assolutamente positivo. Eccolo in silloge: “La nostra visita alla Comunità Exodus è stata sia un’occasione di arricchimento che una fonte d’ispirazione, fornendo un’opportunità per un dibattito significativo. Il team di Exodus ha presentato il proprio innovativo modello per l’attuazione delle misure alternative alla detenzione per le persone con dipendenza da sostanze”.
Il feedback che dice tutto
E “nel contesto del sistema giudiziario penale, rispetto a cui le loro attività integrate sono in grado di combinare efficacemente elementi terapeutici, motivazionali e occupazionali”. La polpa è che i delegati hanno verificato come Exodus impieghi “standard ben definiti che ne indirizzano le pratiche attuate, così da determinare esiti positivi per l’utenza. Siamo rimasti particolarmente impressionati dalla varietà di servizi per gli adolescenti e specialmente dalle iniziative rivolte alle dipendenze comportamentali. Exodus rappresenta esemplifica la collaborazione tra organizzazioni della società civile e settore pubblico“.
E a chiosa: “Esprimiamo la nostra gratitudine al Gruppo Pompidou e al suo rappresentante, Ismail, così come ai rappresentanti del Dipartimento per le Politiche Antidroga, Guglielmo e Roberta, per aver facilitato questa visita. I nostri sinceri ringraziamenti vanno al team della Comunità di Exodus per la loro ospitalità e per le preziose conoscenze trasmesse”.
Le vittorie più belle sono quelle contro la sofferenza, ed Exodus è tra le realtà che per quelle vittorie lottano meglio. E con più determinazione.
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