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Parliamo della puntata di Report andata in onda ieri sera su Rai Tre: “Vino su misura” di Emanuele Bellano.
Buon per chi l’ha vista, male per chi non l’ha vista.
Considerazioni sparse a margine.
In due tempi.
. Inizio della puntata imbarazzante con una descrizione di Bolgheri da dilettanti allo sbaraglio e un Ranucci che per tutta la puntata ha usato la parola SuperTuscan a casaccio.
. La questione più calda del servizio poteva essere quella delle frodi per fare passare vino di origini extratoscana come vino toscano. E non è stata approfondita.
Strano, perché stavolta poteva davvero uscire un servizio che scoperchiava un barile grosso grosso. Per farla spiccia: se Borghi compra da fuori dalla Toscana 1/4 dei vini che poi rivende oh… a meno che non sia tutto Vino da Tavola, circa 1/4 dei vini che vende deve andare fuori dalla Toscana (stante che l’IGT Toscana ammette un 15% di uve da fuori regione). Altrimenti c’è qualcosa che non torna.
. La vicenda delle potenziali 20.000 bottiglie di vino acquistate da Ornellaia nel 2015 rimane poco chiara e di fatto riguarda numeri relativamente piccoli di un’annata (peraltro anche parecchio buona sia in termini qualitativi che quantitativi) di 10 anni fa.
Non mi pare vicenda così rilevante e ha anzi preso fin troppo spazio nel servizio. Parere mio.
. Il fatto che grossi nomi del vino toscano acquistino sfuso non è una sorpresa e non è niente di illecito se la cosa viene opportunamente scritta con la corretta dicitura in etichetta (se poi una scheda promozionale o un ragazzo dell’accoglienza dice che i vini sono interamente prodotti dall’azienda beh, la cosa non è encomiabile, anzi, ma nemmeno mi pare una questione di particolare rilievo).
. Dove oggettivamente ho avuto un sussulto è al vedere che Tenuta San Guido (nel 2023) ha acquistato sfuso per un potenziale di 250.000 bottiglie.
Poi loro hanno dichiarato che sarebbe andato su Guidalberto e Le Difese (vini che si possono acquistare anche alla Conad, ma che pure hanno un costo). Guidalberto e Le Difese riportano in etichetta la dicitura “imbottigliato da” e quindi la cosa è del tutto corretta. Ribadiamolo: è del tutto corretta.
. Sia permessa però una nota a margine. Tenuta San Guido è forse l’azienda più importante che esista in questo paese. È mitica, è dove tutto è iniziato, è dove il vino moderno ha fatto il suo esordio sulla scena italiana.
Ed è una società che ha un utile pari a oltre il 60% del proprio fatturato.
Ripeto se a qualcuno fosse sfuggito: fa utili per oltre il 60% del proprio fatturato.
E voi andate ad acquistare sfuso per 250.000 bottiglie potenziali?
Ok, forse potete dirmi che proprio loro possono permettersi di imbottigliare 200.000 bottiglie extra e riuscire a venderle, che di questi tempi è cosa per pochi.
Ma la domanda resta: ne avevate davvero bisogno?
Fin qui le note a caldo, poi ci ho dormito sopra e ripensato un po’, aggiungendo qualche altro pensiero.
. Il giudizio generale sul servizio è quello che è stato fatto da qualcuno non esperto del settore e che ha collezionato quindi una serie di facilonerie e soprattutto non ha colto dove stava il potenziale tema della puntata: il giro di carte sui massimali di produzione per creare vino inesistente da comprare poi in nero. Quella parte viene messa in un inciso e lasciata lì.
. Occorre ribadire la completa correttezza di chi acquista vino sfuso e lo imbottiglia, segnalandolo opportunamente in etichetta. L’ho scritto 18 volte, ma non importa, lo voglio riscrivere. L’aver citato Cecchi, Rocca delle Macie, Ricasoli, Folonari e altri ha il solo senso di buttare dei nomi in un pentolone.
E voglio segnalare ancora come San Guido segnali sulle bottiglie di Le Difese e Guidalberto che si tratta di vini “imbottigliati da”.
. Segnalo che il tentativo di adombrare che il vino acquistato da Borghi possa finire nel Sassicaia è invece una roba grottesca e di fatto significa accusare San Guido di truffa, dato che Sassicaia è una DOC (unica, ma pur sempre DOC) e non un IGT.
. Aggiungo che nella scheda tecnica di Le Difese, vino fatto da cab sauvignon e sangiovese, Tenuta San Guido racconta solo di come è stato coltivato il cab, evitando di menzionare il sangiovese. Dando evidentemente ragione a chi fa presente che non è un mistero che Le Difese sia fatto utilizzando anche vino non prodotto direttamente dall’azienda.
. Dove ho trovato più difficoltà è nel capire quante bottiglie produce ogni anno Tenuta San Guido. Si oscilla tra 500.000 e oltre 1 milione di bottiglie e questo è abbastanza comune a molto aziende, ma non mi è mai parso un buon biglietto da visita.
Dove c’è concordanza è nel segnalare circa 200.000 bottiglie di Sassicaia prodotte ogni anno.
. Sassicaia è un vino mitico e nonostante i grandi numeri (di volume e prezzo) credo che continui ad avere un ottimo mercato. Guidalberto e Le Difese sono le due classiche referenze chewing-gum che ti vengono appiccicate in svariate quantità e per svariati anni, prima di poter avere accesso al Sassicaia. Plausibile quindi che se ne producano volumi pari a Sassicaia moltiplicato X.
Ma credo si possa dire che buona parte del fatturato di Guidalberto e Le Difese sia in realtà fatturato extra di Sassicaia che tira (in alcuni casi “obbliga”) l’acquisto delle altre due referenze.
. È un modo per estrarre tutto il valore possibile dalla referenza mito: Sassicaia. Spremendola fino all’ultimo centesimo possibile.
. In conclusione: anche in questa pratica commerciale non c’è nulla di male. Solo che le regole che reggono il successo commerciale di Tenuta San Guido sono quelle dei fine wines e se da un lato permettono margini pazzeschi (ogni euro di fatturato che fanno, 60 centesimi se li mettono in tasca), dall’altro chiedono il rispetto del brand e della sua immagine sopra ogni altra cosa.
. Il servizio di Report non rivela niente di illegale e fa la solita caciara. Vero, ma un pochino quelle 250.000 bottiglie potenziali, certo, va segnalato, in un’annata storta come la 2023, suonano un po’ stonate nella mitica sinfonia San Guido.
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