“Via, via! Dovete venire via subito, stanno bombardando”. La voce è quella di un uomo che nonostante una certa età ha molto vigore. Fa interrompere la musica e smettere i bambini, che stanno cantando e ballando. Il suono degli allarmi sovrasta il volume della musica sulle cui note i piccoli ucraini hanno messo a punto le coreografie. Questa sarebbe la loro festa prima di Natale, ma a Voznesenk come in tutto il resto dell’Ucraina da tempo si dovuto rinunciare alla normalità. Il Natale è alle porte e in questo ben organizzato centro per bambini con la guerra fanno i conti ogni giorno. Un po’ perché la maggior parte dei minori presenti, che sono tantissimi, qui ci vivono pure. Bambini orfani che hanno trovato in questa struttura un rifugio sicuro. Oltre a loro ci sono tanti bambini con problemi di disabilità che vengono seguiti quotidianamente. Giocano tutti insieme e condividono le attività che sono organizzate dai più grandi, per lo più donne o anziani, che di loro si occupano costantemente (il video della fuga in fondo a questo articolo).
Rientrato l’allarme, i bambini tornano a cantare
Per raggiungere Voznesenk, arrivando da Kiev, si passa per Youzhnoukrainsk, una città sorta attorno alla centrale nucleare. Un po’ come Chernobyl, che tanto ricorda. Arrivando la si nota per i tre reattori che svettano in questa pianura e per il vapore che sale dal fiume. Una nube intensa che sta proprio sopra l’acqua. L’architettura è quella che richiama il periodo sovietico. Enormi condomini dove abitano ancora tantissime famiglie. Chi vive qui, nella maggior parte dei casi, lavora alla centrale.
La presenza di militari è molto numerosa e tutta l’area che circonda i reattori è assolutamente blindata. Per mesi si è temuto che potesse diventare un obiettivo, sarebbe stata una catastrofe. Non che la preoccupazione oggi non ci sia più, ma anche con questo si è imparato a convivere. Perfino la strada che porta a Voznesenk ha un nome che richiama la presenza della centrale nucleare. Che in questa zona siano nati così tanti bambini con disabilità di vario tipo è una conseguenza che nessuno dichiara a voce alta, ma sottovoce lo dicono un po’ tutti. E per questi bambini, il luogo dove vengono seguiti e accuditi è proprio il centro di Voznesenk. Lo stesso in cui si stava svolgendo la recita interrotta dall’ennesimo attacco russo (foto sopra). Festa che per fortuna non sarà rovinata. Una volta passato l’allarme, i bambini riprendono a ballare.
Perché l’Ucraina anticipa il Natale al 25 dicembre
Dallo scorso anno, per decisione del governo, il Natale ucraino-ortodosso cade il 25 dicembre, come quello cattolico. Un modo per dire che è meglio festeggiare con chi si è dimostrato amico del popolo ucraino, piuttosto che con i nemici. Ma neppure il Natale fa tacere le armi. Allarmi e attacchi sono quotidiani, continui. Per questo a Kharkiv, decisamente lontano da Voznesenk, nel nord del Paese a pochi chilometri dal confine russo, ai festeggiamenti non si è voluto rinunciare. Ma si è scelta una modalità che garantisca una certa sicurezza.
Tutte le manifestazioni, soprattutto le iniziative pensate proprio per i bambini, si svolgono nelle stazioni della metropolitana della città. Le subways ucraine sono mediamente più profonde di quelle che usualmente siamo soliti incontrare. Quella di Kiev è la più profonda del mondo, questa di Kharkiv non raggiunge tale profondità ma ugualmente è un posto sicuro. Qui si rifugiano le persone quando suonano le sirene. Preferiscono questa soluzione ai rifugi, gli shelter, sparsi nel resto della città. Non solo per una questione di sicurezza ma anche perché è un modo per stare insieme in questo momento di grande difficoltà. Concerti e spettacoli, pensati soprattutto per bambini ma non solo, si svolgono ogni pomeriggio per tutto il periodo delle festività. E c’è un sacco di gente che si dà appuntamento in metro per condividere questi momenti (nella foto sopra, l’avvicinamento a un posto di blocco).
A Kharkiv si riaccendono le luminarie per le feste
A Kharkiv molte delle persone che avevano abbandonato la città sono riapparse. Non tutti naturalmente, ma in tanti hanno fatto ritorno. Per una serie di fattori, anche economici. I ricchi infatti possono permettersi gli affitti lievitati enormemente nelle città meno coinvolte dal conflitto, ma la maggior parte delle persone non se lo possono permettere. Così la differenza anche solo rispetto a un mese e mezzo fa, si vede. C’è più gente in giro, più macchine. Certo, parlare di traffico sarebbe poco sensato, ma ci sono più auto che circolano rispetto a ottobre. Ancora di più se si pensa all’estate appena passata.
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Che sia Natale a Kharkiv lo si nota anche per altri particolari. Fermo restando che gli allarmi risuonano spesso e se si scruta il cielo si nota sempre qualcosa che si muove, in centro l’amministrazione ha deciso di mettere qualche luminaria. Sono poche, ma negli ultimi due anni non c’erano. E immancabilmente ci sono gli alberi addobbati, soprattutto nelle stazioni della metro e in quella ferroviaria.
Sotto i droni di Putin nessuno vede la fine della guerra
L’enorme piazza della Libertà è ancora un museo a cielo aperto, dove vengono messi in mostra sia i tank russi che i resti dei missili caduti sulla città (foto sotto). Ma la cosa che si nota di più è che è cambiato l’enorme manifesto che copre la facciata del palazzo del governo, che in questi tre anni ha subito diversi attacchi. Se prima avevano scelto una immagine e una didascalia che incitavano alla resistenza e anche all’arruolamento, oggi c’è un messaggio tutto nuovo.
Non che non manchino i riferimenti alla situazione che si sta vivendo, alla drammaticità della guerra. Ma ci sono anche gli auguri di Natale. E un pensiero all’anno che verrà, che dovrà per forza essere quello della riscossa ucraina. Perché qui che la guerra stia per finire, dopo l’annuncio del possibile incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, non lo pensa davvero nessuno. A qualsiasi livello. Intanto, a poche ore da Natale, nevica di brutto. Ed è sempre meglio vedere i fiocchi di neve che le bombe, sulla testa.
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