«Caro Babbo Natale, questa volta ti chiediamo un regalo collettivo, che faccia bene all’umanità intera: coraggio, pace, lealtà, opportunità per tutti». I giovani pugliesi sognano di trovare sotto l’albero un mondo inclusivo e più giusto in cui astio e scorrettezza cedano il passo al rispetto reciproco, alla meritocrazia, ai diritti. In cui l’individualismo nel quale i social hanno catapultato l’umanità sia sostituito dalla curiosità, da un sano senso critico, dal desiderio di esperienze reali di crescita anche collettiva. Per diradare ombre e paure per ciò che verrà e ritrovare fiducia in sé stessi. In fondo il mondo è loro, e lo sanno. Un luogo comune, forse. Ma i ragazzi, che oggi si accingono a compiere il passaggio tra l’adolescenza e la vita adulta, ne sono pienamente consapevoli. E quale tempo migliore del Natale per riflettere e sperare?
Il futuro
Alla base del futuro che intravedono c’è il rispetto: parola dell’anno 2025 per la Treccani. Chiara, Cosimo, Fabrizio, Francesca, Giada, Michele, Sara, Stefania, e con loro tutti gli altri, ragazzi e ragazze pugliesi tra i 18 e i 20 anni, ci credono ed in coro chiamano in aiuto gli adulti. «Il rispetto per gli altri è molto importante, ma al giorno d’oggi sembra che noi giovani ne abbiamo meno», dice Stefania Draicchio, 18enne di Bari che frequenta il quinto anno del Liceo Scientifico Scacchi. «Questo secondo me dipende in gran parte dai social media, che a volte spingono a pensare più a sé stessi, dalla mancanza di esempi da seguire o dal seguire esempi sbagliati. Però non siamo tutti così. Penso che il rispetto si impari con l’educazione e l’esempio che ci danno i nostri genitori e la società intera; per il futuro si spera che questo valore diventi parte della nostra vita per costruire un mondo migliore per tutti». Chiara Pezzella, all’ultimo anno del Fermi di Bari si sofferma sullo stesso concetto: «Per me è un valore fondamentale- dice- alla base di qualsiasi rapporto civile, di amicizia, conoscenza o sentimentale, perché è ciò che permette di avere una relazione serena e pacifica. Nel momento in cui viene meno si hanno invece conseguenze anche estreme come violenza, femminicidi, e persino le guerre. Ci sentiamo spesso dire che il futuro è nelle nostre mani, però spesso non abbiamo occasione concreta di dare il nostro contributo: ci aspettiamo di sentirci più considerati per poter esprimere le nostre idee e iniziare a prendere concretamente in mano il nostro mondo».
Uno sguardo sulle guerre arriva anche a Fabrizio Giannacchi, 18 anni, di Corigliano D’Otranto, rappresentante d’Istituto del liceo Leonardo Da Vinci di Maglie. «Il Natale è un’occasione di speranza per una società che abbia come valore fondante il rispetto per ritrovare il valore autentico della persona e della condizione umana», commenta. L’augurio mio e di tutta la scuola è rivolto soprattutto a chi non ha la possibilità di vivere il Natale come facciamo noi, soprattutto i popoli che vivono in guerra. In questo periodo possiamo guardare alla società in modo più fraterno e solidale e di fronte alle situazioni drammatiche a cui assistiamo non possiamo che avere l’aspettativa che si costruiscano politiche di pace».
Il coraggio di lottare per tutto questo è ciò in cui spera Giada Buccarella, 19enne di Gallipoli al primo anno di Lettere Moderne. «Guardando indietro – dice – vedo giovani ragazze libere di studiare, viaggiare ed essere padrone di loro stesse. Ora, purtroppo, con ciò che accade nel mondo, molti di noi hanno perso la speranza di un futuro migliore. Mi auguro che sotto l’albero troviamo il coraggio di lottare per i propri diritti, i propri sogni. Senza essere sopraffatti dalla paura di non farcela, di non essere abbastanza. Spero in un mondo nuovo, dove l’astio cede il posto alla benevolenza; più tollerante e giusto che non scoraggi i giovani ma li sproni a tuffarsi nel suo mare consapevoli di non annegare».
Per Sara Marzio al 5° anno del Liceo “Pepe-Calamo” scientifico di Ostuni il 2025 è ricco di buoni propositi: «Non mancheranno le occasioni per cui dare il massimo e riflettere sul futuro che vogliamo- racconta. Credo che la nostra generazione abbia davanti a sé una grande responsabilità: trasformare le sfide in opportunità, senza temere di mettersi in gioco. Dobbiamo affrontare il futuro con curiosità e spirito di iniziativa, consapevoli che ogni passo avanti ci porta più vicini ai nostri sogni». Per l’ostunese Cosimo Monaco, studente, al secondo anno della Facoltà di lettere moderne a Udine «Ogni generazione ha avuto i suoi alti e i suoi bassi sia in valori etici che in valori spirituali. La “generazione z” e le successive hanno essenzialmente il compito di preservare il valore della democrazia e della libertà. Spero che il mondo dei social possa essere regolamentato nel modo più stringente affinché si possa acquistare sempre più spirito critico. Per il futuro diventa d’obbligo evitare l’appiattimento culturale e divulgare invece i valori di democrazia e libertà».
Anche Michele Carrieri, 18 anni, all’ultimo anno del liceo Tito Livio di Martina Franca e già rappresentante degli studenti, parla di pace e diritti: «Noi giovani temiamo il futuro perché ci sembra che nessuno sia davvero al lavoro per la pace. È come se mancasse un garante a livello mondiale, e finora si sente parlare delle nazioni come se fossero delle squadre di calcio». Poi ci sono anche le richieste più concrete e immediate. «Mi piacerebbe – continua – che nei programmi scolastici entrassero le lingue non europee e che ci fosse attenzione per le carenze strutturali: in palestra abbiamo i termoconvettori rotti». Gli fa eco Francesca Convertino, 17 anni, che frequenta il liceo Ferrari di Taranto: «A Babbo Natale chiederei che ci siano più fondi per le scuole: quella che frequento, per esempio, è in un palazzo ma più in generale vorrei che ci fosse più consapevolezza sui temi che toccano i giovani, come omosessualità ed aborto o la crisi climatica ed anche più attenzione alla tendenza di molti a seguire correnti estremiste». Pochi anni e tanta saggezza, da non sprecare. Perché “Vent’anni sembran pochi – canta De Gregori – poi ti volti a guardarli e non li trovi più.
(hanno collaborato Massimiliano Martucci e Andrea Zaccaria)
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