I Paesi che producono più tecnologie critiche: la classifica

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Quali Paesi sono i Paesi che producono il maggior numero di tecnologie critiche nel mondo? Lo rivela il Critical Technology Tracker stilato dall’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), think tank di difesa e politica strategica fondato a Camberra dal governo australiano con il Dipartimento della Difesa. Per tecnologie critiche si intendono tutte quelle tecnologie chiave dal punto di vista strategico per sostenere la digitalizzazione e la trasformazione verde, affrontare la concorrenza globale e rafforzare la competitività dell’economia. In particolare, si fa riferimento a tecnologie essenziali come l’intelligenza artificiale e la robotica, il 5G e i semiconduttori, le biotecnologie, la quantistica, la connettività, la difesa e l’aerospaziale, le reti per l’energia, i trasporti e la comunicazione.

 

La classifica dei Paesi per produzione di tecnologie critiche

Il rapporto 2024 pubblicato dagli analisi Cyber, Technology and Security (CTS) dell’ente fa riferimento al periodo 2019–2023 e rivela che la Cina è al primo posto assoluto in 57 delle 64 tecnologie prese in esame. Il Critical Technology Tracker analizza le 64 tecnologie critiche del futuro e stila la classifica dei Paesi produttori di queste tecnologie in base alla quantità di ricerca ad alto impatto da loro realizzata. L’ASPI suddivide le tecnologie in nove gruppi: informazione e comunicazione; nuovi materiali e manifattura d’avanguardia; IA; biotech, ingegneria genetica e vaccini; energia e ambiente; quantistica; rilevamento, navigazione e misurazione; difesa, spazio, robotica e trasporti; cybersicurezza e difesa sottomarina.

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Il primo posto di Pechino in 57 tecnologie è un incredibile scatto rispetto al periodo 2003–2007, quando il Dragone dominava in appena tre tecnologie. Oggi la Cina è una superpotenza S&T nella corsa alla critical technology: la Chinese Academy of Sciences (CAS) è il miglior istituto di ricerca al mondo con il primo posto in 31 su 64 tecnologie analizzate. In particolare, spiccano i primati cinesi in tecnologie chiave come la progettazione e fabbricazione avanzate di circuiti integrati, i processi di lavorazione ad alta precisione (con l’Harbin Institute of Technology a trainare il settore), i motori per aerei avanzati, droni, swarm robotics e cobot (i robot collaborativi), le batterie per veicoli elettrici, il fotovoltaico e la comunicazione a radiofrequenze avanzata.

Gli Stati Uniti sono primi nelle altre 7 tecnologie: l’elaborazione del linguaggio naturale, l’informatica quantistica, l’ingegneria genetica, la medicina nucleare e la radioterapia, i vaccini e le contromisure mediche alle minacce biologiche e alle malattie emergenti, i satelliti minaturizzati e gli orologi atomici. I centri di rilievo statunitensi sono soprattutto il MIT – Massachusetts Institute of Technology e il Georgia Institute of Technology, con un ruolo centrale svolto dalle aziende private, ovvero giganti tech quali Google e Microsoft, NVIDIA e IBM. Per il resto, gli USA si piazzano al secondo posto alle spalle della Cina in 49 tecnologie critiche. È un risultato comunque negativo, considerando che nel periodo 2003–2007 erano al primo posto in 60 su 64 tecnologie.

Dietro la Cina e gli Stati Uniti si posizionano il Regno Unito, l’India e l’Arabia Saudita. È particolarmente impressionante la performance indiana che si colloca tra i primi cinque Paesi per 45 delle 64 tecnologie (+37 rispetto allo scorso anno) e ha scalzato gli Stati Uniti come seconda nazione in due nuove tecnologie (la bioproduzione e le tecnologie a ledger distribuito), posizionandosi al secondo posto in 7 delle 64 critical tech. Un altro cambiamento degno di nota, stavolta in negativo, è quello britannico: il Regno Unito è uscito dalla Top 5 per 8 tecnologie, scendendo dal 44esimo posto dello scorso anno al 36esimo attuale.

 

I risultati dell’Unione europea e dell’Italia

Nessun Paese dell’Unione europea figura nelle posizioni di vertice, ovvero al primo o al secondo posto. Bisogna scendere in terza posizione per trovare due nazioni UE, classificate al gradino più basso del podio per 13 tecnologie. I Paesi dell’Unione sono tra i primi cinque solo per 37 tecnologie: la Germania e l’Italia guidano l’innovazione europea nel campo delle tecnologie critiche. La Germania in particolare è terza nell’ingegneria genetica, nella medicina nucleare e la radioterapia, nei sistemi spaziali di lancio, nella comunicazione quantistica, nei sensori quantistici, nei sensori di analisi multispettrale e iperspettrale, nei radar, nei sensori di campo magnetico, negli orologi atomici e nei sensori g-forces.

Sono tedeschi anche il quarto posto nella sintesi chimica a flusso continuo, nei magneti e superconduttori avanzati, nella progettazione e fabbricazione di circuiti integrati avanzati, nel sequenziamento e analisi genomica, nel rilevamento e tracciamento ipersonico, nella tecnologia di funzionamento dei sistemi autonomi, nei satelliti miniaturizzati, nelle batterie per veicoli elettrici, nella crittografia quantistica, nell’informatica quantistica e nei sistemi di posizionamento e navigazione via satellite. La quinta posizione della Germania è nell’high-performance computing, nell’estrazione e lavorazioni di minerali fondamentali, nella produzione additiva, nella robotica avanzata e nei sensori fotonici.

L’Italia è terza nei droni, swarm robotics e cobot, nei satelliti minaturizzati e nei sistemi di posizionamento e navigazione via satellite. Al quarto posto ci arriva nella bioproduzione, nella medicina nucleare e la radioterapia, nei vaccini e le contromisure mediche alle minacce biologiche, nella robotica avanzata, nei sistemi spaziali di lancio e nei sensori di analisi multispettrale e iperspettrale. È quinta la posizione italiana nell’analisi avanzata dei dati, nel rilevamento e tracciamento ipersonico, nei sistemi di navigazione inerziale, nei sensori g-forces e nella protezione elettronica.

La Francia piazza un quarto posto nella gestione e riciclaggio delle scorie nucleari e nei sensori g-forces e un quinto nei sensori di campo magnetico. La Spagna è quinta nei sensori di analisi multispettrale e iperspettrale e nei veicoli sottomarini autonomi. A conferma del ritardo dell’Unione europea sulle tecnologie critiche è il piano finanziario pluriennale lanciato dalla Commissione fino al 2027 e la piattaforma STEP finanziata con 160 miliardi di euro per sviluppare tecnologie emergenti critiche. Questo strumento mobilita le risorse di 11 programmi di investimento per rafforzare la competitività europea e ridurre le dipendenze strategiche.

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