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LA DECISIONE DEL GIP – Il giudice ha accolto le richieste del pm e delle difese, non sono emerse responsabilità da parte di sei sindaci, vari funzionari e del comandante provinciale dei vigili del fuoco di Ancona per i tragici fatti del settembre 2022. La contestazione era, a vario titolo, di concorso in omicidio colposo plurimo
Alluvione nel Senigalliese, archiviata l’indagine per 14 persone. La vicenda riguardava i fatti accaduti il 15 settembre 2022 quando esondarono i fiumi Misa e Nevola e l’alluvione causò 13 vittime. Le indagini sono finite alla procura de L’Aquila in quanto tra i danneggiati c’è un parente di un magistrato che lavora ad Ancona.
La procura abruzzese aveva iscritto 14 persone nel registro degli indagati, tra questi sei sindaci di Comuni situati nella valle dei fiumi Nevola e Misa: a finire sotto inchiesta gli allora sindaci di Arcevia (Dario Perticaroli, 58 anni), di Barbara (Riccardo Pasqualini, 67), di Castellone di Susa, (Carlo Manfredi, 64), di Serra de Conti (Letizia Perticaroli, 55 anni), di Ostra (Federica Fanesi, 59) e di Trecastelli (Marco Sebastianelli, 43). Oltre a loro due dirigenti della Protezione civile, David Piccinini e Stefano Stefoni, un operatore ed un responsabile del Soup (sala operativa unificata permanente), Roberto Cecchini, 48 anni, e Pierpaolo Tiberi, 67, il comandante provinciale dei Vigili del fuoco di Ancona, Pierpaolo Patrizietti, recanatese e in passato comandante dei vigili del fuoco di Macerata, ed un suo funzionario (Marco Bedini, 65, residente a Senigallia), il direttore della centrale per le chiamate d’emergenza (112), Maurizio Ferretti, 68 anni e Paolo Sandroni, 64 anni, funzionario del Centro funzionale multirischio delle Marche. La contestazione, a vario titolo, era di concorso in omicidio colposo plurimo. Per la procura l’allarme sarebbe stato dato in ritardo e scattò solo intorno alle 22, troppo tardi per mettere in salvo i cittadini. Le accuse principali si concentrano sulla scarsa prevenzione e gli allarmi tardivi.
I quattordici indagati erano stati inizialmente raggiunti da un invito a comparire per chiarire le rispettive posizioni ed all’esito della complessa attività investigativa la magistratura aveva raggiunto un sostanziale giudizio di non colpevolezza con richiesta di archiviazione per tutti. Il pm Fabio Picuti ha ritenuto che mancassero a carico degli indagati elementi che potessero collegare le condotte loro contestate con i tragici fatti oggetto dell’indagine.
Il recanatese Patrizietti e il funzionario Bedini, difesi entrambi dall’avvocato Gabriele Cofanelli, avevano fornito «la più ampia prova, mediante una articolata memoria difensiva, del loro tempestivo intervento mediante una immediata opera di coordinamento tra le diverse forze deputate ad arginare la violenza dell’inondazione, mentre anche i sindaci si erano attivati convenientemente per mettere in allarme il territorio appena ricevuto il necessario flusso informativo» dice il legale.
Il Gip del tribunale de L’Aquila ha accolto nei giorni scorsi le deduzioni difensive e la richiesta formulata dalla procura e ha disposto l’archiviazione del procedimento per tutti gli indagati, difesi, tra gli altri, dagli avvocati Fulvia Bravi, Alessandro Luchetti e Marina Magistrelli.
C’è poi un’altra indagine che coinvolge 22 persone a cui la procura de L’Aquila contesta la cooperazione in inondazione colposa.
A 18 degli imputati contesta la cooperazione in omicidio colposo plurimo. Sotto accusa in questa inchiesta bis ci sono funzionari e tecnici della Regione, della Provincia di Ancona, del Consorzio di Bonifica Marche e del Comune di Serra de’ Conti. Vengono addebitate agli indagati presunte omissioni e negligenze negli interventi di manutenzione alvei.
(Gian. Gin.)
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