Di padre in figlia, la passione per l’agricoltura è un affare di famiglia al Cascinetto d’Agro

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Due generazioni unite nel lavoro della terra e nel rispetto totale della natura, per trarne prodotti unici e sani. Giuliano Locatelli e sua figlia Beatrice gestiscono l’Azienda agricola Il Cascinetto d’Agro ad Almenno San Bartolomeo. Una storia ben radicata nella famiglia: “Il titolare è mio papà, che ha 60 anni, io ne ho 23 e lo affianco nel lavoro. Papa è nato in questo ambiente, i nonni avevano un’osteria sul limitare del terreno, la nonna preparava conserve e il papà si è appassionato a questo ambiente. Nel ’98 ha deciso di aprire la propria azienda agricola e il laboratorio di trasformazioni”. 26 anni dopo, i frutti del lavoro si vedono.

“Oggi siamo un’azienda biologica al 100%, dal 2001 è un po’ il nostro principio. Io lavoro qui dal 2021. Abbiamo due ettari a vigneto e uno per i frutteti; inoltre, c’è il laboratorio per la trasformazione della frutta e la cantina per la vinificazione. Ci dedichiamo solo a prodotti vegetali, diciamo che, dopo il Covid, la gente si è un po’ accorta che, se mangi meglio, stai anche un po’ meglio –  spiega Beatrice  – anche i mercatini riscuotono un discreto successo, rispetto a quando papà ha iniziato e i prodotti locali non venivano valorizzati, le persone ora prestano molta più attenzione a questo mondo”.

Il quale deve essere unico, spiega Giuliano. “È importante differenziarsi rispetto alla massa, a me piace la frutta antica, mele cotogne, more di gelso… qui era molto coltivato il gelso, se voglio vivere con l’azienda doveva avere prodotti che sul mercato non c’erano, in pochissimi all’inizio coltivavano le mele cotogne, ora i colleghi vengono a farsi dare consigli e piante, negli anni ’90 era una cosa anticonvenzionale. Si cerca di avere un prodotto originale e di farlo conoscere”. La qualità è il secondo fattore, secondo Beatrice: “La frutta viene lavorata interamente da noi, partendo dalla pianta, con le fragole siamo noi a cambiare le piantine, con i fichi facciamo le margotte… cerchiamo di mantenere le nostre varietà, proprio come i fichi, che non sappiamo ancora a quale appartengano, ma sono ottimi. Una grossa parte dell’anno è dedicato alla pulizia e al mantenimento della campagna, è un lavoro costante. Essendo un’azienda biologica, usiamo solo essenza naturali, dunque il terreno si lavora ancora tutto a mano, strappando le erbacce ogni volta. Se piace, è anche divertente, poi c’è da lavorare”.

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Biologico significa anche assenza di serre, con tutti i rischi del caso legati al clima. “Un paio di anni fa, quando ha fatto molto caldo d’estate i filari di lamponi sono bruciati – racconta Beatrice – abbiamo spostato alcune piantine e questa primavera contiamo di raccogliere il primo raccolto di mille piantine. Questa varietà è autoctona e soffre molto il caldo estremo. Noi abbiamo la casa proprio qua vicino, dunque di fatto lavoriamo sempre, non abbiamo ritmi ben scanditi. Il papà si occupa un po’ della vigna, io dei frutti e dell’orto, ma di solito ci si alza, magari si raccoglie la frutta e la sera è già tutto invasettato. Nel periodo natalizio, come ora, prepariamo i cesti, in inverno ci dedichiamo alla manutenzione.  La mattina ci dedichiamo alla nostra cavallina e ai due cagnoloni, poi si parte con la pulizia”.

Un lavoro costante, ma anche soddisfacente. “Il riscontro è molto positivo anche da parte dei clienti, ci mettiamo impegno per far crescere e trasformare la frutta. Quando qualcuno torna perché il prodotto era buono, ci dà soddisfazione”. Un’azienda piccola, secondo Beatrice, porta necessariamente a produrre in minor quantità. “Noi trasformiamo solo ciò che coltiviamo, dunque abbiamo un assortimento limitato e i clienti sanno che devono arrivare subito per non restare a bocca asciutta. Può essere un lato negativo, ma piuttosto che surgelare, preferiamo avere poche scorte. Con la natura bisogna prendere ciò che c’è, abbiamo tante piante di ciliegie ma se piove nel periodo della fioritura non raccogliamo nulla”.

Questo non frena la crescita de Il Cascinetto d’Agro, anzi l’intenzione è proprio l’opposto: “Avremmo in mente di costruire uno spazio esterno per degustazioni, perché facciamo parte delle aziende agricole iscritte ai precorsi di enoturismo, ma le persone non possono entrare in cantina per motivi igienici e vorremmo avere uno spazio che possa accogliere i clienti. Abbiamo molti spunti dalla nostra realtà locale – dice Beatrice – ma ci manca un posto dove realizzarli: noi facciamo vendita diretta, ma abbiamo solo un piccolo spazio limitrofo al laboratorio e ci piacerebbe ampliare la zona del negozio. Comunque, non vogliamo fare il passo più lungo della gamba, meglio fare poche cose ma bene” conclude Giuliano.



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