Alluvione. Il comitato Borgo chiede interventi rapidi: “Servono le casse d’espansione. Tutta la città deve essere unita in questa sfida”

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Sembra sbloccarsi lo stallo sui Piani speciali, fondamentali per la ricostruzione post alluvione. Il commissario Figliuolo ha annunciato l’emanazione di un’ordinanza, per approvare una serie di interventi prioritari, nell’ambito del cosiddetto Piano speciale stralcio. Tra le opere finanziate, diverse riguardano i territori di Faenza, Bagnacavallo, Traversara e Sant’Agata, duramente colpiti dagli eventi alluvionali del maggio 2023. Lo stanziamento iniziale previsto è di 90 milioni di euro, con un ulteriore finanziamento da 50 milioni per la ricostruzione di alcune infrastrutture. Tra queste è presente anche il Ponte delle Grazie di Faenza. Ad attendere interventi strutturali, su Lamone e Marzeno, sono anche i cittadini del Borgo. Con Marcello Arfelli, del comitato Borgo Alluvionato, abbiamo fatto il punto.

Intervista a Marcello Arfelli (Comitato Borgo alluvionato): “Realizzare opere strategiche non vuol dire rinunciare alla manutenzione ordinaria”

Arfelli, ci sarà finalmente un cambio di passo per la messa in sicurezza del territorio?

Aspettiamo di leggere l’ordinanza che è stata annunciata ma non ancora pubblicata. Le prime notizie che abbiamo appreso sono coerenti con quanto detto nei mesi precedenti, da Regione e struttura commissariale. Il Piano speciale, complessivamente, vale 4,5 miliardi di euro e va realizzato per stralci, con un impegno pluriennale e una cifra, per il primo anno, quando a incidere sono i costi di progettazione degli interventi, vicina a quella annunciata.

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Si sa già però che è considerata prioritaria la ricostruzione del Ponte delle Grazie.

Il Ponte è importante per la viabilità cittadina e lo vediamo dai volumi di traffico che si raggiungono ora, che è aperto solo in un senso di marcia. Inoltre la sua ricostruzione è vitale per le attività commerciali di piazza Lanzoni, corso Europa e Saffi, che sono in grande sofferenza, senza contare il valore simbolico, per la ripartenza del Borgo. Crediamo, però, che Faenza abbia bisogno anche di altre opere urgenti.

Cosa vi aspettate dunque?

A nostro parere è necessario procedere per priorità e territori plurialluvionati come il faentino o la Val di Zena, nel bolognese, non possono più attendere. Ci aspettiamo quindi quattro casse di espansione, su Lamone e Marzeno, previste già nel 2010 dal professor Brath, che è tra le figure che hanno redatto anche il Piano speciale. Gli studi ci sono già e adesso occorre progettarle in tempi rapidi e avviare i lavori. Queste opere strutturali, realizzate a monte delle prime città che i fiumi incontrano scendendo dalle aree collinari, possono mettere in sicurezza tutto il territorio. Intervenire a monte di Faenza vuol dire mettere in sicurezza anche Bagnacavallo così come intervenire a Castel Bolognese consente di proteggere anche Cotignola. Mi permetta inoltre di sottolineare un altro aspetto.

Quale?

Realizzare opere strategiche non vuol dire rinunciare alla manutenzione ordinaria, che deve sempre essere svolta. Non può esserci una contrapposizione tra questi ambiti che, anzi, devono coesistere e su questo punto serve maturità, anche da parte degli stessi comitati.

A che punto sono i lavori per la realizzazione dell’area allagabile di via Cimatti?

Il sindaco si è speso molto per una sua realizzazione entro la primavera del prossimo anno e pensiamo sia possibile rispettare queste tempistiche. Con le ultime forti piogge l’area si era riempita d’acqua e dunque abbiamo consigliato all’amministrazione di installare già delle idrovore o realizzare gli opportuni scarichi.

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Ecco, l’ultima allerta arancione ha risvegliato preoccupazioni in Borgo?

Sì, la preoccupazione c’è stata e, a nostro avviso, quest’ultima allerta meteo ha sottolineato che è necessario migliorare ancora, per quanto riguarda la governance di protezione civile, anche a livello comunale. Sul piano comunicativo, si continuano a utilizzare molto i social ma ci sarebbero altri strumenti per raggiungere, in maniera più capillare, la popolazione. Ad esempio, questa volta, non sono arrivate le telefonate ai cittadini dal sistema Alert System. Anche sulla sorveglianza idraulica, ci vorrebbe un impegno istituzionale più forte, con il dislocamento di volontari di protezione civile, già in caso di allerta arancione.

Capitolo rimborsi, le domande presentate sono ancora poche. Perché?

I rimborsi sono fondamentali sia per i privati cittadini che per le imprese, che rischiano di non ripartire, con ovvie ricadute sociali e occupazionali sul territorio. Aldilà della burocrazia, ciò che però sembra sfuggire anche alla struttura commissariale è che in assenza di interventi per la messa in sicurezza del territorio i cittadini non possono ripristinare le proprie abitazioni o imprese, accollandosi il rischio di vederle allagate una quarta volta. In via Cimatti tanti, me compreso, quando è arrivata la terza alluvione erano alle prese con lavori di imbiancatura o avevano appena montato i mobili. Non si può fare affidamento solo sulla fortuna, con il rischio di dover sempre ricominciare da capo. Sicurezza del territorio e ristori sono fortemente interconnessi.

Sulla manifestazione del 7 dicembre scorso, è opinione comune che ci fossero più persone presenti da fuori città che faentini. Concorda?

Lo abbiamo notato anche noi del comitato. Evidentemente molti faentini si lamentano ma poi preferiscono non manifestare, non impegnarsi attivamente su temi che dovrebbero riguardare tutti. Anche gli ultimi incontri del nostro comitato hanno visto una partecipazione inferiore, rispetto alle prime assemblee.

Samuele Bondi

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