Perché nell’era digitale continuiamo a scrivere con le penne? – Outpump

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Ogni giorno nel mondo vengono inviate 347 miliardi di e-mail e 100 miliardi di messaggi su WhatsApp, eppure, il mercato delle penne stilografiche nel 2023 ha sfiorato il miliardo di dollari, trainato anche dal lusso. Aziende come l’italiana Montegrappa e la tedesca Montblanc producono strumenti da collezione che valgono quanto opere d’arte: dai 127.000 euro della Penna Roller Ancient Mexican Civilisations ai 231.000 euro della Prince Rainier III Edizione Limitata.

La penna non è solo un simbolo di prestigio: nella sua semplicità continua a essere un oggetto essenziale, che usiamo ogni giorno, nelle scuole, negli uffici, o semplicemente per firmare un documento. È uno strumento che sopravvive anche alla rivoluzione digitale perché incarna qualcosa di più profondo.

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Infatti, l’inizio della civiltà umana è legato alla diffusione della scrittura. Cinquemila anni fa, i Sumeri incidevano tavolette d’argilla con uno stilo di canna o metallo, dando vita a un gesto che avrebbe cambiato il corso della storia. Ripercorrere l’evoluzione della penna significa quindi raccontare l’evoluzione dell’umanità.

Gli albori degli strumenti di scrittura, tra calami e stilus

Prima della carta, introdotta in Europa nell’XI secolo e prodotta in massa solo dall’Ottocento, si scriveva su argilla, cera, pergamene o rotoli metallici. Gli strumenti di scrittura, nonostante i supporti diversi, restavano essenzialmente semplici: i Romani, ad esempio, usavano lo stilus per incidere le tavolette di cera e il calamus, una canna appuntita, per i papiri. L’inchiostro, custodito nei calamai con coperchi per evitare fuoriuscite, era spesso nero (antramentum) o rosso (cinnabaris), ma non sempre indispensabile.

Penne d’oca: la magia della scrittura medievale

Tra il V e il VI secolo, le penne di uccelli iniziarono a sostituire i calami. Il termine “penna” deriva proprio da questo strumento, anche se le piume, fragili, lasciavano poco spazio alla personalizzazione. Nel Medioevo, la piuma d’oca divenne la scelta privilegiata: resistente e facilmente affilabile, permetteva di adattarsi agli stili di scrittura più complessi.

Le penne d’oca furono usate fino all’Ottocento e continuano a esercitare in noi un grande fascino, portatrici di una conoscenza antica ed evocative di un’atmosfera quasi magica. Infatti, anche i maghi immaginati da JK Rowling in Harry Potter scrivono proprio con le penne d’oca.

La penna stilografica: quando un foro rivoluziona un design

La penna, in tutte le sue forme, non è mai stata solo un oggetto funzionale, ma un simbolo del sapere e dell’evoluzione umana. Continuando a seguire la sua storia più moderna, ci avviciniamo al momento in cui diventa non solo strumento, ma anche un oggetto di design.

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L’unione del metallo e dell’idea del serbatoio porterà a quella che ancora oggi conosciamo come penna stilografica. A inizio Ottocento, si iniziano a pensare delle soluzioni per sostituire le penne d’oca, in modo da rendere il gesto della scrittura più pratico e immediato. L’inglese James Perry brevettò un pennino in metallo, che grazie a fori e intagli, era sufficientemente flessibile per scrivere. Questo primo tentativo di penna non era però ancora ottimizzato e non risolveva il problema dello sgocciolio dell’inchiostro. 

Fu solo con l’aggiunta del serbatoio che nacque ufficialmente la penna stilografica, i cui brevetti risalgono al 1809. Tuttavia, erano ancora strumenti con problemi d’uso, infatti la fuoriuscita di inchiostro era all’ordine del giorno. L’assicuratore statunitense Lewis Waterman, stufo di avere penne che perdevano, applicò un foro alla punta della stilografica, permettendo il passaggio di aria. Il pennino in metallo, il serbatoio e il foro sono i tre elementi che hanno reso il design della stilografica completo e funzionale.

Infine, nel 1929 l’azienda tedesca Pelikan ideò il caricamento a stantuffo, per semplificare e rendere la ricarica ancora più immediata, e nel 1939 la sede francese della Waterman inventò le cartucce. Tutti gli elementi che conosciamo e usiamo ancora oggi sono stati inventati e, dopo quasi cento anni, ancora persistono, in nuove forme e materiali. Grazie a pennini di differenti metalli e ai corpi in plastica, metallo o legno, la stilografica offre numerose possibilità, da quelle pratiche a compatte a quelle pregiate, dipinte a mano o impreziosite da altri materiali pregiati.

La penna stilografica, per alcune persone, è ancora un simbolo di ufficialità e prestigio, nonché lo strumento ottimale per scrivere a mano, ma non è l’ultimo stadio evolutivo del design della penna.

La penna a sfera, la biro e la BIC

Oggi il pensiero della penna nella maggior parte di noi non evoca la stilografica, bensì la penna a sfera e, forse, proprio la BIC Cristal, cioè quella biro con il corpo trasparente e il cappuccio con un piccolo foro in cima, del colore dell’inchiostro. E non è un caso.

Marcel Bich, nel 1947, acquistò il brevetto della penna a sfera dal giornalista ungherese Bíró (di cui ancora utilizziamo il nome) per due milioni di dollari. Nel 1950 venne lanciata la BIC, che prende il nome da Bich, a cui è stata tolta la h per evitare giochi di parole indesiderati nella lingua inglese.

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Dopo più di settant’anni, il design è rimasto quasi invariato: tubo trasparente per verificare la quantità di inchiostro, capace di scrivere per tre chilometri, e punta media da un millimetro. Nel 1980 fu introdotto il foro nel tappo, pensato per garantire la respirazione in caso di ingerimento accidentale. Un design semplice, efficace ed economico: da quando esiste ne sono stati venduti 120 miliardi di esemplari.

Ma la smetteremo di scrivere con le penne? Usiamo ancora la penna tutti i giorni ed è uno dei simboli dell’apprendimento scolastico. Scriviamo a mano sempre di meno, ma comunque scriviamo, a volte in modi nuovi. Per esempio, la AG7 Fisher Space Pen è una penna a sfera pressurizzata che può essere usata nello spazio: inizialmente usata per le missioni Apollo, oggi è presente in tutti i voli spaziali.

Tornando sulla Terra, vari modelli di smartphone e tablet danno la possibilità di scrivere anche a mano, grazie all’uso di penne digitali. Nel 2015 è uscita la prima Apple Pencil che permette di simulare l’uso di una penna o di una matita e quindi di prendere facilmente appunti o disegnare direttamente sull’IPad; aziende come Moleskine hanno puntato a sistemi di integrazione tra digitale e appunti su carta.

Nonostante il predominio del digitale, la penna, tradizionale o digitale, continua a essere il nostro strumento per catturare pensieri e idee. Per 5000 anni, la penna è stata il simbolo della nostra capacità di comunicare e lasciare tracce, e nonostante l’evoluzione della tecnologia, il valore umano della scrittura a mano sembra ancora insostituibile.



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